Dire la tenerezza

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20 Giugno 2022

In questo decimo libro pubblicato con Einaudi, Eugenio Borgna esplora uno dei sentimenti umani tra i meno considerati nel mondo contemporaneo, forse addirittura irriso per la fragile, delicata e disponibile attenzione attraverso cui si rapporta con l’alterità: la tenerezza. Il Professor Borgna (Borgomanero 1930), esponente di punta della psichiatria fenomenologica, è stato Primario emerito di psichiatria dell’ospedale Maggiore di Novara e libero docente in Clinica delle malattie nervose e mentali presso l’Università di Milano. Ha firmato decine di pubblicazioni scientifiche e numerosi volumi divulgativi, indagando l’arcipelago delle emozioni (titolo di un suo successo librario del 2001) che investono l’essere umano, sia come patologia clinica (schizofrenia, depressione, malinconia, autismo, anoressia) sia come sentimenti che riguardano più generalmente la persona nella sua individualità e nel relazionarsi con l’esterno: ansia, solitudine, nostalgia, disperazione, senso di colpa, turbamento, sfiducia.

La sua scrittura si ricollega sempre non solo con l’esperienza medica vissuta in decenni di pratica ospedaliera, ma anche con le suggestioni derivate dalle molte, partecipi letture di autori amati e studiati per tutta la vita: Pascal, Schopenhauer, Kierkegaard, Nietzsche, Simone Weil tra i filosofi; Sant’Agostino, i mistici, Santa Teresa di Calcutta tra i religiosi; Leopardi, Emily Dickinson, Rilke, Celan, Mann, Cristina Campo, Antonia Pozzi tra gli scrittori e i poeti. Senza trascurare il cinema e la musica classica.

In questo saggio proposto nella collana einaudiana Le vele, Borgna rileva quanto la tenerezza, sorella della gentilezza, sia necessaria alla cura del corpo e dell’anima altrui, “nell’attenzione e nell’ascolto, nel silenzio e nella solidarietà”. In particolare allo psichiatra, più ancora che ad altri specialisti, è richiesto di avvicinarsi a chi soffre con empatia e generosa disponibilità. Criticando le cure ospedaliere e universitarie asservite oggi al mito esasperato dell’oggettività e del rimedio farmacologico, l’autore sottolinea l’importanza fondamentale dell’avvicinamento soggettivo e interiore al paziente, da mettere in atto con l’uso di parole che sappiano aprirsi alla comprensione e alla rispondenza affettiva: “Non c’è comunicazione autentica se non quando si evitano parole indistinte e banali, ambigue e indifferenti, glaciali e astratte, crudeli e anonime”.

Alle parole adeguate si deve accompagnare poi il linguaggio del corpo, dei gesti, degli sguardi. Borgna rivaluta l’importanza del sorriso, delle lacrime, delle carezze: segnali fisici che indicano grazia e vicinanza, comunione e umana simpatia, capaci di produrre vaste risonanze emozionali, sebbene spesso vengano interpretati come indice di debolezza e affettazione. La tenerezza si può e si deve imparare, ad essa ci si deve educare, non esclusivamente quando si esercitino professioni di servizio sociale, ma nei rapporti quotidiani di amore, amicizia, confronto che hanno il diritto di essere preservati dall’indifferenza e dalla noncuranza: altrimenti si smarriscono, svaniscono nella distrazione e nella superficialità. Parole educate e gentili, quindi, evitando aggressività e prepotenza; senso del pudore nell’approssimarsi alle emozioni altrui, soprattutto nell’età fragile dell’adolescenza; gesti misurati e non invasivi, lontani tuttavia dalla freddezza dell’impassibilità.

Ci sono stati psichiatri che hanno saputo trattare il disagio mentale con rispetto e dedizione, restituendo ai malati il senso della dignità e della libertà: Basaglia, Tobino, Callieri, Selz… Da loro Borgna ha tratto insegnamenti culturali e umani. Altrettanto riconosce di avere imparato da scrittori e poeti, le cui testimonianze letterarie vengono riportate con ammirazione e gratitudine, e con l’intenzione di celebrare “Il mistero della poesia che, quando è grande, ci fa conoscere l’indicibile nella vita, e le scintille di luce nelle notti oscure dell’anima”. Maestri di tenerezza sono stati Leopardi, Pascoli, i crepuscolari, Etty Hillesum, Antonia Pozzi. Leggendoli e rileggendoli, possiamo aprirci agli orizzonti della trascendenza e uscire dai confini asfittici del nostro io: “Nella tenerezza si incrinano le barriere che separano le une dalle altre le persone, e si rinnovano gli slanci del cuore, che sanno creare relazioni fondate sulla reciprocità”.

Ricordando l’amichevole frequentazione telefonica ed epistolare che anni fa ci aveva avvicinati, mi permetto di segnalare al Professor Borgna un distico di Sandro Penna, non citato nel suo libro, che potrebbe forse rappresentarne una degna e penetrante epigrafe: “La tenerezza tenerezza è detta / se tenerezza cose nuove dètta”.

 

EUGENIO BORGNA, TENEREZZA – EINAUDI, TORINO 2022, p. 112

 

TAG:
CAT: Letteratura, Medicina

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