Frammenti di un discorso amoroso per andare oltre l’odio online

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19 Dicembre 2018

Creatività, condivisione, collaborazione, rispetto, empatia, senso e responsabilità delle parole.  Questi alcuni dei frammenti per ragionare e agire in maniera attiva ed efficace oltre il contrasto dell’odio in rete.
Ci piace chiamare queste parole e movimenti “frammenti di un discorso amoroso” che sono risuonati a metà novembre nel corso del convegno finale di Love Speech. Un progetto sperimentale realizzato da ALA Milano Onlus, B-CAM Cooperativa sociale ONLUS e Street Arts Academy, co-finanziato da Fondazione Cariplo e supportato dal Comune di Milano presente al convegno con le consigliere Diana de Marchi e Sumaya Abdel Qader.
Il progetto, come ci ha raccontato Massimo Modesti di ALA,  ha coinvolto 2 Scuole, 1 Centro educativo, 1 Università per un totale di 8 operatori di cui 4 tutor 84 adolescenti e giovani, 24 sessioni di training con 5 esperti, 24 sessioni di research/academy che hanno dato vita a 3 messaggi affidati a video-foto, 8 progetti di campagne comunicative.
Love Speech ha preso corpo con uno stile collaborativo e bottom up accompagnato da percorsi di apprendimento condiviso. Troppo spesso i comportamenti in rete sono concepiti come boutade, scherzi finalizzati alla visibilità “acchiappa like” resi impersonali dagli “schermi” e dall’anonimato. L’odio online è percepito come qualcosa di distante perché, come ci hanno raccontato i ragazzi, “non mi riguarda”, “basta ignorarlo”, “è una cosa dei vip”. Love Speech ci ha permesso invece di ragionare intorno alle diverse strategie per il contrasto dell’hate speech; dall’ironia, all’auto-ironia, alla provocazione, alla disputa per argomentazioni razionali fino alla costruzione di un’identità solidale ricca di empatia. Un’identità animata da discorsi positivi, esperimenti di viralità positiva, all’insegna del sentirsi tutti “sulla stessa barca”, della possibilità di “mettersi nei panni degli altri” e coltivare rispetto per la dignità delle persone.

Il lavoro con i ragazzi e le ragazze ci ha fatto esplorare il portato di discorsi che maturano e rimbalzano tra rete (online) e territorio (offline) tra le pareti delle scuole,  gli spazi aperti dei quartieri, i luoghi di lavoro e di aggregazione della metropoli. La distinzione che un tempo ci faceva percepire dimensioni reali e virtuali della quotidianità non regge più perché tutto avviene nel presente in cui siamo immersi. Un tempo ipermediale fatto di attenzioni fugaci, immagini, video, messaggi mordi e fuggi. Un tempo spesso condito di aggressività e dileggio sparso a danno di persone per la loro origine, credo religioso, orientamento politico, sessuale,  aspetto fisico… Una retorica, quella dei discorsi di odio online, che si manifesta tra una massa di spettatori inermi e poco attenti dentro un imbarbarimento del discorso pubblico e privato che ci ha anestetizzati.

A questo proposito Stefano Pasta di CREMIT ha segnalato la necessità di promuovere “spirito critico” e “responsabilità” per passare da una condizione di “spettatori” a quella di “soccorritori”. La psicologa Michela Parmeggiani e Andrea Fianco di CSTG hanno citato le “ineliminabili tensioni aggressive che albergano in noi” invitando a passare “dalla rabbia all’aggressività positiva: online e offline”.
Laura Silvia Battaglia, ci ha preso per mano mostrando prime pagine di quotidiani costruite per “promuovere odio spacciandolo come libertà di stampa e di espressione”.
Aya Mohamed, a partire dalla sua esperienza di giovane vlogger, ha suggerito “l’utilità e l’efficacia di percorsi di educazione portati avanti con leggerezza e contatto nella relazione tra pari”. Dolores Forgione di Associazione ISES, ha perorato la causa della creatività da far fiorire con i giovani per “identificare” e “accerchiare” i fenomeni di odio in rete e promuovere un modo “positivo e attraente di essere social influencer”.
Alessia Giannoni di COSPE onlus ci ha invitato a “mettere in gioco” i ragazzi per promuovere “la cultura del dialogare rispetto a quella dell’avere ragione”.
Andrea Donati dell’ Associazione La Banda degli Onesti ha richiamato la necessità di essere capaci di “ridare un senso alle parole” e la consapevolezza del loro portato e genesi visto che “l’odio è un fenomeno di costruzione sociale e culturale”. Tema su cui ha insistito anche Joseph Sassou, di Ucai-Unione Comunità Africane d’Italia, parlando del bisogno vitale di “inquadrare l’uso delle parole come scelta” per abituarci tutti, fin dalla tenere età al piacere e alla fatica di mediare, litigare e vivere il contatto con “le storie della diversità delle persone in carne e ossa che sono la ricchezza del mondo”. In chiusura Giusy Scordo della Consulta Provinciale degli Studenti ha ribadito il contributo delle realtà di rappresentanza scolastica come elemento di lavoro attivo e capillare nelle scuole.
A coronamento del convegno spazio a Mastino che ci ha deliziato con questo frammento di love speech:
“Concedimi l’ultimo Tango al mio fianco fino a quando non cadiamo dal tappeto volando nelle notti arabe sul mondo che ci chiama già Millesimo secondo racconto di Sherazade. Due strade a senso unico si uniscono non c’è via d’uscita nella vita noi suoniamo all’unisono. È un accordo senza strumenti e per descriverne le note le parole non sono mai sufficienti. Oceano di sensi che riempi goccia a goccia creano componimenti senza aprire bocca è un dialogo senza frasi fatte che mette in me il diavolo sei un assolo di Charlie Parker. Accennato appena da ogni pena mi libera scivola sulla schiena sinuosa come vipera trasforma il suo veleno in nettare Ormai per me è impossibile farne a meno e smettere. Vorrei per lei la forza di cui sei capace per cambiare la forma storta alle sue giornate e asciugarle le guance dalle lacrime del pianto con le candide ali di un angelo dall’abito bianco. Conosce invisibili demoni tutti i miei punti deboli incredibili metodi alchemici. La formula più fly in ciò che fai tu mi leggi in braille l’energia che dai manco Einstein. Crei la vita sei la sfida lei Regina Mida scriba degli Dei nei miei sogni prima diva. Resta fida mia complice sei il suono del sitar per le tigri di Mompracem”.

Luca Rossetti
B-CAM Cooperativa Sociale ONLUS

TAG: effetto disinibizione online, istigazione all'odio razziale, odio, online, social media
CAT: Milano

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