Il “buon senso”

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2 Novembre 2020

Le persone dotate di “buon senso”, soprattutto se se ne accontentano o se ne vantano, sono potenzialmente dei fascisti. Sono potenzialmente dei fascisti perché sono dei qualunquisti, ed eleggono a ideale umano l’uomo medio, che è una minacciosa e terroristica astrazione. (…) È nel torbido (se vuoi squallido) ambiente degli uomini medi che maturano le guerre, i delitti contro l’umanità, e ogni grande e piccola repressione. (P.P.Pasolini, Il caos)

Abbiamo il dovere di ricordarcelo.

Chiudere i porti: semplice “buon senso”.

Ridimensionare la portata del covid-19, che tanto è letale solo per chi è anziano e già debilitato: semplice “buon senso”

Dire che la scuola è un posto sicuro, perché – è ovvio! – basta applicare i protocolli: semplice “buon senso”.

Ammassare studenti negli autobus – in piena pandemia – allargando il concetto di “congiunti” a tutti i compagni di classe con un ipocrita slittamento di significato: semplice “buon senso”.

Rivendicare i diritti dell’economia su quelli della salute, perché se non si muore di covid, si muore di fame: lo dice il semplice, acritico, “buon senso”.

Segregare gli anziani in casa per tutto il tempo della pandemia: semplice “buon senso”.

Il lavoro viene prima della salute, ha detto qualcuno, cercando conferma nella Costituzione: semplice “buon senso”.

La scuola e la cultura devono essere le ultime a chiudere, non sono sacrificabili (pur in una devastante diffusione dei contagi da coronavirus): semplice “buon senso”. L’uomo medio che cerca di sembrare intellettuale, le mamme in protesta che spingono i figli ad appendere gli zaini ai cancelli delle scuole, in nome di una presunta istruzione negata (mentre il virus miete vittime in modo impietoso) inneggiano alla scuola e alla cultura ignorando il senso dell’una e dell’altra: semplice “buon senso”.

Il “buon senso”, la lettura del mondo distorta da un aproblematico semplicismo che appanna la vista: il “buon senso” è, continua Pasolini, il qualunquismo che si promuove a visione del mondo.

 

 

 

 

 

 

TAG: coronavirus, Cultura
CAT: Letteratura, società

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