La ricognizione del dolore: Aldo Busi

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20 Luglio 2019

“ «Adesso balli, neh, e canti mambo italiano» e, senza che lui abbia il tempo di rendersi conto di quanto accade, gli infila la sua vestaglia bisunta, gli riempie il torace di stracci e lo mette a ballare sul tavolo […] Barbino non capisce perché tutti ridano così sguaiatamente, prende a dimenarsi e a cantare la canzone del mambo, ma dentro sente qualcosa franare, un sottoscala che portato alla costrizione della luce frana.” 

Ecco l’amputazione di un’identità, il gioco di un bambino di cinque anni trasformato in spettacolo da un pubblico che cerca qualcosa che riscatti vite finite, comunque.

Quel bambino è Aldo Busi cioè Barbino, protagonista del suo primo indispensabile romanzo Seminario sulla gioventù del 1984, e quel “sottoscala che portato alla costrizione della luce frana”, è la fine precoce di un’infanzia ed è la crepa da cui emerge tutta la sua opera.

Nella sua meravigliosa recensione del libro di Busi El Especialista de Barcelona Nicola Lagioia pone idealmente all’autore di Montichiari questa domanda: come è possibile amare così tanto la propria delusione?  

Forse la risposta è che la si ama così tanto perché non c’è stato altro, perché il nucleo formativo della persona è stato minato, perché, sebbene il vissuto esperienziale continui la sua registrazione, questi si incepperà fatalmente ed inevitabilmente davanti al dolore, incomprensibile per un bambino, dell’umiliazione per essere qualcosa o qualcuno di cui cominciare ad avere sospetto.

E qui si spalanca un baratro che separa a lungo e talvolta, per sempre, da sé.

Dunque che fare?

Aldo Busi ha deciso di spalancare la sua scatola nera: il silenzio imposto dal trauma è diventato un urlo e la paura che si sapesse è diventata paura che non si sapesse.

Così eccolo questo inarrestabile processo di invenzione trasformare la sua vita in un manifesto di scrittura che è insieme una vendetta e una giostra. Ecco l’autore fabbricare protesi di inchiostro in grado di farlo vivere in un mondo che lo aveva già cancellato e in questa anti-realtà dare asilo ai tanti piccoli e grandi reietti che ci sono e che siamo.

 

TAG: aldo busi, nicola lagioia
CAT: Letteratura

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