Svegliare i leoni, nelle viscere nascoste d’Israele che parlano di noi

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27 Febbraio 2017

Bianco, nero, chiaro, scuro, e chiaroscuri, giusto e sbagliato, giorno, notte, vergogna e passione, menzogna, verità, coraggio, eroismo, fantasmi, erotismo,vigliaccheria, aberrazione. «Come se un tombino di fognatura fosse rimasto aperto e la merda fosse risalita allagando tutto. La merda è lì, sempre, si sa. Ma non davanti a te, non sotto ai tuoi occhi». E che bello quando quel tombino non si apre. «Che bello il mondo quando gira nel senso giusto. Che piacevole girarci insieme. Dimenticarsi che sia mai esistito un altro senso. Che un altro senso è possibile».

Non a caso Ayelet Gundar-Goshen è un’israeliana trentacinquenne laureata in Psicologia clinica, attivista per i diritti civili del suo paese nonché scrittrice. Non a caso il suo Svegliare i leoni (Giuntina editore) è un affascinante, intenso, abbastanza straordinario romanzo che riesce a mescolare suspense e realismo, universalità, potenza, intimità. «E tu, che cosa avresti fatto?», ci chiede narrandoci non l’Israele del conflitto, ma una delle molte zone d’ombra che lì, in Israele appunto, esistono identiche alle macchie di oscurità nascosta di quella nebulosa che noi tutti ben conosciamo (o diciamo di conoscere). Immigrazione clandestina, sfruttamento, droga, orrore quotidiano, ricatto, perversione, antichi soprusi e tabù, brutalità, morte.
​Insieme ai mizrahìm, gli ebrei provenienti dal mondo arabo, insieme agli eredi delle famiglie ashkenazite dell’establishment, insieme ai beduini e agli arabi ecco uscire dal nulla – di quell’assoluto nulla ch’è l’illegalità – frotte di neri eritrei miserabili, figure a metà tra il brechtiano e il dantesco.

Non tento neppure di raccontare la trama, bisogna essere davvero bravi come Ayelet Gundar-Goshen per provarci. Basti dire che Liat Green, ispettore capo di polizia a Be’er Sheva, in mezzo al deserto del Negev, «conosce a memoria il suo uomo, perciò non conosce il colpevole», proprio perché nessuno conosce in realtà nessuno, e niente, nemmeno se stesso. La vita ci fornisce copioni da recitare su misura. E la bellissima e misteriosa Sirkit, la altezzosa ricattatrice eritrea, come osa avere nostalgia di quella spazzatura, del suo paese? «Non puoi avere nostalgia dell’odore di spazzatura, ma senza nostalgia in fondo cosa rimane, perché se ci definiamo in base a ciò che possediamo, sei messa proprio male, ma se ci definiamo in base a quel che abbiamo perso, allora congratulazioni, sei capolista».
​Svegliare i leoni è un lungo viaggio in luoghi reali e interiori, luoghi che ci circondano ma che noi non vediamo perché non vogliamo vedere. Che siano Israele o Italia, Europa o… dappertutto.

TAG: Ayelet Gundar-Goshen, Svegliare i leoni
CAT: Medio Oriente

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