Rule Britannia, il romanzo di Daphne Du Maurier che nel 1972 “vide” la Brexit

4 Gennaio 2022

Tra vecchie carte sparse nell’archivio di famiglia, ho trovato per caso la recensione del romanzo di Daphne du Maurier (1907-1989) Un bel mattino, titolo della versione italiana di Gioia Zannino Angiolillo (Rizzoli, 1973); Rule Britannia è il titolo originale (Victor Gollancz Ltd, 1972). La recensione di Carlo Villa è intitolata Una favola politica. Cosa accade se l’Inghilterra abbandona la Comunità Europea (il ritaglio non porta né data né titolo del periodico ma è databile al 1973). Ho rintracciato e letto il romanzo, che ho trovato coinvolgente per la molteplicità di contesti storici nei quali il lettore è sollecitato a calarsi e per la sua insospettata connessione con il presente. I contesti sono: quello politico immaginario del romanzo; quello reale dell’epoca della sua pubblicazione; infine l’odierno contesto reale nel quale l’immaginario della narrazione pare per certi versi essersi concretato.

In Rule Britannia D. du Maurier, prendendo spunto per l’ambientazione di fantasia del romanzo dal controverso rapporto tra Regno Unito e CEE, colloca gli eventi in un momento che segue l’immaginario distacco dell’UK dal Mercato comune, deciso da un governo retrocesso dall’originario favore e approvato da un voto referendario indetto da un governo di coalizione. La storia si dipana poi nel contesto di una immaginaria fusione dell’UK con gli USA, detta USUK, che evolverà ben presto verso la soggezione dell’UK al potente partner statunitense.

All’epoca della scrittura del romanzo l’Inghilterra aveva chiesto di entrare nel mercato comune europeo, la domanda di adesione alla CEE era stata originariamente presentata nel 1961, ma era stata osteggiata dal Presidente francese Charles de Gaulle, che aveva posto il veto nel 1963 e poi di nuovo nel 1967. Le trattative tuttavia continuarono e nel 1972 (momento della pubblicazione del romanzo) il governo conservatore stava agendo per ottenere l’ammissione della Gran Bretagna nella CEE. Infine il Regno unito ne divenne membro nel 1973, ad opera del governo retto dal conservatore Edward Heath e con l’appoggio di G. Pompidou, succeduto a De Gaulle. In seguito e sotto il governo di Harold Wilson, in carica dal febbraio 1974 e alla guida di un partito laburista diviso sulla adesione alla CEE, si tenne il referendum popolare indetto dallo stesso Wilson (giugno 1975); l’esito fu la conferma della permanenza nella CEE con solida maggioranza. Wilson si dimise tuttavia l’anno seguente per le difficoltà economiche incontrate in quel periodo. La partecipazione alla CEE (Unione europea dal 1993) ebbe corso sino a quando, nel 2013, David Cameron, primo ministro conservatore, indisse un referendum sulla permanenza nella UE. Come è noto l’esito del referendum, svoltosi il 23 giugno 2016, fu favorevole all’uscita dalla UE (Brexit).

Sono passati quasi cinquant’anni dalla prima pubblicazione del volume e l’immaginario romanzesco della Brexit è divenuto in certi aspetti realtà dopo il referendum del 2016. Viene dunque spontaneo chiedersi se D. du Maurier abbia predetto la Brexit (come tra gli altri ha fatto Rachael Thorn in Did Daphne Du Maurier predict Brexit? su BBC News, 17 agosto 2016).

D. du Maurier in Rule Britannia fantastica sulle alleanze internazionali del Regno Unito dopo l’uscita dal Mercato comune: nasce così l’USUK (fusione tra UK e USA) e anche l’ESPDA, collegata ad USUK, un’alleanza difensiva tra i popoli di lingua inglese con basi nucleari sulle due sponde dell’Atlantico, nel Pacifico e nell’Oceano Indiano e con un sistema di difesa basato sui sottomarini atomici.

L’ESPDA presenta sensibili analogie con l’odierna AUKUS e l’USUK trova corrispondenza in una rafforzata alleanza USA e UK.
Gli eventi del romanzo si svolgono in una congiuntura di grave disoccupazione con prezzi in continua crescita, incertezza finanziaria, diffuso risentimento contro le élites di Westminster; politici, governanti e finanzieri eminenti sono a favore dell’USUK, mentre l’ostilità a questa alleanza trova terreno in una popolazione diffidente:

Uomini, donne, ragazzi, ragazze che davano gomitate per trovare un posto, che si affannavano per ottenere uno di quei pochi lavori che valesse la pena di avere, e da quando il governo aveva fatto marcia indietro ed era uscito dall’Europa – il motivo ufficiale era stato la mancanza di accordo tra i Dieci, e un referendum nazionale aveva dato un’enorme maggioranza al governo del momento – le cose sembravano andare di male in peggio.

La du Maurier (ascendenti francesi e studi in Inghilterra e Francia) delinea con realismo i suoi personaggi e i loro rapporti sociali, ambientati nella immaginaria località di Poldrea in Cornovaglia; gli eventi si concatenano fatalmente e rovinosamente, dando luogo a fatti cruenti non più governabili. Si assisterà così ad una vera e propria occupazione del suolo inglese da parte di forze militari degli USA in nome dell’USUK, pur originariamente configurato come la fusione dei due stati.

Vive in quella località la strana famiglia composta dall’anticonformista ottantenne attrice di teatro Mad, con i suoi sei figli adottivi (ragazzi abbandonati tra i tre e i 19 anni, da lei raccolti), Emma, nipote abiatica ventenne di Mad con lei dopo la morte della madre; attorno a loro la piccola comunità di agricoltori e commercianti, il dottore e altri personaggi che si confrontano e scontrano con gli stranieri occupanti. Sullo sfondo è Londra, la capitale, lontana in tutti i sensi; là il potere prende decisioni di grande portata storica e da là provengono scarse e poco attendibili notizie.

Attraverso la sensibilità e i pensieri di Emma si dipana il racconto. Un bel mattino, come recita il titolo italiano del libro, una nave da guerra si trova ormeggiata in quella baia della Cornovaglia, le comunicazioni televisive, radiofoniche sono interrotte e la posta non funziona più. La bizzarra Mad, descritta con un abbigliamento tra Robin Hood e Mao Tse Tung, capisce ben presto che non si tratta di un’esercitazione navale e come un guerriero “dopo lunga inattività alza la testa e sente odor di battaglia”; Emma pensa invece trattarsi delle riprese di un film, ma accade lo strano evento dell’uccisione immotivata di un cane da parte di un soldato americano, presagio di altri più gravi sconvolgimenti della vita locale.

Sullo schermo del televisore compare l’immagine, mai trasmessa prima, delle due bandiere inglese e americana, unite alla base; l’annunciatore molto lontano dalla usuale giovialità, comunica lo stato di emergenza nel paese ma rassicura:

Gli aerei […] non hanno propositi ostili verso di noi. La sesta flotta americana si trova sulla Manica. Le truppe che forse avete osservato nelle città e nei porti appartengono alle forze congiunte degli Stati Uniti e si trovano qui, nel Regno Unito, con il nostro completo assenso e collaborazione.

Il primo ministro chiarirà che l’adesione alla CEE è stata fallimentare e che l’USUK, la grande associazione tra USA e UK, “non ha niente da temere da nessuno”, e verrà accolta “come uno dei maggiori progressi della nostra lunga e gloriosa storia”.

Amici, abbiamo attraversato tempi difficili.  L’insuccesso della nostra associazione con la comunità europea e il nostro ritiro da essa, ritiro che non è dovuto ad alcun insuccesso da parte nostra, hanno recato grandi difficoltà economiche, come io temevo e come vi avevo predetto, mettendo in pericolo la nostra autonomia politica e la nostra supremazia militare.

Il percorso successivo sarà tutt’altro che di progresso, il potente partner si rivelerà ostile e la vita cambierà nell’angolo di Cornovaglia con blocchi stradali, divieti di circolazione, controlli di documenti, requisizioni facendo così nascere tensioni, sospetti e divisioni nella piccola comunità, che non sarà più la stessa. La vita prenderà il doppio binario della normalità quotidiana con le sue necessità, riti, abitudini da un lato e della eccezionalità degli eventi e dei comportamenti dall’altro.

D. du Maurier raffigura con sagace ironia i mutamenti culturali conseguenza dell’USUK: la nuova educazione scolastica prevede per tutti cravatte dell’USUK, “un sacco di marcia e canto con i nuovi canti” compreso l’inno americano; lo studio della storia americana; l’insegnamento religioso (“quattro chiacchiere su Gesù” racconta il giovanissimo Colin); infine “una cosa che si chiama Riflessione. Dovevamo stare fermi per circa dieci minuti, poi ognuno a turno doveva alzarsi e dire quello che aveva pensato.” La televisione trasmette vecchi film inglesi o americani, per creare armonia culturale.

L’interrogativo basilare lo pone, come nei giochi di ragazzi, il piccolo Colin a Mad “i soldati americani sono buoni o cattivi?”
Nel progetto politico dell’USUK vi sono la istituzione del ministero del tempo libero e la destinazione della costa occidentale dal Galles del Nord alla Cornovaglia a una grande zona destinata allo svago.
Mad critica persino l’estetica dell’acronimo “un nome così ridicolo, USUK, da renderci lo zimbello di tutto il mondo, ma è vero che sono anni che lo siamo” e, spinta dall’arroganza e rozzezza degli occupanti, è decisa a conservare la libertà sua e del suo gruppo appoggiando azioni di disturbo e di resistenza, anche audaci e provocatorie, per contrastare l’occupazione:

le truppe degli Stati Uniti erano dappertutto, di guardia presso le centrali elettriche, i centralini telefonici, gli studi televisivi, insieme alle forze armate del Regno Unito e alla polizia, per l’eventualità, così era detto, che si verificassero disordini provocati da quei misteriosi elementi sovversivi di cui tutti continuavano a parlare.

In questo quadro si confrontano due diversi giudizi sulla situazione, quello del giornale locale letto da Emma: “finalmente possiamo rialzare la testa… non più una piccola isola in mezzo al mare, ma una parte della grande unione di popoli di lingua inglese”, e quella di Mad, che ne coglie l’arbitrarietà, in dialogo con un militare.

l’esercitazione in cui siete impegnati è stata programmata dal nostro governo e dal vostro, con l’appoggio dei settori della finanza negli Stati Uniti e nel Regno Unito, da molti, molti mesi, e che non è né più né meno che il più grosso tentativo di sopraffazione che il mondo abbia mai visto.

Emma nel giornale legge l’annuncio propagandista di “libertà di movimento tra i vari paesi, nazionalità comune, lavoro per tutti, opportunità aperte ai giovani, cultura comune” e pone attenzione al fatto che “pareva che Australia, Nuova Zelanda e Sudafrica dovessero anche aver degli interessi nell’USUK”, “il giornale non diceva esattamente di che si trattava ma c’era un’allusione alquanto sinistra al deterrente nucleare”. Il tema delle ragioni difensive dell’unione tra i due stati è introdotto dal tenente Sherman, uno dei militari occupanti; egli individua la ragione principale del cambio di indirizzo di politica estera dell’UK nella necessità difensiva “Avete avuto dei timori strategici, o meglio li ha avuti il vostro governo. A quanto capisco l’USUK è la vostra unica speranza. Noi potremmo cavarcela da soli, voi no”.

I due stati formano negli intenti fondativi un unico stato, l’USUK, ma questo è retto però dal presidente americano che offre alla Casa Bianca cena e ricevimento in onore della regina; il principe Filippo riceverà il “benvenuto di una tribù di pellerossa insieme ai quali, e questo era alquanto sorprendente, stava all’improvviso per attendarsi”, scrive la du Maurier, il cui marito il generale Frederick Browning svolse l’incarico di Tesoriere del Duca di Edimburgo.

Altri elementi entrano a comporre il disegno della strana alleanza: un accordo monetario tra l’USUK e i suoi alleati e infine un accordo che viene così definito:

Una nuova alleanza a scopi difensivi tra i popoli di lingua inglese, alleanza che andava sotto il nome di ESPDA, avrebbe assolto la funzione già tentata dalla NATO, ma in un contesto molto più largo, con basi nucleari sulle due sponde dell’Atlantico da nord a sud, e così pure nel Pacifico e nell’Oceano Indiano. Il vero metodo di difesa e di attacco, nel caso fosse scoppiato un conflitto tra l’ESPDA e potenze straniere […] sarebbe stato basato sui sottomarini atomici, capaci di trasportare missili a grandissima portata.

Questo è dunque il quadro politico internazionale disegnato da D. du Maurier in Rule Britannia, un’alleanza militare tra i popoli di lingua inglese, di nome ESPDA, con basi nucleari sulle due sponde dell’Atlantico, nel Pacifico e nell’Oceano Indiano con un sistema di difesa basato sui sottomarini atomici, alla quale si contrappone la prospettiva dell’UK di diventare un luogo di villeggiatura di interesse culturale, di ricerca di memorie del passato:

Bisognava riconoscere che il suo periodo d’oro come grande nazione industriale era ormai finito, ma essa aveva davanti a sé un nuovo futuro come centro storico e culturale dei popoli di lingua inglese. Come alcuni anni prima la gente era andata in vacanza, a migliaia, sulla Costa Brava, in Spagna, in cerca del mare e del sole, adesso nuovi turisti sarebbero venuti a milioni per esplorare il paese che aveva dato i natali a Shakespeare, a Milton, a Lord Byron, a Laurence Olivier, a Nelson (l’ordine seguito pareva abbastanza strano), a Florence Nightingale e altri.

In questa descrizione l’ironia della scrittrice prende spazio. Il giudizio politico è affidato a Vic, esperto internazionale di economia figlio di Mad e padre di Emma, egli sostiene che l’industria in Inghilterra è finita e che non c’è futuro “totalmente morta sotto l’USUK”, così che gli americani verranno nell’UK “alla ricerca del passato”, “la cattedrale di Canterbury prenderà il posto di San Pietro”, “i texani verranno a branchi”. Vic ribadisce che la infelice congiuntura economica è stata causata dall’adesione dell’UK al Mercato comune europeo:

L’ingresso nell’Europa fu un fiasco, un disastro, i prezzi salirono quasi del cinquanta per cento, ve lo ricordate? Avemmo una tempesta politica, quasi la rivoluzione. E poi che è successo? Elezioni generali, con il popolo irrimediabilmente diviso, poi un referendum e finalmente il governo di coalizione, che abbiamo oggi, che si è aggrappato all’idea dell’USUK come un uomo che sta annegando si afferra a una pagliuzza. L’unica differenza è che la pagliuzza non è una pagliuzza ma una tavola maledettamente grande, mie carissime, che ci porterà tutti se non nell’Eldorado, almeno fuori della minaccia di annientamento. E conclude sostenendo la necessità delle scelte delle alleanze intraprese dal governo, “L’USUK insieme con i suoi alleati, Sudamerica, Africa, Australia, Canada, può infischiarsedi chiunque sia da un punto di vista strategico che economico. Avremo forze aeree e nucleari unite, e un’unica valuta”.

All’opinione trionfalista di fronte a questa nuova geopolitica si ascrive il commento del deputato della Cornovaglia “Da un punto di vista storico è un momento magnifico per le nostre due nazioni. Di nuovo unite, dopo quasi duecento anni”, sul versante opposto vi è l’atteggiamento critico e ribelle del dottor Bevil Summers, ove saggezza e orgoglio si mescolano:

Credo che improvvisamente milioni di persone capiranno che proprio non funziona […] e ci sarà la più grande sollevazione che il nostro paese abbia visto da… be’ non lo so, diciamo dall’epoca di Guglielmo il Conquistatore. Niente a che vedere con destra o sinistra, fascismo o anarchia, o qualsiasi altra cosiddetta ideologia; solo la pura genuina ostinazione britannica che rifiuta di farsi prendere a calci.

Il dottor Summers conclude: “Alleanza con altri paesi, bene. Dominazione da parte di uno in particolare mai”. Si delinea nel romanzo l’apprezzamento per la dimensione della piccola comunità che si regge sullo scambio dei prodotti agricoli, resa da uno dei figli adottivi di Mad, Joe, che dice a Emma.

Lo vedi, funziona la vita comunitaria. I nostri vicini ci aiutano e noi li aiutiamo. Non abbiamo bisogno di denaro, possiamo vivere facendone a meno. Se tutti facessero così, nel nostro paese, non ci sarebbe bisogno di commercio estero, non diventeremmo ricchi ma saremmo felici, saremmo liberi. Poveri ma liberi e felici, legati alla loro terra ma con un senso di responsabilità nel possesso; Emma tesse infatti l’elogio dei “mansueti né ricchi né famosi che hanno ereditato la terra non per sé ma per trasmetterla quasi avessero avuto un mandato di fiducia”.

Il romanzo è pieno di ragionamenti e pensieri politici attribuibili all’interesse della du Maurier per questi argomenti, basti pensare che vi è persino un cenno, espresso da Mad, al tema della terza forza politica da collocarsi tra i due blocchi dominanti e ostili tra loro di USA e URSS, tema dibattuto nel secondo dopoguerra: “Ti ricordi che cosa volevamo fare nell’Europa…costituire una terza forza? Bè l’idea ha fatto fiasco, alcuni hanno dato la colpa alla sinistra, altri alla destra. In ogni modo gli europei non erano d’accordo.” D. du Maurier ha la conoscenza di umori profondi del popolo e di fermenti sociali. Ancora Mad affronta il tema del nazionalismo per esprimere la sua contrarietà:

Non sono mai capace di decidere per quanto riguarda il nazionalismo, disse la nonna. Ha la tendenza a trasformarsi in fanatismo, e i fanatici fanno tanto chiasso a proposito del posto in cui sono nati. Io sono nata a Wimbledon, e anche se quand’ero giovane mi piaceva da matti andare ai tornei di tennis, non morirei per Wimbledon. In realtà non me ne importerebbe niente se la città, tutte le sue case e i suoi abitanti cessassero di esistere. Ma ormai è molto tempo che ho scelto per viverci questo angolo di questa penisola, e sarei disposta a morire per esso se pensassi che potrebbe servire.

“Dobbiamo esser liberi o morire, noi che parliamo la lingua che Shakespeare parlava” declama Mad, Emma prosegue recitando gli altri versi del medesimo sonetto alla libertà di Wordsworth. Si intravedono nelle dichiarazioni dei personaggi del romanzo le molteplici contraddizioni insite in tali ideologie ispiratrici: comunità locali autosufficienti o collegamenti commerciali, nazionalismo o solidarietà internazionale, orgoglio e responsabilità della grande nazione imperiale, tra i vincitori della seconda guerra mondiale, ma debolezza economica. Ulteriore incoerenza è che in questo caso dominanti e dominati parlano la stessa lingua. Sorprendente è quanta politica viva c’è in questo romanzo, definito distopico, ma che per certi versi appare invece anticipatore e profetico.

Nella realtà come nel romanzo vi è stato nell’UK un referendum sul remain o leave nella UE; si è svolto il 23 giugno 2016 (circa 45 anni dopo quello immaginario di Rule Britannia). In Cornovaglia il leave ha vinto con il 56,52 per cento, nel paese con il 51,9 per cento dei britannici appartenenti alle quattro nazioni che compongono il RU, Londra ha votato invece a favore del remain con il 59,9 per cento. Il referendum ha portato alla caduta del governo conservatore di David Cameron; i commenti politici intorno alla sua iniziativa referendaria hanno evidenziato come fosse stata motivata dall’intento di risolvere il conflitto all’interno del partito conservatore tra favorevoli e contrari alla permanenza nell’UE e di ottenere conferma del suo mandato politico a fronte dell’ascesa dell’UKIP di Nigel Farage.

Dopo il referendum del 2016, uno dei cui slogan era take back control cioè il ritorno del potere da Bruxelles a Westminster, si era manifestato favore per il piano di aggregazione delle English speaking countries.  In Cornovaglia, luogo ove è ambientata la vicenda romanzesca, si è svolto dall’11 al 13 giugno 2021 il summit del G7 (i sette paesi più industrializzati) a presidenza britannica esteso a Australia, Corea del Sud, India, Sud Africa, ONU e OMS. Durante questo vertice non è stata resa nota al pubblico la nuova alleanza politica difensiva cui la Gran Bretagna partecipa ora con Australia e USA, definita con l’acronimo AUKUS; i tre stati erano presenti in Cornovaglia e gli accordi erano probabilmente già in itinere, ma l’annuncio al pubblico avvenne solo qualche mese dopo, nel settembre. L’AUKUS, partenariato strategico-militare per la sicurezza nell’Indo-Pacifico, prevede una stretta collaborazione tra le parti in settori come la cybersicurezza, l’intelligenza artificiale e la condivisione di tecnologie di difese navali. Nell’ambito di questo accordo gli Stati Uniti e il Regno Unito forniranno all’Australia la tecnologia necessaria per costruire sottomarini a propulsione nucleare.

Nel sito White House, East Room, è riportato il colloquio (15/9/2021) tra il Presidente Biden e i due Primi ministri Morrison (Australia) e Johnson (RU), nel corso del quale Morrison definisce l’intesa tra le tre Nazioni come “next generation partnership” e “new enhanced trilateral security partnership”; afferma che l’Australia intende costruire i sottomarini ad Adelaide e continuerà a partecipare a tutti gli accordi di non proliferazione nucleare. Johnson dal canto suo afferma che il primo compito dell’alleanza è di aiutare l’Australia a possedere una flotta di “nuclear powered submarines” non armati con armi nucleari ed annuncia che da questi accordi sarebbero sorti centinaia di “highly skilled jobs across the United Kingdom, including in Scotland”. Biden infine sottolinea che lo scopo della “trilateral security cooperation” è assicurare pace e stabilità nell’Indo-Pacifico nel lungo termine.

Questa intesa ha punti di contatto con l’ESPDA di Rule Britannia definita “alleanza a scopi difensivi tra i popoli di lingua inglese” “con basi nucleari sulle due sponde dell’Atlantico da nord a sud, e così pure nel Pacifico e nell’Oceano Indiano”, il cui metodo di difesa e attacco “sarebbe stato basato sui sottomarini atomici, capaci di trasportare missili a grandissima portata”, immaginata da D. du Maurier come laterale all’USUK e sostitutiva della Nato.

Scopo non dichiarato dell’AUKUS, la “maggior alleanza strategico-militare dai tempi della Seconda guerra mondiale”, è il contenimento della potenza cinese, e questo non era un problema vivo ai tempi di Rule Britannia. AUKUS ha dato impulso all’Unione europea, alla Nato, e ai principali attori internazionali a riposizionarsi sullo scacchiere mondiale. Il quadro internazionale presenta dunque notevoli differenze rispetto al 1972 ma, per quanto riguarda i rapporti tra UK e la CEE, e tra UK e USA, D. du Maurier ha avuto intuizioni anticipatrici dell’adesione e poi rottura con l’UE, dello sviluppo delle possibili alleanze strategiche e militari successive alla rottura, del potenziamento dell’Anglosfera. D. du Maurier potrebbe avere ispirato gli attuali governanti partners di AUKUS e le loro strategie.

TAG: Brexit, Daphne du Murier, Rule Britannia
CAT: Letteratura

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