L’ignoranza di chi usa le bandiere a sproposito

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13 Aprile 2015

Acque agitate in vista del 25 aprile. Pochi giorni fa la Brigata Ebraica e l’ Aned, l’associazione degli ex-deportati, hanno annunciato la loro assenza dal corteo di Roma per evitare tensioni con i militanti filopalestinesi. La tumultuosa riunione in preparazione del corteo del 25, infatti, è apparsa come un inquietante presagio: gli spintoni e gli insulti tra le due “fazioni” si sarebbero ripetuti anche quest’anno? La querelle e il comunicato hanno attirato l’attenzione dei quotidiani nazionali e parecchie voci han voluto dire la propria in questo dibattito: chi ha più diritto a partecipare al corteo del 25 aprile? La comunità ebraica o i filopalestinesi? Alcuni hanno messo in evidenza come, nella manifestazione antifascista, le più fuori luogo siano le bandiere palestinesi poiché “avevano anche loro una brigata che combatteva, però dalla parte dei nazisti poiché il Gran Mufti di Gerusalemme stava a Berlino a fianco di Hitler”. Lo stesso articolo da cui ho tratto queste parole è coronato, inspiegabilmente, dalla bandiera di Israele: due strisce blu e una bianca orizzontali con al centro, in blu, la stella di David.

 

Flag_of_Israel.svg

Lo stesso vessillo che, contraddistingue lo spezzone della Brigata Ebraica nei cortei del 25 aprile. Ma che ci azzecca la bandiera di Israele nelle manifestazioni della Liberazione italiana? La Brigata Ebraica aveva forse risalito la Penisola sotto le insegne di uno stato, quello di Israele, che sarebbe nato ufficialmente solo nel 1948? Basta una veloce ricerca su internet per scoprire che la Brigata Ebraica disponeva di una propria bandiera: ai lati due strisce blu verticali e al centro una stella di David, gialla, su sfondo bianco. Seppur apparentemente simili, quindi, il senso, verticale o orizzontale, delle strisce e i colori della Stella di David, gialla in quella della Brigata Ebraica e blu nelle insegne israeliane, rendono le due bandiere diverse. E in questi anni, in cui le condotte di Israele sono al centro di polemiche e di critiche internazionali, mischiare, confondere le due insegne non può far altro che inasprire le polemiche. Nonostante molti dei suoi membri, verosimilmente, abbiano partecipato alla fondazione di Israele e abbiano intrecciato le proprie biografie con la storia dello stato di Israele, sovrapporre  le bandiere della Brigata Ebraica con quelle dello stato nato il 14 maggio 1948 può essere fuorviante. E allo stesso tempo cercare di escludere quella palestinese in base a una connivenza con i nazisti, seppure storicamente fondata, almeno per il Gran Muftì, oggi appare politicamente irrilevante, non riuscendo a nascondere la realtà in Medio Oriente di uno stato- quello palestinese- non ancora nato e di un muro di divisione difficilmente conciliabile con gli ideali di libertà del 25 aprile.

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TAG: 25 aprile, arabo-israeliani, bandiere, Brigata ebraica, Israele, Palestina
CAT: Medio Oriente

4 Commenti

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  1. andrea-zanardo 9 anni fa

    Due osservazioni
    Uno. Anche la bandiera palestinese e’ stata adottata dai nazionalisti palestinesi solo nel 1948. Quindi che ci fa in corteo?
    Due. Sbaglio o uno dei graffiti sul muro rappresenta lo Stato di Israele tutto intero? E questo sarebbe accettare la Partizione decisa dall’ONU, il percorso due popoli-due Stati ecc. ecc.? Sono solo io a vedere qualche contraddizione con la legalita’ internazionale?

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  2. apiro 9 anni fa

    penso sia evidente l’asimmetria che esiste tra lo Stato di Israele e i territori palestinesi. Riconoscerla e schierarsi, quindi, con il più debole dei due “contendenti” mi sembra in totale sintonia con i valori e lo spirito del 25 aprile, punto di arrivo della lotta partigiana. Da ciò deriva la piena cittadinanza della bandiera palestinese ai cortei del 25 aprile. “Quella ban­diera ha pieno diritto di sfi­lare il 25 aprile — com’è acca­duto per decenni e senza pole­mica alcuna — e glielo garan­ti­sce il fatto di essere la ban­diera di un popolo che chiede di essere rico­no­sciuto, un popolo che lotta con­tro l’apartheid, con­tro l’oppressione, per libe­rarsi da un occu­pante, da una colo­niz­za­zione delle pro­prie legit­time terre, legit­time secondo la lega­lità inter­na­zio­nale, un popolo che vuole uscire di pri­gione o da una gab­bia per garan­tire futuro ai pro­pri figli e dignità alle pro­prie donne e ai pro­pri vec­chi” Penso che le parole di Moni Ovadia, ebreo, siano sufficientemente esplicative. Per quanto riguarda la foto, l’ho scelta perchè rappresentava il muro di separazione che divide Israele dalla Cisgiordania. Dato che può provocare fraintendimenti, proverò a cambiarla immediatamente. Ma, in ogni caso, “il percorso due popoli-due Stati”, a tuo parere, viene messo maggiormente in discussione da un murales su un muro o dai 2314 palestinesi uccisi nel 2014?

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  3. paolodellasala 9 anni fa

    Con che logica “Apiro” parla di logica di schierarsi col “più debole dei due contendenti”? Anche la Germania nel 1943 era “il più debole dei due contendenti”… La volontà di escludere il nazionalismo israeliano e di ammettere quello palestinese è un’ostinazione ideologica figlia della guerra Fredda, che tra l’altro dimentica gli eventi storici come la divisione di SS arabe che agì sul fronte yugoslavo e il ruolo del Gran Muftì di Gerusalemme, storico alleato di hitler e Mussolini. Per non parlare degli alleati dei tedeschi egiziani, come gli stessi Sadat e Nasser, in tempo di guerra agenti segreti. Se invece vogliamo manifestare per eventi storici attuali il discorso cambia, ma non quando parliamo di Liberazione dal nazifascismo, per favore.

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    1. apiro 9 anni fa

      Scusandomi per il ritardo nella risposta, avendo visualizzato solo ora il suo commento, Le rispondo immediatamente, ribadendo la distinzione tra la dimensione storica e quella politico-ideale: se da un punto di vista storico, infatti, l’unica a avere un diritto pieno a esserci nelle manifestazioni del 25 aprile è quella della Brigata Ebraica, avendo combattuto per la Liberazione dell’Italia; da un punto di vista politico-ideale, per semplice comparazione con quanto accaduto nella Penisola nel biennio 1943-1945 con la contrapposizione armata tra un “occupante” e un “occupato”, l’unica a avere cittadinanza nelle manifestazioni del 25 aprile è la bandiera palestinese. Chi può negare che i carri armati dell’IDF possano essere accolti a Hebron così come lo erano i tank della Wermacht nelle città italiane dopo l’8 settembre? Non chiamiamo i territori della Cisgiordania “territori occupati” sulla falsa riga di come indichiamo anche, in sede storica, i territori sotto il controllo delle forze tedesche nell’Italia post 8 settembre? Da un punto di vista concreto, le due bandiere, quelle della Brigata Ebraica e della Palestina, riuscirebbero a convivere in un corteo unitario? Non ne sono sicuro, ma sicuramente contribuire alla confusione tra gli stendardi della Brigata Ebraica e dello Stato di Israele, non aiuta nè una piena comprensione storica nè un’analisi critica del presente.

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