Aspettando Yom Kippur

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17 Settembre 2018

From: Fiammetta Martegani

To: Susan Dabbous

Carissima Susan,

l’anno 5779 del calendario ebraico è  ufficialmente iniziato lo scorso 9 settembre e con esso si apre un intero mese di festività che si concluderà solo a fine settembre con Sukkot, la Festa delle Capanne.

Ora invece ci si prepara a Yom Kippur, ovvero il giorno dell’espiazione, durante il quale, al fine di espiare i propri peccati e ripulire corpo e mente, si digiuna e non ci si lava e non si utilizza alcun mezzo di trasporto per 25 ore.

Aldilà del significato religioso di questa festività , in Israele anche molti laici amano digiunare ed espiare, un po’ per solidarietà nei confronti di chi lo fa, un po’ perché queste 25 ore possono davvero essere occasione per riflettere su se stessi e migliorarsi.

Nella settimana che precede Yom Kippur, infatti, si coglie anche l’occasione per scusarsi a chi si è fatto del male, anche solo involontariamente o per mancanza di attenzione, in modo da arrivare al giorno dell’espiazione pronti per eliminare ogni ultima traccia di peccato.

Anche io che in Italia non avevo mai digiunato in questi anni in Israele ho imparato ad apprezzare il valore di questo importante giorno.

E poi infondo di tratta di un giorno solo, non come l’intero mese di Ramadan….

From: Susan Dabbous

To: Fiammetta Martegani

Carissima Fiammetta,

benvenuta nel 1440, ovvero il nuovo anno islamico iniziato l’11 settembre. E sì sono in molti anche tra i musulmani a digiunare per tale evento anche se non è certo come i  28 o 29 giorni di digiuno del mese di Ramadan.

È interessante vedere attraverso queste due date: i 5779 di ebraismo e i 1440 di islam quanto enorme sia il gap generazionale tra queste due religioni che si somigliano così tanto. Ma è scontato anche notare come entrambe le tradizioni siano condizionate dal calendario Cristiano, ovvero occidentale, per via dell’agenda economica internazionale.

Ti immagini scambiare documenti bancari, controllare gli andamenti del stock market, o rendimenti delle azioni, con date diverse? Io non ho mai sentito nessuno nel mondo arabo dire che siamo nel 1440 con convinzione.

E tu, dimmi, come credi che sia cambiata la giornata del Yom Kippur, nella vita degli ebrei, non dico dal 5779, ma nello stato di Israele di oggi?

From: Fiammetta Martegani

To: Susan Dabbous

Gran bella domanda, perché come fosse davvero prima non lo so.

Sicuramente lo Yom Kippur di Tel Aviv, la cui fondazione risale al 1909, si distingue da quello di qualsiasi altra città israeliana e di qualsiasi altra comunità ebraica nel mondo.

A Tel Aviv Yom Kippur è chiamato anche il giorno delle “biciclette”, poiché, scomparendo d’incanto tutti i mezzi di trasporto sia pubblici sia privati dell’intero paese, improvvisamente i laici (e non tradizionalisti) vanno a recuperare vecchie biciclette abbandonate in cantina dall’anno precedente per impadronirsi delle strade e autostrade prive di traffico, semafori e inquinamento.

Nei giorni precedenti a Yom Kippur i ciclisti di Tel Aviv guadagnano piú che nel resto dell’anno e il paesaggio sonoro dominante, fino al richiamo del corno dello Shofar che annuncia il finire di Yom Kippur, è quello dei campanelli delle biciclette.

Ma non sono solo loro le protagoniste incontrastate del giorno dell’espiazione a Tel Aviv: skateboard, pattini e ogni forma di locomozione ecosostenibile si riappropria degli spazi urbani, anche, semplicemente, chi va a piedi.

Non dimenticherò mai, qualche anno fa, un gruppo di ragazzi che hanno trasportato a mano un divano, delle sedie e un tavolo da caffè nel bel mezzo dell’incrocio Allenby-Rothschild, ovvero uno dei crocevia più trafficati della città, trasformando questo angolo conteso in un salotto urbano alla portata di tutti.

Perché a Yom Kippur, tutti, ma proprio tutti, sia religiosi sia laici, in qualsiasi età, si riversano per le strade di Tel Aviv in una sorta di danza urbana che abbraccia l’intera città.

Invece quali sono i tuoi ricordi di Yom Kippur quando vivevi ancora a Gerusalemme?

Gerusalemme? Mia cara, ti sorprendo parlando del Yom Kippur di Bruxelles. Perché ero in cucina che trafficavo con le mie faccende serali quando ho sentito alla radio nazionale, “La premier”, il discorso del rabbino capo di Bruxelles, Albert Guigui, un marocchino, tollerante e illuminato, che ricordava l’arrivo imminente di Yom Kippur. Ha parlato dell’insoddisfazione perenne delle persone al giorno d’oggi, piene di cose ma sempre più depresse. Ha parlato delle due vecchie categorie, lo spazio e il tempo, e di tutte le cose materiali insoddisfacenti che ci mettiamo dentro. Buffo, ho pensato, che il discorso sia caduto proprio questa domenica del mese, in cui in città c’è stato il divieto assoluto del circolo delle auto per tutto il giorno e ovunque, anche fuori dal centro. Ho visto intere famiglie in bicicletta pedalare assieme; chi bene, chi male, in modo corretto o scoordinato, ma insieme. La Grande Place ha ospitato gruppi folklorici dal Portogallo e dalla Spagna. Io, mia madre e Yasmin abbiamo danzato sulle melodie retrò di fisarmoniche e tamburi. Richard si è dedicato all’assaggio dei vini offerti negli stand mentre Sami sorrideva ai passanti che gli stavano più simpatici. Siamo tornati a casa in autobus, perché i mezzi pubblici in questa giornata speciale passavano a frequenza di due minuti ed erano completamente gratuiti. In effetti, ora che mi ci fai pensare: un divano, in piazza, ci sarebbe stato molto bene. Da domani però ognuno tornerà ai suoi tragitti solitari, da e per il lavoro, scuola, commissioni varie. Bello però che nelle occasioni speciali ci si sappia ancora aggregare. Buon Yom Kippur a te, alla tua famiglia e a tutti coloro che partecipano a questa giornata davvero unica.

 

 

TAG: Israele, yom kippur
CAT: Medio Oriente

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