Bambini e coronavirus: una storia per essere protagonisti. Capitolo V

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5 Aprile 2020

Capitolo V

La luce del sole filtrava dalle tapparelle ancora chiuse. I rumori del giorno cominciavano a salire nell’aria ma più sommessi del solito. Il frastuono delle auto cariche di persone che si spostavano per andare al lavoro o per accompagnare i bambini a scuola, il borbottio pesante dei grandi camion che attraversavano le arterie principali della città avevano lasciato il campo ai delicati cinguettii dei passerotti, al sibilare del vento e al rumore dei passi di qualcuno che conduceva il cane a passeggiare. Tutto si era fermato in città, tutti dovevano restare a casa. Sofia si era appena svegliata e ascoltava i suoni di quella strana mattina cercando di capire se quello che era accaduto la sera prima fosse soltanto un sogno oppure se fosse tutto vero. Guardò la sua sorellina Chiara che ancora dormiva poi, voltandosi verso la scrivania posò lo sguardo sul quaderno rosso. Scese in fretta dal letto, lo aprì e…subito sotto alla data e alla moltiplicazione trovò, con sua enorme meraviglia, un bellissimo disegno che rappresentava tutta la sua classe trasformata che attraversava la città seguendo quel grande bagliore. Chiuse il quaderno e lo riaprì almeno dieci volte per essere sicura che il disegno fosse sempre lì e poi si convinse che era stato tutto vero. Tirò il fiato, si guardò il pigiama tutto spiegazzato, lo raddrizzò un po’,si sistemò i capelli e, felice e soddisfatta, disse tra sé e sé: <Comincia la battaglia!>. E andò in cucina a fare colazione.

Lorenzo si era svegliato tutto baldanzoso. Raggiunse la sua famiglia nella sala da pranzo e per prima cosa guardando molto intensamente la mamma, il babbo e suo fratello modulò la voce nel tono più autorevole che fosse riuscito a trovare e disse: <Allora! Cerchiamo di fare le cose nel modo giusto, ok? Non facciamo i furbi e…andrà tutto bene, d’accordo?>

La sua famiglia lo guardò con gli occhi spalancati e dopo un minuto di puro sconcerto suo fratello scoppiò a ridere mentre sua madre disse: <D’accordo Lorenzo! Tutto a posto? Devi dirci qualcos’altro? Mi sembri molto strano stamattina…>.

<Va benissimo così!> replicò Lorenzo a testa alta fingendo di non sentire le risa di suo fratello. In realtà Lorenzo, come tutti i suoi compagni, non aveva ben capito che cosa dovesse fare per <fermare l’egoismo dei grandi> come aveva detto la Voce così, tanto per cominciare, aveva preso quell’atteggiamento, un po’ strano per lui, da severo normatore.

Suan invece si guardava circospetto intorno, andava alla finestra del balcone e nascosto dietro le tende spiava fuori…se avesse scovato qualcuno per la strada ci avrebbe pensato lui! In più sperava di vedere già The Crown anche se sapeva che sarebbe potuto accadere soltanto quella sera. Quello che più lo attirava era sconfiggere questo tremendo nemico, si era allenato tanto, alla play station è vero, ma a qualcosa sarebbe pur servito!

Pietro invece stava ripassando tutte le mosse di karate: era cintura verde! Cercava di concentrarsi e di mettere in ordine tutte le straordinarie vicende che gli erano accadute il giorno prima, ma il mare impetuoso delle emozioni continuava a infrangere i suoi fortissimi cavalloni contro la costruzione ordinata che stava tentando di erigere. Suo padre lo vide, andò da lui, gli diede un sonoro bacio sulla fronte e lo abbracciò: a volte funziona più un grande abbraccio di molti sforzi della mente!

Intanto Anna stava giocando a dama con le sue sorelle. Per l’ennesima volta Agnese perse il controllo: non sopportava di perdere e…aveva perso di nuovo! Cominciò ad urlare talmente forte che spaventò anche il piccolo Tommaso che aggiunse qualche decibel alla gran confusione di Agnese. La mamma uscì stremata dalla cucina e iniziò a gridare visibilmente alterata: <Ora basta! Non se ne può più di questo urlio! E sono soltanto le 9,30 di mattina! Vestitevi che usciamo a fare una passeggiata! Altrimenti non resisterò fino a stasera!>. Immediatamente ad Anna tornarono alla mente le parole ascoltate dalla Voce…doveva fare qualcosa! Non dovevano uscire! Si alzò in piedi e disse: <No mamma! Non possiamo uscire! The Crown non aspetta altro che qualcuno esca per farlo sparire e così facendo diventerà ancora più potente!>.

<Si Anna, è vero, ma se continuate così sarò io far sparire qualcuno…in punizione! Per tutto il giorno!> riprese la mamma.

<Hai ragione mamma! Ti prometto che non succederà più. Ci penso io ad Agnese!> promise Anna. La mamma guardò la sua bambina con affetto. Quella presa di coscienza dello sbaglio le aveva sciolto il cuore. Le sorrise, le diede un bacio e tornò in cucina. Intanto Anna tirò fuori tutte le sue armi diplomatiche per calmare Agnese e cercò per tutto il giorno di placare i conflitti prima che esplodessero in guerre. Si adoperò talmente tanto che alla sera erano così unite che insieme andarono ad aiutare la mamma ad apparecchiare senza nemmeno litigare per stabilire chi dovesse prendere le forchette (argomento molto delicato tra le sue sorelle!).

Anche Isaias era riuscito a fermare sua madre dalla voglia sfrenata di svaligiare un supermercato. Le aveva ricordato quanto fossero buone le schiacciatine che gli preparava quando era piccolo e così la mamma si era messa a cucinare con quello che aveva in casa… insieme avevano lavorato così tanto che avrebbero potuto sfamare tutto il condominio!

Quello che aveva detto la Voce la sera prima divenne più chiaro per tutti i bambini durante la giornata. Dovevano fare piccoli gesti per aiutare i grandi e non lasciarli soli nelle difficoltà quotidiane ricordando a tutti che nessuno si salva da solo. E fu così che i genitori, i nonni, gli zii e tutti coloro che avevano avuto a che fare con i bambini della 2C sentirono il bisogno di comunicare ai loro conoscenti, parenti e amici questa nuova attitudine. Il motto “nessuno si salva da solo” cominciò a cavalcare ogni mezzo di comunicazione: volava nell’aria da balcone a balcone, attraversava gli universi digitali e percorreva i cavi delle compagnie telefoniche. Andando avanti così, nel giro di 24 ore, tutto il mondo sarebbe stato contagiato da questa nuova consapevolezza.

I bambini erano entusiasti, avevano capito che davvero non erano troppo piccoli per essere utili, anzi! Sentivano di essere decisivi per questa grande battaglia… Ma il loro pensiero volava già a quella sera. L’ora di cena era arrivata in fretta quel giorno, impegnati come erano stati a “fermare l’egoismo dei grandi”, ma adesso attendevano frementi le 21,30 e il tempo sembrava non passare più. Tutti mangiarono distrattamente controllando in continuazione l’orologio. Zeno addirittura non terminò il secondo, cosa molto rara per lui, ma decise comunque di accettare una fetta di torta…non tanto perché ne fosse goloso quanto perché doveva fare rifornimento di energie per quella sera!

I bambini andarono in bagno, si lavarono i denti e si misero il pigiama senza dire una parola. Salutarono i genitori e si diressero ciascuno in camera propria. Erano le 21,25.

TAG: Bambini, coronavirus, Cultura, racconto
CAT: Letteratura, scuola

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