“Suvvia, non siamo mica Kierkegaard!”

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19 Febbraio 2019

Quando si discute di moda, solitamente è difficile far comprendere che non si tratta semplicemente di una questione vezzeggiativa legata all’apparenza o al piacere del possesso personale.

Se chiudiamo gli occhi e richiamiamo alla mente una qualsiasi epoca, non è raro che i primi pensieri a prender forma nell’immaginario collettivo siano proprio quelli legati ai personaggi storici e alle loro vesti: e così il ‘500 sono le tronfie brache a righe dei lanzichenecchi, il ‘600 le carnose perle di fiume posate sui velluti lussuriosi delle signore per bene, l’800 i corsetti vittoriani immacolati delle pallide dame inglesi e i cilindri dei gentiluomini in bicicletta, e via dicendo.

Se volessimo applicare questo stesso gioco all’immagine di Karl Lagerfeld, potremmo immaginare un ‘700 perfettamente a suo agio nel nuovo millennio di cui ha ripreso, con intelligenza sagace e divertimento disinibito, il minimalismo formale delle apparenze senza rinunciare all’orgoglio fiero della propria anima fiorita, sontuosa e rococò.

In Lagerfeld Confidential, documentario di Rodolphe Marconi dove per la prima volta oltrepassiamo con la telecamera la barriera “mistica” dell’icona, ritroviamo un inaspettato essere umano animato da una lucida tenacia e da una succosa curiosità genuina verso le cose del mondo: dalla pellicola emergono trionfali e monolitici l’amore per i libri, la presenza fondamentale della musica nella quotidianità, la concentrazione trascendentale tipica dei bambini impegnati ad esistere nel “qui ed ora”, il sorvolare del buffo sul malinconico con salda saggezza e pragmaticità che mai rivela tratti di rassegnazione o di tristezza paralizzante (l’amore della sua vita morì ed ebbe una madre particolare nel suo genere. Interessante a tal riguardo il libro Il mondo secondo Karl edito da Rizzoli).

Con Lagerfeld non muore nulla, al contrario: tutto rinasce, come quel ‘700 ritrovatosi divertito nel nuovo millennio e che lo ha fatto suo senza imporre i suoi dettami e senza rinunciare a ciò che aveva da dire, da dare, e da essere. Con il suo pensiero resta un albero ben piantato ricco di frutti per chi saprà arrivare abbastanza in alto con le proprie braccia e trarre la giusta ispirazione da un uomo che non fece della moda una ragione di vita lasciandosene dominare, ma a cui prestò la vita in maniera disinteressata dominandola, e che per questo ottenne tutto.

Quando gli stilisti si scervellano troppo li trovo noiosi e ridicoli; creare abiti è importante sì, ma sono solo abiti. Suvvia, non siamo mica Kierkegaard!

– Karl Lagerfeld

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CAT: Moda & Design, Parigi

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