Un invito

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11 Maggio 2018

Giovanni

Io frequentavo giurisprudenza, Anna lettere. Le due facoltà non erano molto distanti l’una dall’altra, ma non mi era mai capitato di incrociarla o di notarla.
La trovavo assai distante dal mio tipo fisico ideale, ma era impossibile ignorarla.
Lei non te lo permetteva.
Anzi, proprio il fatto di sentirsi ignorata la stimolava ad affilare le armi della seduzione. In primo luogo gli occhi. Potevi non notare lei, ma, se per una frazione di secondo la fissavi negli occhi, restavi intrappolato dal suo sguardo e dalla particolarità dei suoi occhi.
Occhi carezzevoli, non riesco a trovare una parola più adatta. Era come se, attraverso gli occhi, Anna volesse comunicare tutto la sua disponibilità a prendersi cura in tutti i sensi di te, del tuo corpo e della tua anima.
L’ho conosciuta durante una cena a casa di un’amica. Ci si siamo trovati in piedi l’uno accanto all’altra davanti ad un buffet. Tornata alla sua poltrona con il piatto pieno vi si è seduta con una grazia che mi ha colpito: era come se si avvitasse su se stessa per accomodarsi meglio. Un gesto leggero, quasi impercettibile.

Abbiamo chiacchierato del più e del meno. Alla fine le ho chiesto il numero di telefono.
Ci ho messo un bel po’ a chiamarla, però.
Anzi, a dire il vero, il giorno dopo non ci pensavo più. Come ho detto non era il mio tipo e nonostante gli occhi e tutto il resto, mi ero rimesso a pensare a un’altra, una ragazza che corteggiavo pazientemente da tempo. Che però di me non ne voleva  proprio sapere.
Così un bel giorno ho deciso di chiamare Anna. Non avevo preso nota del suo numero di telefono, perché era un numero facilissimo da ricordare: 81000.
Forse, se avesse avuto un numero più complicato, lo avrei annotato, magari in un tovagliolo di carta, visto il posto in cui ci trovavamo, e sicuramente lo avrei perso.
La mia storia con Anna, è difficile pensarlo e dirlo (ma è assolutamente vero) non sarebbe mai incominciata senza quel suo numero di telefono facile da ricordare.
Insomma, per farla breve, quel giorno, quasi con distrazione e pensando ad altro, ho fatto quel numero magico, che poi avrei fatto centinaia di volte: 81000.
Al terzo squillo stavo già per mettere giù la cornetta. Mi ero messo a  pensare: vuoi vedere che mi dice di no anche questa, insomma ero nella peggiore disposizione d’animo possibile…
Anna però ha risposto.
Le ho detto: “Pronto?” e stavo per aggiungere il mio nome, quando lei mi ha interrotto, dicendo: “Ah sei tu? C’hai messo un bel po’ di tempo a chiamare !”
Sono rimasto interdetto.

Anna

A me è piaciuto subito, ma per lui è stato tutt’altro che un colpo di fulmine. Mi ha chiesto il numero di telefono la sera stessa in cui ci siamo conosciuti,  ma poi ci ha messo una settimana a chiamarmi.
E nemmeno sembrava convinto.
Il suo atteggiamento era del tipo: so bene che non hai nessuna intenzione di uscire con me, nemmeno io  trovo che sia un’idea straordinaria, comunque te lo chiedo, tu dimmi si o no, basta che ti sbrighi e non la facciamo tanto lunga.

Il fatto è che sin dall’inizio avevo percepito di non essere il suo tipo. La stessa cosa, tra l’altro, vale per me. A me piacciono gli uomini alti e robusti e lui era tutt’altro che un fusto. Spalle cascanti , torace incassato, si muoveva certe volte un po’ a scatti, come Groucho Marx. Insomma un ragazzo forse interessante, ma non attraente.
Quello che m’intrigava in lui era soprattutto il fatto che sembrava non interessarsi a me. Il fatto stesso di chiamarmi a distanza di una settimana lo dimostrava in maniera lampante.
Poi  la voce.
Quando finalmente mi ha chiamato, l’ho subito riconosciuta. Aveva un gradevole timbro baritonale e una cadenza tra lo strascicato e il cantilenante. Metteva ironia in ogni cosa che diceva.
Non mi ha detto: “Vuoi uscire con me?”, troppo banale per lui.
Mi ha detto : “Al cinema Ducale danno un film che molto probabilmente hai perso quando era in prima visione. Ho pensato che potevo aiutarti a colmare questa lacuna”.
Ha aggiunto anche il titolo del film. “L’ho gia visto”, gli ho risposto subito .
L’ho sentito  esitante e, percependo  che stava per desistere, ho aggiunto:  “Di lacune però ne ho molte altre. A che ora passi a prendermi?”
Altra esitazione dall’altro capo del filo. “Veramente non ho la macchina oggi, l’ha presa mio fratello”.
Ricordo di aver pensato subito: “Proprio a me doveva capitare ‘sto sfigato?”
Poi però gli ho risposto : “Che problema c’è? Cambio la formulazione della domanda: a che ora passo a prenderti?”
Al cinema, però, non appena spente le luci, mi ha sorpreso con la sua intraprendenza.
Tipico di Gianni. Ci mette un sacco di tempo a decidere se deve fare una cosa, poi, all’improvviso quella cosa diventa urgente.
Così, dopo una settimana passata ad ignorarmi e un invito fatto di malavoglia per pura mancanza di alternative, non mi aveva dato nemmeno il tempo di aprire il sacchetto dei popcorn, che già mi abbracciava e baciava.
Ero sbalordita, ma anche sollevata. Prima di entrare al cinema avevo pensato: che tipo moscio e prevedibile, che giornata persa, era meglio che me ne stavo a casa.
Invece era bastato che entrassimo nella sala buia di un cinema perché si accendessero i fuochi d’artificio.
Mi chiedo ancora cosa lo avesse scatenato in quel modo.
Forse il fatto che, entrando in sala c’era buio pesto e che, per non perdere contatto con lui, l’avevo preso per mano. Quel contatto forse gli aveva dato coraggio, spingendolo a fare quello, che, come poi mi ha detto più volte, mai aveva fatto prima.
Il fatto è che quelle avances mi avevano intrigato e colpito proprio nella misura in cui mi avevano sorpreso, proprio per il loro essere imprevisto epilogo di una condotta quasi scostante e rinunciataria in tutte le sue espressioni.
Uscendo dal cinema gli ho fatto  una domanda infantile che allora avevo l’abitudine di fare sempre ai ragazzi con i quali uscivo.
Gli ho chiesto che voto mi dava.
“8” – mi ha risposto senza esitare – “e tu che voto mi dai ?”-
“Io ti do 6” – gli ho risposto- in  primo luogo  perché ci hai messo una settimana a farti vivo, poi perché sei convinto di aver trovato in me una ragazza facile”.

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CAT: Letteratura

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