L’umiltà del male: l’uomo rifiuta la libertà

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1 Marzo 2021

È morto un grande sociologo, Franco Cassano, che ricordiamo per un suo libro che è un cammeo, prezioso per il messaggio che ci offre:” l’umiltà del male”. Il male è umile rispetto al bene. Conosce la perdizione, la fragilità, la caduta eterna dell’uomo. Sulla leggenda del “Grande Inquisitore” di Fëdor Dostoevskij, Cassano ci fa comprendere perché il male vince sul bene.

La leggenda del Grande Inquisitore, nel seno  dell’opera “I Fratelli Karamazov” di Dostoevskij, ci illustra come gli uomini siano fragili ed hanno bisogno di una protezione dal potere. Infatti, sono incapaci di scegliere, di essere liberi.
Sono alla deriva contro il male del mondo e non sanno governarlo.

Quando il Grande Inquisitore vede Gesù che è ritornato tra gli uomini, lo imprigiona, lo vuole portare al rogo, poiché gli imputa, nonostante il suo sacrificio sulla croce, di non aver salvato gli uomini, avvinti dal male, costitutivamente fragili.

L’uomo è pieno di debolezze, incapace di vivere con la libertà. È stato lasciato solo da Dio e la natura maligna lo potrà distruggere ed annientare. Dio pensa di aver reso l’uomo potente offrendogli la libertà di decidere, di rifiutare. Ma non è così: solo pochi eletti sono veramente liberi. La maggior parte non intende assumersi le responsabilità del vivere.
Dalla libertà, sostiene l’Inquisitore, l’uomo ricava solo incertezza, angoscia e smarrimento, oltre affrontare tutti gli altri mali della natura.

Egli non ha la tempra per  combatterla, cerca beni diversi, vuole sicurezza, certezze a cui appoggiarsi; vuole «il miracolo, il mistero e l’autorità», vale a dire quei beni che Cristo ha rifiutato nel deserto quando ha respinto le tentazioni del Diavolo. Vuole il pane terreno e non quello celeste, «va in cerca non tanto di Dio, quanto dei miracoli». Gli  uomini non potranno mai essere liberi, perché sono deboli, pieni di vizi, inconsistenti e sediziosi, innumerevoli come la sabbia del mare.

Anch’essi amano Cristo, ma egli sembra essere attento soprattutto a coloro che più si avvicinano alla sua perfezione, trascurando tutti gli altri.
La maggioranza degli uomini vuole essere liberata dalla sua libertà, vuole essere rassicurata, sottomessa alla forza dirompente del miracolo, del mistero e dell’autorità. Non è fatta per le grandi imprese, la verità dell’uomo risiede soprattutto nella sua perenne ed insanabile immaturità.

Il Grande Inquisitore è capace di confrontarsi anche con le loro debolezze, con il loro bisogno di certezze e di sottomissione. Egli è attratto dal loro smarrimento, perché ha scoperto che sono vulnerabili alle lusinghe del potere. Molto più che di esempi irraggiungibili e alteri, essi hanno bisogno di protezioni, di sottomissioni e genuflessioni. La fragilità degli uomini si chiude nel rifiuto della responsabilità.

Cercano continuamente qualcuno che decida per loro, purché rimanga l’illusione di scegliere da sé.
L’essere umano aspira solo a scaricarne il peso su spalle altrui, per uscire dall’angoscia e trovare pace, felicità.

L’obiettivo è mantenere gli uomini in uno stato di perenne immaturità, come se fossero dei bambini. E i mezzi possono essere i più diversi: se nella Leggenda il Grande Inquisitore esalta il miracolo, il mistero e l’autorità, oggi offrirebbe anche e soprattutto i consumi, il piccolo divismo dei mediocri, il narcisismo amorale dei reality, la demagogia: fingere di accontentare l’uomo di tutti i suoi desideri.

La persona va soggiogata tramite miracolo e si fida della menzogna. Insomma, l’essere umano è tanto imperfetto da non saper diventare adulto. Perciò, deve essere costretto a rimanere un eterno bambino.
Dio – secondo il Grande Inquisitore – non ama le sue creature: se le amasse, non le avrebbe messe nella disperante situazione di essere libere senza esserne capaci.

Chi ama gli esseri umani, è necessario che scelga per tutti, liberandoli dall’angoscia e assumendosi la sofferenza che altrimenti graverebbe sulle loro spalle. Dostoevskij usa magistralmente le difficoltà della scelta come base della costruzione del Grande Inquisitore.

Chi governa è costretto a mentire, a mistificare, a soggiogare, a adulare, a usare la forza, ma tutto questo egli fa per la pace, per l’armonia, per la vivibilità dell’esistenza. E lo fa addirittura per rimediare a un errore di Dio.

Il Grande inquisitore perdona Gesù e, invece di mandarlo al rogo, gli dà un bacio e lo lascia andare via. Ma il male trionfa sul bene.

L’uomo è libero solo se è responsabile.
E, tra l’essere che cade e l’essere che affronta la vita, Cassano ci dice che “è necessario che il bene si giri verso l’imperfezione dell’uomo e smetta di guardarlo dall’alto, abbandoni l’inerzia che discende dalla sua presunzione”.

Bisogna resistere alla tentazione di sedersi dall’una o dall’altra parte, accettare di rimanere in piedi, anche se si sta scomodi e ci si può stancare.

TAG: Cultura, Fedor Dostoevskij, Franco Cassano, letteratura
CAT: Letteratura

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