La morte del giocattolo

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20 Settembre 2021

I corridoi della nuova sede sono lunghissimi, interminabili.
E lunga è anche la faccia di Amedeo.
Appena mi vede comincia a scuotere la testa, come fa tutte le volte in cui sta per dirmi che non ne può più.
Non ho dubbi sui motivi del suo disagio.
“Scommetto che esci dalla stanza del Capo”, dico.
“Mica ci vuole un genio per capirlo!”, sospira.
“Com’è andata?”
“Solita seduta lunga…”
“Molto autoreferenziale come al solito?”, lo incalzo io, usando un termine che Amedeo usa spesso per definire chi, a suo avviso,  si prende troppo sul serio
Sospira ancora: “Piu’ del solito direi, e in più oggi decisamente autobiografico: sono stato lì tutto il pomeriggio, mi ha persino raccontato con dovizia di particolari il suo sessantotto!”
Non riesco a trattenere una risata: “Ma se aveva 12 anni !!!”
“Si, ma, pensa te, mi ha detto che sentiva il vento nuovo nell’aria…”
“Ti ha dato molte cose da fare?”
“No, mi ha solo fatto perdere un sacco di tempo…”
Decido di affondare il coltello nella piaga: “Confessa, rimpiangi il capo che avevi prima…”
Amedeo si illumina: “Vero!”, dice subito.
Rido ancora: “Posso ricordarti che ne parlavi malissimo?”
Mi fissa negli occhi, poi scuote di nuovo la testa. “Non capisci niente”, mi dice.
“Scusa, è vero o no che ti lamentavi anche di lui?”
“Vero, ma dal punto di vista professionale lo stimavo tantissimo.”
“Perchè ti lamentavi allora?”
“Perchè mi caricava di lavoro come un mulo!”
“E non era un problema?”
“Pensavo che lo fosse. Poi arriva questo e scopro che sono passato da un capo che in 5 minuti mi dava lavoro per 5 giorni ad un capo che mi fa stare davanti a lui per 5 ore per poi darmi lavoro per 5 minuti”.
“Insomma prima eri oberato di lavoro, adesso no!! Non è meglio?”
“Per niente. Quando ho iniziato a lavorare, ho capito subito che esistono due categorie di persone: quelle che odiano i problemi e vogliono risolverli più in fretta che possono e quelli che con i problemi vogliono continuare a baloccarsi il più a lungo possibile. Ecco, io faccio parte della prima categoria!”
“Ci sono però problemi complessi che vale la pena di analizzare a lungo, documentandosi il più possibile sui pro e i contro…”, ribatto.
“Non dico di no, ma ti rivelerò una cosa: il perfezionista che spacca il capello in quattro prima di decidere cosa fare, si comporta così anche se deve andare al ristorante o a bere un caffè: ritarda all’infinito la decisione”.
“E perchè lo fa secondo te?”
“Perchè per lui la soluzione del problema è come la morte di un giocattolo, un evento da rimandare il più a lungo possibile!”
Ci salutiamo subito dopo.
Mentre mi avvio al parcheggio, rifletto sulle parole di Amedeo. E su quello che mi dice sempre di lui mia moglie, che lo ha conosciuto prima di me, quando entrambi frequentavano il liceo: “E’ uno un po’ schizzato, ma mica ragiona male!”

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CAT: Letteratura

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