Il gatto

:
15 Febbraio 2019

E’ da poco che abita qui. La sua porta è proprio di fronte alla mia.
Stesso pianerottolo, ci incontriamo qualche volta davanti all’ascensore.
Un saluto distratto e via.
Poi ieri sera è venuto a suonare alla mia porta.
“Buona sera, signora”, ha detto, quando gli ho aperto.
“Buona sera”, ho risposto.
“Sono venuto per chiederle un favore”
“Se posso, volentieri”.
“Debbo assentarmi per lavoro per qualche giorno…”
“Vuole che le annaffi le piante?”, ho risposto.
“Non ne possiedo. Però ho un gatto…”
“Adoro i gatti”.
“Bene, mi chiedevo se potesse dare da mangiare al mio mentre sono fuori…”
“Volentieri” ho risposto.
Subito ci siamo spostati nel suo appartamento. Mi ha portato in cucina e mi ha fatto vedere la credenza in cui tiene le scatolette di cibo e le buste dei croccantini.
Del gatto, mentre ero lì, nessuna traccia.
Intuendo la mia curiosità, ha detto : “E’ molto timido, si sarà nascosto sotto il letto. Ma vedrà, non appena sentirà che qualcuno versa del cibo nella sua ciotola, salterà fuori immediatamente”
“Come si chiama?”
“Micio”
“Che fantasia…” ho pensato. Poi ho chiesto: “E la lettiera?”
“C’è una signora che mi aiuta per le pulizie che verrà a pulirla e a cambiare la sabbia ogni due giorni”
“Benissimo”.
“Le lascio le chiavi, allora?”
“Ok, non c’è problema”.

Oggi pomeriggio, mentre tornavo a casa dal lavoro, pensavo a Micio. E anche un po’ al suo padrone. Che non è male. Oddio, non è il mio tipo, ma ne ho visti di peggio. Se solo si accorciasse barba e capelli, risulterebbe persino potabile…

Ho attraversato il pianerottolo e sono entrata nella casa del vicino.
Mentre aprivo la porta, ho visto Micio che scappava.
Mi sono diretta verso la cucina. Ho aperto la credenza e tirato fuori un po’ di croccantini. Li ho versati nella ciotola di metallo, cercando di fare il massimo rumore possibile. Niente.
“Micio ha più paura che fame”, ho pensato.
A quel punto mi sono spostata in salotto e mi sono seduta sul divano.
“Prima o poi verrà fuori”, pensavo.
Dopo un po’ ho sentito un tramestio in cucina. “Sta mangiando”, mi sono detta, ” resto qui un altro po’, vediamo se poi si lascia avvicinare”.
Nel frattempo mi sono messa a guardare alcune foto che stavano disposte nel tavolino posto a fianco del divano, dentro alcune piccole cornici d’argento.
Tutte foto del mio vicino e dei suoi famigliari, presumibilmente.
In una appare, piccolissimo, in braccio ad una signora dai capelli biondi, in un’altra è già più grande, indossa una specie di completo tirolese e sta a fianco di un signore con i capelli e la barba lunga (“ecco da chi ha preso”, penso subito, “anche il padre girava alla larga dai barbieri”).
Poi c’è un paio di foto in cui il vicino, ormai sui venti, venticinque anni, appare in mezzo ad alcuni amici. In una di queste, scattata in spiaggia, è a torso nudo (“avevi un fisicaccio” penso) e ha un’aria allegra e scanzonata (“ben diversa dal grigiore che ti porti addosso ora”).
Sto per alzarmi e tornare a casa, quando Micio si fa vivo.
Mi fissa con uno sguardo vagamente allucinato.
Io lo guardo e gli dico: “Adesso vado via. Ma domani cominceremo a fare amicizia”.
“Sono fatta così anch’io”, penso quando rientro nel mio appartamento, “mi piace sempre procedere per gradi…”

TAG: gatto
CAT: Letteratura

Un commento

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  1. giovanni-gualtiero 5 anni fa

    bellissimo racconto

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