Strategia di adattamento: i cittadini sono la soluzione, non il problema

26 Aprile 2020

Gestire una drastica limitazione delle libertà personali ed economiche, come quella che viviamo in queste settimane, e farlo in democrazia, è possibile soltanto facendo leva sulla fiducia dei cittadini e quindi sul loro consenso. I dati del ministero dell’interno e delle singole prefetture sulle sanzioni in relazione ai controlli effettuati durante il lockdown confermano che la stragrande maggioranza dei cittadini si è attenuta alle indicazioni ricevute. In definitiva si può dire che gli italiani, e tra questi i milanesi in particolare, hanno avuto fiducia nelle istituzioni preposte a gestire la crisi.

A ripercorrere i leit motiv della comunicazione istituzionale nei confronti dei cittadini, direi che non sempre vale il viceversa. Abbiamo ascoltato conferenze stampa intonate vuoi al registro del paternalismo, vuoi a forme di sceriffismo strapaesano: “Questa non è una vacanza!” tuonava a metà marzo il presidente Fontana ai lombardi, in giornate nelle quali vivevano un clima tutt’altro che vacanziero; “Non c’è bisogno di fare la spesa per Pasqua, cucinate quello che avete a casa”, gli faceva eco l’assessore Gallera il sabato santo, prima di scomparire dai radar. Da nord a sud – e non solo ai livelli locali – si sono ascoltati proclami che in alcuni casi hanno attraversato i confini nazionali. Penso alle incursioni sui sessantenni, a uscite come quella sui centri estivi “da scordarsi” (come fossero un capriccio da bambini petulanti) e alle espressioni utilizzate per descrivere la cosiddetta fase 2: “non sarà un liberi tutti!”. Messaggi che, al di là del merito, mostrano come chi sta gestendo la crisi non sembri fare affidamento sull’unica risorsa che abbiamo per vincere la sfida: la consapevolezza, la collaborazione e la fiducia dei cittadini.

Forse la mancanza di donne nelle linee di comando c’entra qualcosa. Molto si è detto della conferenza stampa in cui Angela Merkel spiega ai tedeschi la matematica del contagio: una conversazione tra una governante ed un popolo di persone adulte, in grado di farsi un’idea senza essere nè blandite nè spaventate. Non discoli ribelli da mettere in riga ma alleati consapevoli in una battaglia comune.

Proprio adesso che ci avviamo verso una fase di parziale allentamento delle misure restrittive, l’alleanza diventa cruciale. I cittadini devono contare su regole che abbiano senso e si accompagnino ad una riorganizzazione del sistema sanitario nella direzione di maggior vigilanza territoriale (quella che è mancata soprattutto in Lombardia); chi ha responsabilità di governo deve dimostrare fiducia nella capacità dei cittadini – quindi anche degli anziani e dei bambini! – non solo di interpretare correttamente le regole, ma persino di suggerire strade da percorrere.

Sull’idea che i cittadini siano parte della soluzione, non del problema, si fonda la Strategia di adattamento pubblicata dal Comune di Milano, aperta da lunedì 27 aprile ai contributi e ai suggerimenti. Come si è dimostrato una volta di più nel lockdown, senza le iniziative dei volontari, delle associazioni, delle aziende non saremmo riusciti a gestire un sistema capillare di consegne pasti a domicilio a persone in difficoltà, nè ad attivare servizi collaborativi volti a infrangere il muro della solitudine e del confinamento. Questa stessa energia dev’essere valorizzata ancora più nelle complesse settimane che ci aspettano. Il protagonismo delle comunità è l’antidoto a paternalismo e dirigismo.

TAG: coronavirus, milano, partecipazione, Stato e cittadini
CAT: Milano

Un commento

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  1. alding 4 anni fa

    Concordo pienamente, anche perchè – avendo risolto il problema del rischio di sovraccarico delle strutture sanitarie – se qualche incosciente decide di non rispettare le regole, oltre a rischiare le sanzioni rischierà anche la sua pelle, cosa che ha sempre potuto fare nella vita viaggiando a 200 all’ora sulle strade o facendosi di droga. La società a un certo punto si basa su persone responsabili, non su bambini capricciosi e su istruttori menosi.

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