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Letteratura

La parola

di Biagio Riccio
27 Ottobre 2018

La parola ha la forza di evitare le guerre.
Se bisogna litigare è inutile parlare, proferir parola, perché è persuasione, convincimento, provoca maieuticamente l’ascolto.
La parola è legame, forza irresistibile per attrarre l’attenzione dell’altro.
Non sono, come stupidamente si dice, più dure delle pietre, perché non possono e non devono essere strumento per distruggere la tela, l’ordito della ragione.
La parola infatti è la spoletta del telaio per ricamare una poesia e per interporre un ragionamento, per scoprire e gridare al vento un’invenzione, per narrare un racconto alla sera al tuo bimbo e cantare una canzone alla tua amata o per convincere dell’innocenza di una colpa già scritta ed inesorabilmente data.

La parola accarezza il cuore dell’altra, è la Cura per lei, compone il dialogo della vita.
Si, perché se parlassimo invece di gridare, avremmo più pazienza, comprenderemmo che c’è sempre una via d’uscita, un sentiero ritrovato, un corridoio di pace, una mediazione possibile.
La parola declina e porta al perdono, giunge con essa la rinascita, come un fiore rinsecchito che emana un profumo rinnovato.
La parola, se accompagnata da giuste rivendicazioni, è gridata per scacciare le ingiustizie e rendere migliore il mondo, quando si propugnano nuove idee.
La parola scrive i libri e fa le rivoluzioni, riempie le piazze e canta nei concerti tra i giovani che vogliono cambiare il mondo. È il sorriso di Dio che dà agli uomini la ragione, declinata con il verbo sapiente, unica ed irreversibile nel creato, affinché lo possiamo abbracciare, descriverlo nella sua profonda intensità e goderne delle sue nutrite e preziose cose.
La parola contrassegna l’onore, la fedeltà di una imperitura amicizia: una promessa data è sempre da mantenere. Non a caso si dice, come un dono che si offre dallo spirito, “ti do la mia parola d’onore”.
La parola ti fa piangere quando è sussurrata nella notte: se ti deve portare una cattiva notizia o costringere a lasciare un amore oramai lontano dal tuo cuore, puoi addolcirla sempre, almeno il ricordo del suo scandire ti terrà compagnia.
La parola è attrazione, significato inestinguibile di una personalità forte e vincente: chi le sa usare, come un musicista che conosce tutti i registri e melodie del suo strumento, lascia il segno.
Non è possibile immaginare un mondo senza parole, senza narrazione della Storia, senza la memoria del tempo; è infatti la parola che rende possibile una seconda creazione dopo quella di Dio, perché con essa si spiega il mondo e si conferisce un nome alle cose ed alla vita che scorre.
La parola per chi ne adopera molte, perché conosce la sinonimia, la ricercatezza lessicale, i lemmi e, quando scrive, la sintassi è educazione, stile provetto; rende unica quella lingua dal magico suono, adduce l’arte del dire ed inventa l’eloquenza.
La parola non sopporta le grida, non le accompagna: saremmo come le bestie, che forse sono meno violente.
Ha scritto Vecchioni: “La parola è un faro senza isole che spande luce in giro. 
E le sento, le voglio, sono mie, acqua tra le mie dita, gocce a lavare il viso, meraviglia a me stesso di sentirle di seta o di lino o di grasso cotone, raspanti e lievi all’incontro che modella al suono e al canto degli accenti, per dire ora riso ora pianto.
Vivo con loro, me le porto sotto le coperte e ci gioco come alla carezza di donna ritrovata e pianta, perché tu non puoi lasciarmi, parola, perché ogni parola è una vita che mi cambia”.
La parola è costruzione di civiltà, perché colora il pensiero e lo fa sentire al mondo, dandone voce, dice Lamberto Maffei
La parola è amore per la vita, perché fa parlare la ragione ed il cuore.
( La foto è una gentile concessione di Antonietta Di Lorenzo).

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