La musica bisestile. Giorno 274. The Tremeloes
La prima grande cover band inglese divenuta famosa traducendo le hit della musica beat italiana
HERE COMES MY BABY
Negli anni in cui I Beatles si facevano le ossa ad Amburgo, e l’Inghilterra era dominata dalle belle voci di Georgie Fame, di Gene Pitney o dal blues bianco, le case discografiche avevano band di turnisti, molto bravi, che registravano praticamente tutti i dischi di tutte le band, che non erano altro se non coretti di ragazzini, vestiti da scena londinese, o da mods, o da teddyboys, che cantavano su arrangiamenti altrui. I Tremeloes no, erano una vera band, ed i suoi componenti erano tecnicamente in grado di suonare la musica che avrebbero voluto fare.
Erano ispirati da Buddy Holly, soprattutto, e poi da Gene Vincent, da Del Shannon, insomma dai grandi degli anni di American Graffiti, e si erano fatti una fama, molto velocemente, come cover band. La grande qualità di Brian Poole e dei suoi amici era che fosse capace di scegliere brani altrui fatti molto male, a tirare via, lati B di 45 giri di cantanti importanti come Roy Orbison, e trasformarli in modo profondo in canzoni in grado di battersi per la hit parade. Così, mentre i Beatles uscivano allo scoperto con “Love me do” e poi con i loro grandi successi skiffle, i Tremeloes arrivavano in classifica co0n brani che altri avevano scartato. Furono anche i primi ad interessarsi per le hit pararde di altre nazioni, andando ad esempio a comprare i diritti per le versioni inglesi di autori italiani come Riccardo Del Turco, Oscar Prudente, Herbert Pagani, Nico Fidenco.
Il loro primo album, quello che vi propongo, diede quattro ceffoni a Please Please Me dei Beatles e restò al primo posto per due mesi. Era stato costruito con una cover di Cat Stevens (“Here comes my baby”), due di Riccardo Del Turco (“Suddenly you love me” e “July”), una di Orietta Berti (“My little lady”), una dei Four Seasons ed una sola canzone propria. Da questo album sono usciti otto singoli che hanno scalato le classifiche, ed hanno piazzato i Tremeloes in cima all’attenzione delle TV europee (Germania, Olanda, Francia, Scandinavia).
Hanno continuato così per una decina d’anni, poi si sono stufati. Non hanno litigato, la band esiste ancora e suona un paio di volte l’anno, semplicemente i cinque ragazzi hanno deciso di fare altro. Uno di loro è architetto, un altro lavora per un’importante cantiere navale, un altro ha usato i soldi per comprare un enorme appezzamento di terra e vive con il suo vino sudafricano, solo Brian Poole ha continuato a guadagnarsi da vivere come produttore musicale. Il nome della band è oramai dimenticato, ma sono un pezzo importante della musica beat mondiale degli anni 60.
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