Fashion blogger in treno. Alla conquista del mondo
Sono sedute vicine sul treno diretto a Bologna. Due ragazze sui vent’anni massimo. Minute, graziose. Due amiche come tante, almeno all’apparenza. Lo smartphone che brandiscono davanti al viso e che non smettono mai di fissare mentre parlano ininterrottamente, non è un passatempo. E’ uno strumento di lavoro. “Guarda qua – fa una delle due – questa azienda mi ha spedito questa borsa e queste due paia di scarpe. Brutte forte. Dove pensano di andare: bocciate, bocciate. Ora glielo scrivo”. L’altra, appena smesso di sbirciare sullo schermo della vicina, annuisce. “Si proprio di cattivo gusto, così ce lo affossano il ‘Made in Italy’. Aspetta, e di questo vestito che dici? Me lo hanno appena spedito, dicono”. “Si, non male”, sbuffa la prima mentre digita sullo schermo del telefono compulsivamente, “proprio non male”. Non sono due ‘ragazzette’ in treno. Sono due fashion blogger. Di quelle che scrivono sulle loro pagine web di moda, tendenze, di cosa sia in e cosa out. E, a sentire i loro giudizi lapidari mentre il convoglio sferraglia sui binari, pure molto ascoltate dalle aziende e dalle case di moda. O così sembra. Risposto alla mamma che chiede a che ora dovrà andarla a prendere in stazione, la prima ragazza richiama l’amica: “mi hanno mandato questo ‘book’, dobbiamo dare un parere sulle modelle da scegliere”. E giù una sfilza di commenti. “Bella ma troppo magra, questa si fa le lampade, bassa, troppo alta, infantile, le gambe proprio no, brutto portamento…”. Sembrano due ragazzini dei miei tempi che guardano l’album delle figurine dei calciatori: ‘ce l’ho, ce l’ho, mi manca…’. Alla fine della scrematura, concordano. “Allora, direi la prima, la terza e la quinta. Tu? Ok, allora mando conferma via mail”. Donne manager. Agguerrite. Non staccano lo sguardo dallo smartphone: nemmeno per un secondo anche se le parole tra loro volano sempre più fitte. Le ultime – prima di scendere in stazione per salire su una Frecciarossa – rivolte a una non so quale segretaria di non so quale azienda per concordare gli hotel per le sfilate di Parigi e New York. Si alzano, quasi in contemporanea. Paiono davvero giovanissime: una con berretta di lana calcata ben bene in testa, maglione quasi informe, jeans stracciati e cortissimi – da ‘acqua in casa’, come si diceva un tempo dalle mie parti -, l’altra in total black – un po’ famiglia Addams – e borsa con pupazzetti. Non smettono di guardare il telefonino e parlare pure mentre scendono dal predellino. Sprezzanti del rischio di ‘ribaltarsi’. D’altronde, perché alzare lo sguardo dallo schermo. Così dominano il mondo.
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