La musica bisestile. Giorno 175. The Pretenders

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1 Dicembre 2018

Chrissie Hynde è la grande regina del rock britannico. Ce l’ha fatta perché è brava, perché più dura del titanio, perché è riuscita a divenire un’icona sexy anche se era così sgraziata che si incazzava come una pantera se qualcuno scattava foto ai concerti. Ed è rimasta quella pantera al titanio, la migliore fin dall’inizio

 

PRETENDERS

 

Ero per lavoro a Grasse, la capitale europea del profumo, nel sud della Francia, una splendida cittadina su una collina, circondata da campi infiniti di lavanda, a pochi chilometri da Antibes e St. Tropez. La sera, nell’enorme terrazza dell’albergo, suonava Robbie McIntosh, l’ex chitarrista dei Pretenders, di Paul McCartney & Wings e di molte altre band. Un turnista affermato, con problemi di alcool, che ora era finito laggiù, dove aveva sposato un’insopportabile cantantucola locale, e le faceva da band. La caduta degli Dei, pensai.

“Pretenders”, 1981

Come può uno come lui ridursi in quel modo? Dopo il concerto (genere: Al Bano suonato lento e con voce suadente) sono andato a parlargli, ed abbiamo bevuto un succo di pesca insieme. Mi ha detto che suonare, per lui, è sempre stato solo un lavoro. Che arrivò ai Pretenders perché la metà dei membri originari era morta di overdose nel primo tour internazionale, e Chirssie Hynde non conosceva nessuno per sostituirli. “Non ci crederai – mi ha detto – è una delle donne più brutte del mondo, ma non c’è un solo uomo che non si sia innamorato perdutamente di lei. Un miscuglio di fragilità ed arroganza, talento ed incredibile sensualità, di rabbia e disperazione, che insulta il pubblico dicendo: sono una cozza, se mi fotografi scendo dal palco e ti spacco il culo. Oppure: sei carinoooo, perché non fate entrare questo ragazzo nudo nel backstage per quando ho finito?”

Lei, dopo aver registrato e pubblicato “Learning to crawl”, gli aveva detto di no – stava lasciando il cantante dei Simple Minds, Jim Kerr, e nessuno sapeva che avesse già una relazione segreta con Ray Davies dei Kinks, e lei gli aveva detto: “Sei bravo, suoni bene, non roviniamo tutto”. Sicché lui finì il tour ed andò a suonare con Paul McCartney. Va da sé che The Pretenders, praticamente, è Chrissie più chi capita, e che sia lei a fare la parte più importante. La sua idea era di importare la musica beat nelle armonie del punk, ed in quel senso il primo disco è davvero un capolavoro insuperato. Lei veniva dall’Ohio, ed era scappata a Londra nel 1973, a 22 anni, perché era innamorata di Malcolm McLaren, l’impresario dei Sex Pistols e delle più grandi band del punk londinese. Arrivata in Inghilterra, Malcolm la mandò a lavorare come commessa dalla moglie Vivianne Westwood, la più grande icona inglese della moda, e la fece suonare come turnista nelle registrazioni dei dischi dei Clash e dei Damned.

Nelle pause, negli studi, insieme al famoso produttore Nick Lowe ed al batterista dei Mötörhead, Phil Taylor, aveva registrato alcune delle sue canzoni. Malcolm McLaren le ascoltò e l’aiutò a mettere insieme una band di disperati del punk londinese, che in due settimane registrarono questo disco stupendo e, in un solo mese, scalarono le classifiche inglesi ed americane. Quando la casa discografica stava rimasterizzando le canzoni, Lowe chiese a Chrissie come si chiamasse la band. Lei non ci aveva pensato. Il nome venne scelto lì per lì al telefono, pensando alla famosa canzone dei Platters. Un nome che a Chrissie sta benissimo, perché ne descrive la natura. Finalmente un rapace tra le donne che suonano, e non una bambola.

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CAT: Musica

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