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Musica

Cose viste, cose fatte, cose sentite – Vinicio Capossela a Pisa

di Marco Bennici
10 Luglio 2019

Del concerto di Vinicio Capossela a Pisa si è raccontato solo la parte più eclatante, l’invasione di Piazza dei Miracoli a opera di un collettivo di studenti che lamentavano il caro-biglietti. Niente è stato invece detto dai giornali sulla caratteristica di atto unico dell’evento e del contesto in cui si è tenuto lo spettacolo. Il tema era ‘Il trionfo della morte’, richiamando il dipinto del Camposanto Monumentale di Pisa di Buonamico Buffalmacco e anche l’ultimo album di Vinicio che canta di uomini e di bestie e in cui alla morte è dedicata anche un’intensissima danza macabra. Vinicio Capossela già da alcuni anni organizza questi suoi ‘atti unici’ che fuoriescono dalla forma concerto tipica della musica leggera, andando a legare le performance ai contesti particolari delle sue esibizioni come è quello di lunedì scorso a Pisa, uno scenario immerso tra il Palazzo dell’Orologio con la torre del conte Ugolino e, poco distante da lì, il camposanto di Piazza dei Miracoli con quel dipinto a cui era intitolata la serata. Quella che viene celebrata sul palco è una grande messa laica per tutte le umane creature, comprese quelle come il conte Ugolino, genti senza vezzo [atti di amorevole affetto], assortite male e cresciute peggio. Perché l’uomo è questo, racconta Vinicio, alto e basso, basso e alto, tutto insieme, e spesso l’uomo non cerca nemmeno di ampliare il proprio vocabolario e di evolversi. Quelle di Vinicio sono canzoni non facili, sia nel tema musicale che nell’argomento trattato, dentro ci sono echi medievali e risonanze di musica bandistica, sono pezzi fuori dalla forma canzone, brani nella cui composizione emerge quel talento unico che solo Capossela sa avere. Ogni fiore non nasce mai a caso, c’è un grande progetto dietro, e ricerche, e notti di passione. E’ un grande girotondo quello a cui si gioca sul palco, qualcosa che richiama appunto le immagini del Camposanto Monumentale, dame, cavalieri, musici, canzoni, tutti pronti per andare a caccia in allegra brigata. Mi viene da pensare che Vinicio Capossela avrebbe dovuto fare l’architetto, fosse stato così avrebbe riempito il mondo di cose belle, perché, come dice lui stesso, il vuoto è un’immensa risorsa. Come cantautore se la cava molto bene lo stesso, anche se nel mondo resta un vuoto stilistico e ideale che difficilmente colmeremo. Un bambino piccolo grida “bravo Vinicio”, e sicuramente ha percepito l’intensità della rappresentazione a cui stiamo assistendo. Quando gli studenti del collettivo fanno irruzione in piazza aleggia un po’ ovunque il timore di qualcosa di sgradevole, in molti si allontanano dei posti a sedere temendo disordini. Poi tutto si ricompone, e la folla si ricompatta. A me viene per un istante a mente il dibattito sui porti, apriamoli i porti, mi dice una voce, e ci sono immagini che si sovrappongono, come le sensazioni che ho provato girandomi e vedendo arrivare da dietro alcune decine di persone euforiche per essere riuscite a passare il varco. Alla fine delle serata mi resta solo la certezza che è stata una magnifica festa, in cui si è celebrata anche una piccola resurrezione al grido di gio-o-ia. Una festa in cui c’è stato posto per tutti, perché il mondo si salva solo tutti insieme, ballando.

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