La musica bisestile. Giorno 223. Cream

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25 Dicembre 2018

Erano un trio fenomenale ed hanno scritto una pagina straordinaria di musica, ma non potevano durare. Tre egotici non possono lavorare insieme a lungo

DISRAELI GEARS

 

I primi anni 60, in Inghilterra, sono stati gli anni in cui, parallelamente alla musica beat ed allo skiffle, si è affermato un rhythm’n’blues bianco, partito con John Mayall, Graham Bond, Otis Spann, i Traffic, poi seguiti dai Rolling Stones, gli Yardbords ed i Powerhouse (Steve Winwood, John Paul Jones dei Led Zeppelin e Jack Bruce). Si tratta di un unico ambiente di amici – o comunque di colleghi che si stimano – e che, inizialmente suonano un blues relativamente succube di quello americano, nonostante Otis Spann sia l’unico nero che faccia parte di quel giro di amici. Ma tutto era in divenire, anche perché Graham Bond, un occultista suonato ed insopportabile, era un uomo difficile con cui lavorare, e gente come Jack Bruce e Ginger Baker cercavano disperatamente un’alternativa.

“Disraeli gears”, 1973

Eric Clapton, che era forse il miglior chitarrista in circolazione, era anche lui a caccia di una band che gli desse la possibilità di sviluppare un sound leggermente diverso, e quindi, quando Robert Stigwood propose di creare un supergruppo con i transfughi di Graham Bond, e senza Jimmy Page (che era agli Yardbirds e con cui Eric Clapton non si è mai capito). Stigwood è stato da sempre un visionario, ed ha lanciato tantissime band (come i Bee Gees), ed in quel momento è stato colui che, alla Universal, aveva avuto il sentore che ci fosse spazio per un nuovo blues bianco, e fondò una sua etichetta, la Reaction Records, che aveva solo artisti che vennero organizzati in band create a tavolino, come i Cream, e che partirono dal blues per cercare una musica bianca (quindi psichedelica) per dare un contenuto originale a quello che era un suono tradizionalmente nero.

Il loro primo concerto, alla fine del 1965, dimostrò un grandissimo potenziale, anche perché ciascuno dei musicisti aveva canzoni sue suonate “male” nelle band di origine, oppure nemmeno suonate, e quindi i Cream avevano da subito un serbatoio di grandi canzoni, anche se affogate in interminabili asoli e con arrangiamenti più che raffazzonati. “Disraeli Gears”, invece, è stato un disco uscito alla fine del 1966, con un vero tour alle spalle, e tante ore di prove, di discussioni, di correzioni. I soldi erano pochi, e molte delle canzoni sono state registrate in presa diretta ed in mono, perché meglio non si poteva, ma si tratta di un vero e proprio capolavoro, che ha continuato a vendere sempre più, col tempo, perché il pubblico non si è accorto subito di cosa ci fosse.

La Reaction distribuiva (per modo di dire) con la Polydor, e per oltre sei mesi “Disraeli Gears” era disponibile sono in Inghilterra e soprattutto con un invio per posta. Ma nel 1967 e nel 1968 i Cream saranno la più importante band inglese oltre ai Beatles, e scriveranno, in pochissimi mesi, tante altre canzoni straordinarie. Questo primo disco, però, è rimasto insuperato.

 

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CAT: Musica

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