La musica bisestile. Giorno 291. The Marshall Tucker Band

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28 Gennaio 2019

Visti dall’Europa, i diversi percorsi del country rock sono insondabili, oscuri, sconosciuti: per questo bisogna conoscere chi è divenuto, con gli anni, il discrimine di uno dei generi del country

THE MARSHALL TUCKER BAND

 

Ci sono band che hanno dei percorsi inimmaginabili, e quando le racconti la gente sgrana gli occhi incredula. Se ascoltate MTB, vi salta subito all’orecchio il fatto che si tratti di una southern rock band (come i Lynyrd Skynyrd), ma con tratti distintivi particolarissimi, come l’uso del flauto, che fa piuttosto pensare ai Canned Heat o a qualche altra band di hippie californiani. Dopodiché si nota subito che siano compassati, non trascinanti come i Doobie Brothers o la Flying Burrito – quindi quasi più vicini alla Allman Brothers Band.

“The Marshall Tucker Band”, 1973

Per carità, ognuno suona come vuole, l’importante è avere un proprio stile e fare cose che diano soddisfazione, e MTB è oramai sul palco da 45 anni, il che vuol dire che, in qualche modo, i ragazzi si divertono ancora. Oltretutto oggi loro suonano le stesse canzoni di allora, ma le fanno molto più veloci ed incisive: i tempi sono cambiati. MTB nasce in un paesino della South Carolina su iniziativa di due fratelli, il bassista Tommy Caldwell ed il chitarrista Toy, più alcuni dei loro compagni di classe. La band prova insieme già all’inizio degli anni 60, naturalmente suona delle cover, nessuno di loro è ancora pronto.

Poi si ferma tutto: a 18 anni il chitarrista e cantante, Toy Caldwell, parte volontario per il Vietnam. Racconta di aver creduto che fosse importante per difendere la democrazia nel proprio paese, di aver creduto alla propaganda, di non aver avuto nessuna vera idea dei rapporti di forza e di diversità tra Stati Uniti ed i “musi gialli”. Toy si prende una pallottola, sopravvive per miracolo, lo mandano a casa, lui resiste due mesi e poi riparte, non riesce più a far meno dell’adrenalina, a casa non sa che fare, non ha voglia di lavorare in fabbrica, crede che la nazione gli debba qualcosa. Si becca un’altra pallottola, e stavolta capisce: al terzo giro a casa non si torna, si fa il cadavere in Indocina, e questo è persino meno divertente che lavorare in fabbrica.

Quando, nel 1969, MTB inizia a suonare insieme nel tempo libero, l’idea è di divertirsi, di essere leggeri, di scaricare la tensione accumulata pensando troppo, faticando come ciuchi, avendo l’impressione che qualcuno abbia tirato i dadi del destino per loro, ed abbia perso in loro vece. Poi, nel loro paesino, a Spartanburg, viene a suonare la Allman Brothers Band. Siamo nella primavera del 1973, e Paul Hornsby, il produttore dei fratelli Allman, chiede se sia possibile che ad aprire il concerto sia una band locale, e viene scelta MTB. Hornby e Gregg Allman li ascoltano suonare ed offrono loro un contratto discografico con la Capricorn. Sei mesi dopo esce il primo album, e la canzone “Can’t you see”, di Toy Caldwell, entra nella hit parade d’America, e poi persino in quelle europee. Quando si va a registrare il secondo album, per i ragazzi del maresciallo Tucker è ponto un tour con 150 date ed un mare di soldi.

La storia va avanti come un lunghissimo lieto fine finché, nell’aprile 1980, il fratello minore di Toy, Tommie, muore in un incidente automobilistico. Toy è prostrato, non vuole più far nulla, e comunque i dischi successivi sono come svuotati dell’anima. Gli altri vanno avanti ancora, ma Toy non si è mai più ripreso, e non suona più: “Era una cosa nostra. Sapere che vuoi bene ad una persona che è esattamente come te, e che puoi affidargli la vita, come se fossimo nella jungla e ti sparano addosso. Sapere che ci controlliamo a vicenda, niente cazzate con l’alcool o le droghe, ma solo essere vivi e felici, perché siamo in due, e la vita è stata generosa con noi. Poi Tommie non c’era più, e la luce si è spenta. È un problema mio, nessuno ha la colpa, io vivo, faccio ciò che devo, ma devono suonare altri, che lo fanno ancora con gioia. Io sono triste, e se non spacco le palle a nessuno, non faccio pagnistei, questo è un mio porco diritto”.

 

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CAT: Musica

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