Insegnanti senza diritti: “Per favore aiutateci”

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15 Luglio 2021

“Non abbandonateci un’altra volta”. “La prego, si ricordi di noi. È l’unico che ne parla, faccia sentire ancora la nostra voce”

Ci sono oltre 20.000 docenti che il 1° settembre del 2020 sono stati assegnati a cattedre praticamente impossibili da dirigere. Uomini e soprattutto donne, tantissime donne, costrette ogni giorno a farsi anche 300 km in treno o in macchina per andare a lavoro.

Obbligate a preparare le lezioni durante i viaggi, all’interno di treni fatiscenti e spesso in ritardo: non viaggiano in prima classe e neppure con l’alta velocità. Non possono permetterselo, i treni costano troppo. Professori che non hanno la possibilità di pagarsi un appartamento per restare nelle città in cui vengono assegnati: la busta paga non lo consente. In passato era possibile ottenere delle assegnazioni temporanee vicino casa, in modo da rendere praticabile l’esercizio dell’insegnamento, invece tutto quello che sono riusciti ad ottenere è che il trasferimento, di solito quinquennale, diventi triennale.

Date le condizioni, alcune di queste insegnanti si sono messe in malattia; altre hanno semplicemente contratto il Covid in treno, eliminandosi in modo automatico; altre ancora hanno resistito come meglio hanno potuto, mentre il loro destino era comodamente gestito da un algoritmo partorito dal Miur: che ha creato un incastro caotico organizzato con la creatività di uno psicolabile con irrisolti problemi familiari.

Sono scesi in piazza, questi docenti, hanno manifestato davanti alle istituzioni e alle telecamere, hanno sistematicamente cercato di far valere le loro ragioni e quando hanno visto un giornalista che era disposto a scrivere di loro si sono gettati a capofitto, nella speranza di trovare un interlocutore che desse voce alle loro parole, alla loro rabbia, alla rassegnazione, all’indignazione. Solo che prendersi cura di loro appare un’incognita, un’utopia.

Figli di diverse graduatorie, unite dallo stesso destino, “vincolato”, che fa capo ad una legge del dicembre del 2019.
Il personale docente si è visto negare il diritto alla mobilità.

Certo: era sancito dal bando di concorso ma almeno prima era ammessa l’assegnazione provvisoria. Il diritto cioè al ricongiungimento familiare. Oggi anche quella è stata negata.

Non sono bastate le proteste, le manifestazioni, gli appelli alla politica. La trattativa Stato – docenti, non ha lo stesso peso di quella Stato Bonucci. Forse, ci avesse pensato il centrale juventino, oggi i docenti sarebbero assegnati con criteri razionali, anziché con quelli di uno stupratore seriale con gravi deviazioni mentali.

“È davvero certo, il ministro Bianchi, che negare le assegnazioni provvisorie, istituto che tutti i docenti provenienti dalle medesime graduatorie hanno sempre avuto, sia il metodo migliore per avviare il corretto svolgimento dell’anno scolastico con tutti i docenti in cattedra?” Questo l’appello lanciato in un documento datato 22 Giugno dal coordinamento degli insegnanti, vittime del disorientamento politico di alcuni rappresentanti delle istituzioni.

Siamo davvero certi che tutti i docenti vincolati che hanno appena concluso l’anno di prova, saranno tutti in sede il primo settembre?

Questo il quesito che pongono i docenti. E a giudicare dal disinteresse con cui l’intera faccenda viene trattata, non si può più escludere che alcuni insegnanti adottino contromisure adeguate. Per molti di loro continuare così non è possibile. Non si può chiedere alla scuola di essere una palestra di educazione morale, violando i diritti (umani) di chi quell’educazione dovrebbe garantirla.

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CAT: Milano, Precari

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