cartoline acustiche da venezia #01

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8 Marzo 2020

In questo periodo non facile per le relazioni sociali, iniziato molto prima del virus, ho pensato spesso alle nuove forme di “corrispondenza breve“, come ad esempio la mutazione dei cartoncini con francobollo in selfie/post da condividere. La cosa che m’interessa è che non c’è, a mio parere, solo una evoluzione fisiologica del mezzo ma anche della sua funzione. La funzione delle cartoline era quella di “corrispondere“, di farti sapere che pur lontano da te ti penso attraverso una immagine/sintesi all’opposto della funzione del selfie che è, sostanzialmente, far conoscere a un ipotetico “tutti“ (quindi nessuno?) il mio autoritratto. Non penso più a come stai (senza di me?), anche perché non ho minimamente idea di chi tu sia, ma a come mi vedi (?).

E se la cartolina rinascesse  in forma acustica?

L’orecchio capta i suoni e li trasmette alla corteccia cerebrale, che è capace di produrre un’immagine mentale dell’oggetto sonoro.“

Jeanne-Pierre Changeux – neurobiologo da I neuroni magici. Musica e cervello di Pierre Boulez, Jeanne-Pierre Changeux e Philippe Maunury – Carocci Editore.

Immaginate d’esser degli interpreti in scena, alla fine di uno spettacolo che vi ha visti protagonisti. Preferireste un lungo e sonoro applauso da una platea al buio o un lungo applauso “muto“, senza suono alcuno, da una platea illuminata? Non so voi ma io opterei per la prima ipotesi. Non è forse il suono, considerato erroneamente dai più come arredamento dell’immagine, il costruttore delle fondamenta delle nostre visioni interiori?

Questo ciclo di Acoustic Postcards Venice che comincia oggi (il titolo ufficiale è in inglese perché la sfida impossibile è quella di pubblicarle su Instagram ovvero la piattaforma dedicata all’immagine) si pone lo scopo di provare, seppur per qualche secondo, ad attivare l’ascolto. E perché ho scelto Venezia? Perché Venezia, turisti permettendo, è una città acustica, quindi una città dell’ascolto. La morfologia stessa della città, che del suono è come una sorta di grande cassa di risonanza, sembra essere stata pensata più da maestri liutai che da architetti. Non parlo ovviamente solo del labirinto di rifrazioni acustiche di suoni concreti come l’acqua, i palazzi e via dicendo, ma dell’invenzione urbanistica, fra i tanti possibili esempi, del campiello come palcoscenico ideale dell’incontro e quindi del grande teatro delle voci, dei corpi, delle idee, e delle visioni di una cultura umanistica.

La prima cartolina che vi invio Children’s Corner, e che spero invierete anche voi ai vostri amici, l’ho dedicata a mio padre Sergio Liberovici che, oltre ad esser stato un compositore, era anche un didatta molto attento alla sensibilità musicale dei bimbi. Si ispira, come tutte le cartoline che condividerò, ad una catena di suoni captati in una zona specifica di Venezia. In questo caso il Campiello Albrizzi registrato dalla finestra di un caro amico il musicologo Veniero Rizzardi.

Le cartoline acustiche sono “oggetti sonori“ di una durata fra i 58/60 secondi e sono pensate come fossero cartoline scritte. Per continuare il parallelo con le cartoline di cartone hanno una “immagine“ – il frammento di soundscape scelto – e una dedica/pensiero che in questo caso è un mio intervento creativo (uso di strumenti, manipolazione dei suoni ecc.) sul soundscape di partenza.

Buon ascolto e… alla prossima! A.

 

TAG: acoustic_postcard_venice, Jeanne-Pierre Changeux, Philippe Maunury, Pierre Boulez, Sergio Liberovici, Soundscape, venezia
CAT: Musica

3 Commenti

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  1. piccoloelle 4 anni fa

    Complimenti per l’iniziativa molto interessante. Se posso permettermi, trovo la scelta di inserire la musica assolutamente superflua e disorientante in palesemente non diegetica. Il solo ambiente ( con eventuale musica diegetica ) è più forte, più emotivo e più narrativo.

    Per curiosità ( ad una sorta di analogia con il tuo “turisti permettendo” ) se posso ti invito a leggere questa breve riflessione :
    https://www.linkedin.com/pulse/venezia-e-covid-19-può-un-virus-essere-considerato-una-liotard/

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  2. piccoloelle 4 anni fa

    Scusa.. la connessione dal treno è impazzita.. non so come cancellarli ..

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  3. andrea.liberovici 4 anni fa

    ciao ti ringrazio per il tuo interesse: dunque non sono un documentarista, professione stimatissima, ma un compositore e quindi faccio musica, a volte con strumenti convenzionali, a volte con l’elettroacustica altre volte utilizzando il suono di una matita che cade a terra. Trovo molto interessante che tu ti senta emotivamente molto più toccato da un suono registrato che, bada bene anch’esso “suono“ d’autore visto che l’ha scelto, registrato ecc. (il documentarista è nei fatti un autore), rispetto ad un suono ampiamente “lavorato“ ma questa è una questione di gusti. Personalmente ciò che ritieni disturbante perché “palesemente non diegetico“ è esattamente uno dei miei obiettivi : porre delle “trappole“ all’interno di un suono “ovvio“ al fine di attivare un ascolto più attento…

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