La musica bisestile. Giorno 267. I Dik Dik

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16 Gennaio 2019

A volte anche dal complessino dell’oratorio può uscire fuori il gruppo beat che porta avanti la storia del rock cantautorale italiano

SOGNANDO LA CALIFORNIA

 

Erano il complessino beat dell’oratorio di una parrocchia di Milano agli inizi degli anni 60. Erano bravi chierichetti, ragazzini gentili di famiglie operaie e per bene, ed il parroco decise di impegnarsi per loro e portò una cassetta fino a farla sentire all’Arcivescovo Montini, che due anni più tardi sarebbe stato eletto Papa con il nome di Paolo VI. La loro grande qualità, avendo imparato a suonare in chiesa, era saper fare dei cori a più voci come in Italia, allora, non li sapeva fare nessuno, nella musica giovanile. Cantavano un paio di canzoni dell’ortodossia cattolica, e poi una canzone di Lucio Battisti dei tempi precedenti al suo incontro con Mogol. La canzone gliel’aveva data la Ricordi che, su pressione di Paolo VI, aveva offerto un contratto alla band.

“Sognando la California”, 1966

Da quel momento in poi le cose hanno preso una loro dinamica, del tutto inattesa, ed i Dik Dik divennero improvvisamente una vera band, interpretando in italiano i cori dei Mamas & Papas, arrivando in hit parade con “California Dreaming” (Sognando California). Da quel momento in poi i Dik Dik sono diventati gli interpreti italiani del flower power, traducendo una ventina di grandissimi successi di Bob Dylan, di Scott McKenzie, dei Procol Harum, e poi offrendosi di essere i turnisti in sala di registrazione per Rita Pavone, per Riccardo Del Turco, di Ornella Vanoni, e soprattutto di Lucio Battisti: i Dik Dik registrano molte canzoni di Mogol / Battisti, spesso Lucio suona la chitarra nelle loro registrazioni, in ogni caso i Dik Dik accompagnano Battisti dal vivo.

E poi arriva “Wightis Wight” del cantautore francese Robert Delpech. Il testo francese è straziante e patetico, ma la melodia è bella, ed i Dik Dik ci mettono su un testo credibile e poi, con i loro cori, trasformano la canzone in un inno alla nostalgia del movimento hippie. La loro versione è talmente strepitosa da entrare in classifica ovunque – Francia compresa. Sull’onda di questo successo la band inizia a scrivere anche canzoni proprie, e con “Viaggio di un poeta”, “Io mi fermo qui” e “Storia di periferia” indovinano tre canzoni che innalzano i Dik Dik al livello di band come i Nomadi. Ma è purtroppo soltanto una breve stagione. Tra il 1969 ed il 1973 escono tutte le cose migliori, poi il gruppo si sfalda, iniziano i primi cambiamenti della formazione, il livello musicale crolla. Ma anche questa, come molte altre schede che ho fatto, hallo lo scopo di non dimenticare momenti importanti della musica…

 

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CAT: Musica

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