La musica bisestile. Giorno 141. Johnny Cash

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14 Novembre 2018

Johnny Cash è appena uscito di galera. La sua carriera sembra finita. Invece lui ottiene il permesso di suonare per i carcerati, convince la sua ragazza che resterà clean, lei accetta di sposarlo, nell’arco di due ore il suo destino cambia completamente, due ore di musica indimenticabile

 

AT FOLSOM PRISON

 

Il 13 gennaio 1968, Johnny Cash, June Carter, Carl Perkins e la loro band di accompagnamento, i Tennessee Three, suonarono dal vivo dalla mensa del carcere di massima sicurezza di Folsom, in California, in uno dei concerti più intensi, esaltanti rabbiosi e sarcastici della storia. La leggenda dice che, durante quel concerto, June Carter abbia finalmente accettato di sposare Johnny Cash. Johnny, che era uscito di prigione da poco, e che aveva finanziato l’organizzazione del concerto e della registrazione con i propri soldi, parlava alla gente di cui si sentiva parte, contravvenendo a tutti gli accordi presi con la direzione della prigione, che voleva evitare che si scaldassero troppo gli animi.

“At Folsom Prison”, 1968

Avevano paura che finisse a schifio, in un oceano di violenza, ed invece Cash fu capace di andare a raggiungere il bambino nascosto nel profondo del cuore di ognuno dei galeotti, facendoli piangere, e non esplodere. Lo fa senza pathos, ma cantando in una trance, quasi da ubriaco, con un sarcasmo autodistruttivo che il suo pubblico ha amato e rispettato. Naturalmente il concerto è stato indimenticabile, ed il disco un grande successo commerciale, che rilanciò la carriera di Cash in un momento in cui la sua stella, come quella di Elvis Presley, sembravano al tramonto.La gente cui canta Cash non è solo un popolo di carcerati, ma un popolo di diseredati, di esclusi, di marginalizzati, di gente con un livello culturale basso ma un’energia immensa, una voglia di battersi ed una grande frustrazione.

Ascoltata oggi, questa musica è superata fino quasi a suonare buffa, ma io rispetto profondamente la capacità che Johnny e June hanno avuto, lungo mezzo secolo, di parlare al cuore di una popolazione di contadini litigiosi e paranoici, lontani da qualunque idea di casa natale, attaccati alla bandiera imbrattata di sangue di un continente straniero ed alieno come ci si attacca ad un salvagente. Ho sempre odiato l’America, terra di inusitata violenza e manipolazione, che, come diceva Gaber, distrugge l’essere umano dal di dentro. Ognuno suona vuole, ma tutti suonano come vuole la libertà. Ma non tutti, e non solo Dylan. Johnn Cash era anche lui un cavaliere nero, lui e la sua amata, la perfezione.

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CAT: Musica

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