Bambini e coronavirus: una storia per essere protagonisti. Capitolo I

:
1 Aprile 2020

The Crown – avventura di una classe speciale

Capitolo I

Era il 4 marzo 2020. La 2° C delle scuole “Dal Borro” di Livorno giocava in giardino. Il primo sole primaverile scaldava il pomeriggio dei bambini e li invitava a correre più veloci del vento. Ogni cosa raccontava la festa della bella stagione e ad ogni respiro i polmoni dei bambini si riempivano di voglia di libertà. Il canto degli uccellini risvegliava i ricordi sfocati dello scorso anno, non erano chiari, non affioravano immagini nitide ma sicuramente tornavano vivide le emozioni fresche e selvagge dei giochi all’aperto, delle avventure al parco, delle lunghe giornate ubriache di sole.
Ma quell’anno era diverso. Sebbene il cielo fosse sgombro sembrava oscurato da una nube grigia, una cappa torba rallentava la freschezza della giornata e sciupava l’allegria dei cuori. Sui volti degli adulti una smorfia indefinita confermava l’inquietudine che serpeggiava ovunque tra i bambini. Negli occhi delle maestre e delle custodi non si intravedevano le spiagge, con i loro colorati ombrelloni, gli scogli, la prospettiva delle vacanze estive, il richiamo del nostro mare che per tutti i livornesi è un grido, è come il caro volto di una madre. Non esiste livornese che sappia resistere al suo richiamo, nessuno come questo popolo sa capire Ulisse quando di fronte al canto delle sirene dovette farsi legare per non gettarsi in acqua. Chissà! Potrebbe essere che il mare di Livorno sia popolato di sirene oppure che faccia parte dell’animo dei livornesi, così indomito, coraggioso, divertente e austero insieme, brioso ma anche nervoso e imprevedibile e a tratti pericoloso ma bellissimo, sempre.
Insomma quell’anno neanche il richiamo del mare sapeva distogliere l’attenzione dei grandi da quel “qualcosa” di grigio e di spaventoso. Le maestre confabulavano tra loro, ogni tanto giungeva una custode con il cellulare in mano che leggeva qualche notizia. I volti si oscuravano, poi si guardavano attorno controllando che i bambini non si accorgessero del loro stato d’animo e tornavano a confabulare tra loro. Ma i bambini, si sa, hanno le antenne.
Il gruppetto delle bambine si radunò sotto l’albero di giuda di fronte all’ingresso della scuola per studiare, senza essere viste, le maestre.
<C’è qualcosa che non va! Perché le maestre parlano sottovoce?> esordì Anna.
<È vero! E di solito camminano per tutto il giardino per controllarci ma oggi stanno fisse in quel punto…> confermò Ginevra.
<Vado a chiederglielo!> disse Denisa.
<Nooooo! Ferma!> gridarono tutte insieme <Non ce lo diranno mai, dobbiamo scoprirlo da sole!> spiegò Giulia.
<Andiamo a parlarne con i maschi!> propose Sofia. Tutte concordarono con l’idea di Sofia. Il gruppo delle bambine si mosse per andare a parlare con i maschi. Ecco. Qua stava il problema. Per poter parlare con loro era necessario per prima cosa… fermarli! I maschi stavano giocando a mille cose differenti, chi a rinchiapparello, chi a guardie e ladri, chi ad esplorare il boschetto dietro la scuola, chi a combattere ma tutti quanti correvano in su e in giù come schegge ed il suono delle parole delle bambine che li chiamavano distava dalle loro orecchie più o meno quanto dista l’Artide dall’Antartide. Le bambine non sapevano come fare. Ad un certo punto Ada ebbe un’idea e gridò a Vittorio: <Prendimi se ci riesci!>. Vittorio partì all’inseguimento. Le bambine intuirono il piano di Ada e ciascuna di loro invitò un compagno ad inseguirla poi corsero tutte insieme verso l’angolo sud del muro di cinta del giardino della scuola. I bambini gridarono: <Abbiamo vinto! Che sciocche siete state! Vi siete messe in trappola da sole! Ah ah!>.
<Adesso facciamo il contrario: noi scappiamo e voi femmine ci rincorrete!> propose Mattia e subito si prepararono alla fuga ma…si trovarono accerchiati dalle bambine che intanto si erano prese per mano e li avevano circondati.
<Siete in trappola> gridò Sarah.
<Fermatevi un momento! Dobbiamo chiedervi una cosa!> spiegò Emma.
<Abbiamo notato che le maestre sono strane…non vi sembra?> proseguì Camilla.
<In effetti è vero…> rispose Andrea dopo aver osservato per un po’ le maestre.
<Che cosa ne pensate? Secondo voi che cosa sta succedendo? Che cos’è che le preoccupa?> chiese Anna. I bambini si fermarono e guardarono attentamente le maestre, si presero del tempo e poi Suan gridò: <Stanno arrivando gli alieni!>
<No! Delle patatine giganti stanno per schiacciarsi…tra loro…no, forse tra noi. Cioè stanno per schiacciarci! A noi dico!> disse Zeno.
<Forse sono tristi perché hanno fatto una legge che vieta a tutti di giocare a calcio! È una tragedia!!> dissero insieme Brando ed Elia tremando per la paura.
<Vabbè! Qualcuno ha qualche idea un po’ più sensata?> li riprese Bianca.
Ci fu un attimo di silenzio, si guardarono tutti negli occhi e, alla fine Isaias disse: <Non è che non possiamo più fare il riposino pomeridiano? È importante!>. Neanche questa ipotesi soddisfece le bambine. Mentre tutti si scervellavano sulla causa di tanta preoccupazione suonò la campanella che annunciava la fine dell’intervallo.

TAG: Bambini, coronavirus, Cultura, racconto
CAT: Letteratura, scuola

Nessun commento

Devi fare per commentare, è semplice e veloce.

CARICAMENTO...