Bambini e coronavirus: una storia per essere protagonisti. Capitolo IX

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9 Aprile 2020

Capitolo IX

 

L’aquila-Pietro teneva d’occhio l’orizzonte. Il chiarore crebbe leggermente e fu allora che gridò agli animali che giravano intorno a The Crown: <Fermatevi!>.

Il grande vortice obbedì. Gli animali erano stupiti di quel comando ma anche molto grati visto che avevano corso come matti per almeno un’ora. Si guardarono tra loro, affaticati, e poi si volsero verso il terribile mostro.

Intanto i sub erano rimasti fermi sotto il grande gazebo della Terrazza Mascagni. La civetta-Andrea non aveva avuto bisogno di intervenire per evitare che se ne andassero… i sub erano rimasti immobili. Erano talmente stupiti a causa di quello che era accaduto loro da non avere il coraggio di muovere un passo. Credevano di essere stati condotti fino alla Terrazza da una corrente misteriosa, ma non si spiegavano come avevano fatto a volare letteralmente fin dentro il gazebo. Si guardavano attorno, ma non vedevano niente di speciale. Si prendevano a pizzicotti per capire se stessero vivendo un sogno oppure no. E poi c’era quello strano arcobaleno che rendeva la loro situazione ancora più incredibile!

The Crown era stato tenuto talmente occupato dai bambini-animali che gli correvano intorno che non era neanche riuscito a vedere i sub sebbene fossero soltanto a cento metri di distanza da lui. Nel momento in cui il vortice si fermò il terribile mostro stava lì lì per cadere in terra. Gli girava la testa ed era molto debole. Non appena però gli animali si fermarono pensò di averli sconfitti e questa nuova prospettiva lo rianimò immediatamente. Tirò fuori la voce più perfida che avesse e disse: <Mi avete stancato! Avete creduto di bloccarmi qui per sempre, poveri sciocchi! Non sapevate che ad un certo punto sareste crollati dalla fatica? Ed è proprio adesso che io vi distruggerò! Voglio proprio vedere come farete dopo che avrò fatto sparire quei sub! Ah ah ah!!!”>

Gli animali restarono a guardare immobili. Si fidavano dell’aquila-Pietro ma non avevano ancora capito il suo piano.

The Crown recuperò le ultime energie rimaste e cominciò a correre verso il gazebo. Sembrava un assetato nel deserto all’inseguimento di un miraggio. Era accecato dal desiderio di raggiungere al più presto le sue vittime.

Si avvicinò al gazebo, sempre di più, sempre di più, fin quando l’aquila-Pietro non gridò: <Saltate! Adesso!>

I giganti nascosti sotto terra cominciarono a sussultare più forte che potevano: l’elefante-Zeno cercò di saltare sbattendo la schiena sul quel sottile strato di terra che lo sovrastava. Gli animali marini con la loro bolla d’acqua erano facilitati in quel compito grazie alla leggerezza che l’essere immersi in quel liquido donava loro. Lo squalo-Suan sbatteva possentemente il suo terribile muso contro la terra mentre il delfino-Isaias vi assestava piccole ma incessanti botte con la sua schiena. Ma fu quando la balena-Elia caricò due formidabili colpi di coda contro quel soffitto terroso che la superficie terrestre di tutta la città cominciò a tremare spaventosamente. La città intera si risvegliò dal sonno notturno credendo di essere colpita da un forte terremoto. Nessuno poteva uscire di casa, così si sistemarono tutti nei punti più sicuri delle proprie case: sotto gli architravi delle porte, sotto ai letti o ai tavoli di legno massello. Poi, ciascuno dalla propria postazione, cominciò a pregare per i parenti e gli amici che aveva lontano.

In seguito all’azione dei grandi animali The Crown si fermò disorientato e spaventato. Sotto i suoi piedi la solida terra sembrava diventata una distesa di sabbie mobili e infatti, in men che non si dica, una grande voragine si aprì sotto di lui e lo fece precipitare in un cratere così profondo che non ne sarebbe uscito facilmente. In quello stesso istante il sole si decise a sorgere. I bambini ripresero le sembianze umane e, come per magia, gli animali marini vennero riportarti in superficie proprio nell’attimo in cui The Crown precipitava nella voragine. I volatili si adagiarono dolcemente al suolo mentre tutti gli altri animali emisero il loro ultimo verso. Ma in quel momento accadde un’altra cosa sconvolgente. La luce del sole fece scoppiare l’arcobaleno nel cielo che ormai era tornato terso e, non appena finì di percorrerlo tutto, un enorme bagliore si diffuse ovunque. La luce era talmente forte che era faticoso persino riuscire a tenere gli occhi aperti.

Anna riuscì a fissare lo sguardo su The Crown. Stranamente riusciva ancora a vedere il mostro nonostante lei non fosse più una zebra: su di lui invece era proiettato un cono d’ombra… Lo guardò meglio. La sua miriade di occhi aveva una strana espressione, sembrava…spaventatissimo! Anna seguì la direzione degli occhi di The Crown: erano fissi nel cono d’ombra. Che cosa c’era di tanto spaventoso lì? Anna guardò e…c’era la sua immagine riflessa! The Crown stava guardando se stesso! Ma la scena durò pochi secondi perché non appena tutti i suoi occhi furono fissi su di sé il terribile mostro sparì lasciando dietro di sé una scia di foglie secche.

<Bravi bambini! Ce l’avete fatta> tuonò soddisfatta la Voce.

Che esultanza! Che gioia!

I bambini si abbracciarono, saltarono, cantarono e gridarono. Tutti coloro che abitavano nelle vicinanze sentendo quelle grida di gioia lasciarono i propri ripari e si affacciarono alle finestre.

<Potete scendere! Venite! The Crown è stato sconfitto!> gridò Brando.

Di solito nessun adulto avrebbe dato retta ad un gruppo di ventitré bambini che alle sei della mattina si trovasse, senza l’accompagnamento di qualcuno, sulla Terrazza Mascagni. Anzi li avrebbe subito brontolati e riportati a casa. Ma quella mattina era stata così strana! E poi c’era quel grande cratere davanti al gazebo e una decina di sub sconvolti che intanto avevano fatto giuramento che non si sarebbero mai più immersi dopo la spaventosa avventura di quella notte. Ma quello che convinse i grandi ad uscire di casa erano gli occhi dei bambini: luminosi come stelle tanto che il sole appena sorto ne veniva quasi oscurato.

Scesero tutti per strada e cominciò una meravigliosa festa che durò fino alla sera. Nessuno rientrò a casa se non per andare a cucinare qualcosa da condividere o per andare nei garage a prendere vecchi e arrugginiti tavolini da campeggio, sedie mezze sfondate, sdraio scheggiate e lettini da mare bucati. Fu la festa più bella di sempre!

Ad un certo punto i bambini si riunirono nel gazebo.

<Qualcuno vuole spiegarmi come abbiamo fatto a sconfiggere The Crown?> chiese Vittorio.

<Io ho capito che il mostro si è fatto scomparire da solo! Si era creato come un enorme specchio nel quale si è visto riflesso e…puff!> spiegò ridendo Anna.

<Sì ma da dove è spuntato quello specchio?> chiese Dario.

<Quello specchio in realtà era formato da tutti i cuori delle persone che durante il giorno avevano accolto il motto nessuno si salva da solo. Quando qualcuno non pensa più solo a se stesso il suo cuore diventa come uno specchio che riflette il suo vicino e così tutti i cuori del mondo si sono trasformati in specchi, o meglio in prismi!> spiegò Pietro soddisfatto che la sua intuizione si fosse rivelata vera.

<Ah! Allora è proprio per questo che abbiamo visto apparire l’arcobaleno anche se non pioveva e il sole non era ancora alto nel cielo! Perché in realtà era proprio un tondo-baleno! Come aveva immaginato Dario! Quel lembo colorato che abbiamo visto stanotte allora doveva essere l’arcobaleno apparso già dall’altra parte del mondo che tentava di allungarsi anche qui da noi.> proseguì il falco-Tiziano.

<E alle prime luci dell’alba i raggi del sole si sono infranti sui cuori divenuti prismi, e poi quando tutti i cuori si sono uniti nella preghiera e nel desiderio comune è comparso un gigantesco prisma di cristallo che ha scomposto la luce creando quel magnifico arcobaleno e, nello stesso tempo, ha riflesso l’oscurità di The Crown che…è sparito da solo come ha detto Anna!> concluse Pietro.

<Uao!> disse Andrea <ma come hai fatto a capire tutto questo?>

<Me lo ha suggerito la signora Giovanna quando tra sé e sé ha detto che le sembrava di avere uno specchio al posto del cuore. Allora mi sono venute in mente le parole della Voce quando ci spiegava che avremmo potuto sconfiggere The Crown con le sue stesse armi! Cioè facendolo scomparire proprio come lui faceva con le persone!> raccontò Pietro.

<Comunque io direi che dobbiamo fare i complimenti a Dario! Quella talpa è stata fondamentale!> propose Zeno.

<Evviva! Evviva! DA-RIO, DA-RIO!> cominciarono a gridare tutti i bambini e poi: <SECONDA C! SECONDA C!>.

A quelle esclamazioni di gioia tutta la cittadinanza si voltò. Gli uomini più forti andarono verso i bambini, li presero e li sollevarono in aria poi se li misero sulle spalle e percorsero tutta la città portandoli in trionfo al grido di: <VIVA LA 2C!>.

Nessuno sapeva bene che cosa fosse accaduto quella notte ma tutti erano certi che se The Crown era sparito il merito era di quei ventitré bambini.

 

Epilogo

 

Dopo quella meravigliosa giornata il mondo cominciò lentamente a tornare alla normalità. Non subito. Prima le autorità dei grandi, il governo, il sindaco, la polizia e tutte quelle cose importanti che regolano la vita degli adulti dovettero verificare che The Crown non esistesse più davvero anche perché nessuno aveva mai raccontato quello che veramente era successo quella notte. Chi ci avrebbe creduto d’altronde?

Comunque non possiamo dire che tutto tornò come prima. Gli uomini avevano imparato a guardarsi l’un l’altro e avevano scoperto la meraviglia di aver visto il loro cuore trasformato in uno specchio. Così provarono a tenerlo bello pulito, a non farlo riempire di aloni, di schizzi e di macchie.

La 2C tornò a scuola. Appena i bambini videro le maestre le abbracciarono fortissimo. Loro li guardarono, si scambiarono un’occhiata complice e, con un sorriso compiaciuto, Cristina disse: <Direi proprio che il quaderno rosso vi sia servito!>.

 

FINE

TAG: Bambini, coronavirus, Cultura, racconto
CAT: Letteratura, scuola

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