Ecco quanto guadagna la Rai grazie a Fabio Fazio

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27 Giugno 2017

In un precedente articolo, mi sono occupato delle polemiche relative il nuovo contratto che il Cda della Rai ha proposto a Fabio Fazio per continuare la sua collaborazione con Viale Mazzini, spostando contestualemente – dalla prossima stagione – “Che tempo che fa” da Rai3 a Rai1. In queste ore, più di un lettore ha chiesto lumi sugli incassi pubblicitari della trasmissione, invitando il sottoscritto a fornire dati precisi per aiutare chi legge farsi un’idea più chiara delle proporzioni tra il cachet pagato a Fazio e quanto questo incida sui guadagni dell’azienda. Rispondo volentieri alla richiesta, aggiungendo qualche numero a sostegno delle conclusioni del passato commento.

I prezzi dei listini pubblicitari dei canali televisivi variano rispetto agli ascolti complessivi delle reti, a quelli dei programmi e alla fascia oraria in cui vanno in onda. Altra variabile considerata, la “qualità” degli spettatori, ovvero il ceto socio economico di appartenenza, l’età media, la scolarizzazione e la posizione geografica. Questo perché – soprattutto rispetto ad alcuni i prodotti e servizi pubblicizzati negli spot, come automobili o altri beni dai costi elevati – il pubblico più ambito (e, per così dire, pregiato) è costituito da chi verosimilmente può divenire consumatore del prodotto sponsorizzato.

Partiamo dagli ascolti. Nella stagione che si è appena conclusa, le trasmissioni condotte da Fabio Fazio su Rai3 sono risultate le più seguite di tutta la programmazione della rete; durante alcuni picchi d’ascolto sono state le più viste di tutti i palinsesti Rai e Mediaset. Nella tabella in basso, la media ascolti di “Che tempo che fa”, “Rischiatutto” e “Che fuori tempo che fa”.



Un risultato sorprendente, se consideriamo il fatto che il programma si è attestato su numeri in linea con le migliori prime serate dei due principali canali televisivi italiani che sono Rai1 e Canale 5 (eccezion fatta per trasmissioni d’eccezione come il Festival di Sanremo, le partite della nazionale di calcio e le prime visioni di alcuni film particolarmente attesi).

Arriviamo, dunque, ai guadagni che derivano da questi ascolti. La pubblicità di Rai e Mediaset è gestita da due grandi broadcaster: Rai Pubblicità e Publitalia. Sono loro a decidere – basandosi su una serie di parametri – il prezzo degli spazi pubblicitari nei vari periodi dell’anno, nelle diverse fasce orarie e all’interno di singole trasmissioni, vendendo pacchetti di spot di diversa durata (soprattutto 10,15 e 30 secondi). Un esempio pratico: nell’aprile 2017, gli spazi di 30 secondi all’interno di “Striscia la notizia” su Canale5 (uno dei programmi con la media ascolti più alta di Mediaset) sono stati venduti a 82.500 euro, mentre nel mese di maggio sono stati valutati 94mila euro (Fonte: Italia Oggi).

Gli spazi pubblicitari di “Che tempo che fa” sono divisi in diversi scaglioni, a seconda dell’orario di messa in onda. Nella tabella in basso, i prezzi di listino degli spot da 15”, venduti in vari pacchetti personalizzati (che comprendono quindi eventuali sconti decisi da Rai Pubblicità in fase di singola contrattazione).

Il prezzo medio per il mese di aprile 2017 è stato di 38.880 euro, salendo a 46.320 nel mese di maggio. Per tutte le reti, il prime time della domenica ha una valutazione nettamente più alta rispetto alla media. La trasmissione di Fazio conta 20 minuti di spot per 64 puntate, con un ricavo medio calcolabile in circa 3 milioni di euro a serata (al netto delle spese e dei pacchetti sconto). È chiaro che parliamo di valutazioni base di listino e che uno spot che cade durante l’intervista di un attore di grido o di una star della musica è probabilmente venduto a un prezzo più alto, così come sono applicati sconti sui prezzi fissati in caso di acquisto di pacchetti di lunga durata, in base alle regole della normale contrattazione tra aziende che si verifica in ogni settore. Gli spazi di “Che tempo che fa” sono stati, nella passata stagione, tra i più “pregiati” delle tre reti Rai e – come detto in precedenza – il loro prezzo è stato fissato basandosi sulla media ascolti della trasmissione e su uno share che nel pubblico laureato sfiora il 20%. La “qualità” del pubblico fidelizzato, d’altronde, è proprio uno dei punti di forza della trasmissione.

Il nuovo cachet di Fabio Fazio (poco inferiore ai tre milioni di euro)? Tutto fuorché spropositato: la cifra, infatti, verrà abbondantemente assorbita dalle 64 puntate previste che, trasmesse sulla rete ammiraglia, produrranno ascolti e quindi ricavi pubblicitari assai maggiori rispetto alla passata stagione.
Ultimo appunto. Un valore aggiunto di Fazio è quello di esser stato l’autore (o il co-autore) delle trasmissioni di successo che negli anni ha condotto, da “Quelli che il calcio” a “Che tempo che fa”. Se il conduttore fosse passato a una rete concorrente avrebbe portato con sé l’intero format e – verosimilmente – gran parte di quel pubblico “pregiato” pagato a prezzo d’oro per ogni secondo di réclame.

Insomma, Fabio Fazio fa incassare molti più soldi di quelli che guadagna e le polemiche sul suo stipendio sono solo l’ennesimo sintomo dell’impazzimento di un paese dove lo sport nazionale è quello di guardare nel portafoglio altrui, il più delle volte per invidia sociale, in altri casi per un rigurgito di egualitarismo ottocentesco ormai caricaturale in un contesto di mercato globale. Il presentatore e il suo pubblico sono dunque un patrimonio della Rai e il rinnovo del suo contratto – per usare le parole pronunciate dal direttore Mario Orfeo a conclusione dell’ultimo Cda – è stato «un passaggio determinante nella strategia di consolidamento della leadership dell’azienda». Con buona pace di chi tira in ballo l’odiato canone, da cui né il presentatore né i suoi collaboratori di “Che tempo che fa” attingono neanche un euro, poiché serve a coprire altre spese. Questa, però, è un’altra storia…

TAG: Cda Rai, che tempo che fa, fabio fazio, Mario Orfeo, rai, stipendio Fabio Fazio
CAT: Media

23 Commenti

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  1. sebastiano-paola 7 anni fa

    Grazie! Ottima disamina!

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  2. brunoge 7 anni fa

    Puo fare gli introiti che vuole ma un servizio pubblico serve per fare informazione corretta e non cassa!

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  3. stefano-t-rollani 7 anni fa

    Questo è un ragionamento razionale, sul quale non c’è niente da dire. Vorrei però che si allargasse un po’ lo sguardo. Per quale motivo il servizio pubblico deve distorcere il mercato televisivo e quello della raccolta pubblicitaria. Se quello che si afferma in questo articolo è vero, e lo è senz’altro, Dovrebbe esserci la fila di TV private fuori dalla porta di Fazio, pronte a pagarlo anche di più di quello che lo paga la Rai. Certo, la Rai a quel punto perderebbe gli incassi delle trasmissioni di Fazio, ma la vera domanda è: ne ha bisogno? Perché lo Stato deve operare sul mercato pubblicitario e dell’intrattenimento, concorrendo con i soggetti privati? Non è un settore strategico nel quale la presenza dello Stato ha una qualche funzione, o comunque non lo è da molti decenni. La Rai va privatizzata, mantenendo una sola emittente per il vero servizio pubblico (comunicazioni istituzionali e per le emergenze) e al massimo un altro canale di promozione culturale. Il resto (fiction, intrattenimento) non ha senso. Con un assetto simile non penso che, con le attuali modalità di riscossione, il canone dovrebbe eccedere i dieci/venti euro l’anno.

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  4. evoque 7 anni fa

    brunoge Il servizio pubblico non campa d’aria. E per fare buona informazione ci vogliono i soldi. Lo chieda a Report.

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  5. evoque 7 anni fa

    stefano-t-rollani L’informazione (corretta) non è un settore strategico? Dobbiamo lasciare tutto nelle mani dei privati, tipo Mediaset e La 7, i quali fanno una informazione che a volte (sono buono) mi fa rabbrividire? Trasmissioni come Report sarebbero possibili sulle reti private? Chissà come mai in UK si tengono ben stretta la BBC, la più prestigiosa tv del pianeta…Sappia che la BBC non ha pubblicità ma ha un canone molto più alto di quello RAI.

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  6. max-pagano 7 anni fa

    questo articolo è una versione molto parziale e carente di informazioni della reale situazione: parlo da dipendente Rai (tecnico grafico/postproduzione), con contratto CCNL scaduto da quasi 4 anni, e una proposta aziendale di rinnovo a costo 0 (per intenderci: i prossimi 3 anni con lo stesso stipendio di 7 anni fa), e una dirigenza che sostiene il deficit economico per cui non può permettersi nemmeno 40 euro di aumento sui minimi delle buste paga di impegati e tecnici ( che ad oggi viaggiamo sui circa 1360/1450 euro al mese); rimane abbastanza indigesto e difficile da accettare anche moralmente una così elevata elargizione di compensi, che, è bene ricordarlo, comunque vanno ad una persona (in realtà non solo, e ve lo spiego dopo) che farà pure un buon intrattenimento, ma non salva la vita di nessuno, e forse sarebbe utile riportare il giusto valore alle cose; ma il punto non è solo il compenso di Fazio (in realtà sono circa 2.800.000 euro a stagione, e non “meno di 2 milioni” come dice l’articolo, per un totale di 11 milioni di euro per 3 anni), il punto è che Fazio, come anche molti altri superstipendiati di Mamma Rai (Vespa in primis), lavora con tutto un suo staff a cui non vuole in nessun modo rinunciare, della casa di produzione Endemol, e quindi per il confezionamento delle puntate si avvale di una lunghissima schiera di super-strapagati “consulenti esterni” (regista, autori, collaboratori, etc etc etc etc), per cui il costo della singola puntata è enormemente superiore a quanto indicato nell’articolo. Oltre al fatto che continuando questa pessima abitudine, si lascia implicitamente dedurre (erroneamente) che nel personale interno Rai, non ci siano persone adeguatamente preparate per svolgere gli stessi ruoli dei “consulenti esterni”, con costi ridotti del 90%.

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  7. rolando-monz 7 anni fa

    Una trasmissione in prima serata ha il vantaggio della maggiore esposizione comunque. Il format, che poi mi piacerebbe capire in cosa consiste in concreto, certamente viene pagato separatamente.
    Sono a favore del mercato ma non esiste solo Fazio, anzi forse cambiare potrebbe dare risultati imprevedibilmente positivi.
    Se pensa che Vespa è invecchiato a Porta a Porta esaurendo ogni spinta innovativa (semmai ne avesse mai avuta), si evidenzia il fatto che l’inamovibilità diventa un elemento di negatività.
    Spendiamo anche i due milioni ma esaminiamo anche altre opzioni.

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  8. stefano-t-rollani 7 anni fa

    Caro evoque, ma lei definisce sul serio “informazione corretta” gli spettacolini di Fazio? Io ho parlato di un canale di comunicazione istituzionale, nel quale, se si volesse, si potrebbe far passare tutta l’informazione “corretta” che vuole. Il resto a me sembra tanto intrattenimento. Quello che a lei fa rabbrividire probabilmente sono le opinioni che, ricordo, andrebbero separate dai fatti. Le opinioni ognuno se le vada a cercare dove meglio crede: una Rai che facesse sul serio servizio pubblico lascerebbe sicuramente lo spazio necessario all’espressione di tutte le opinioni possibili, stia certo.

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  9. stefano-t-rollani 7 anni fa

    Le ho risposto più su. Aggiungo qui che di trasmissioni come Report ne faremmo volentieri a meno.

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  10. evoque 7 anni fa

    Io non definirei spettacolino una trasmissione come “Che tempo che fa”, per due semplici ragioni: c’è varietà di offerta in quella trasmissione, sempre di buon livello, e poi perché ho ben presenti gli spettacolini in onda sulle altre reti, RAI compresa. Quanto al cosiddetto canale istituzionale, dovrebbe sapere che anch’esso avrebbe bisogno di …soldi. Essì, il nostro caro mondicino gira grazie ai soldi. Money makes the world go round

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