La musica bisestile. Giorno 310. Archie Shepp

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6 Febbraio 2019

Il sax jazz che ha accompagnato le campagne politiche di Malcolm X e poi, durante tutta la vita, ha dedicato la propria arte alla difesa ed all’emancipazione delle minoranze etniche in America

ATTICA BLUES

 

Negli anni 40, anche se le discriminazioni razziali erano ancora in vigore ed il razzismo, in America, era una dura realtà, il benessere ed il fiorire del commercio al dettaglio e del sistema educativo nazionale avevano contribuito a creare la prima generazione di borghesia nera. Questa borghesia ha avuto un’influenza fondamentale nella percezione che i neri avevano di sé e dei propri diritti, e durante la Seconda Guerra Mondiale, il fatto che soldati di diverse etnie avessero combattuto fianco a fianco ovunque nel mondo, aveva creato (finalmente) la prima generazione di bianchi (almeno nelle grandi città) di Americani che accettavano la multietnicità come una ricchezza, ed iniziavano a scoprire la musica nera, sia il jazz che il soul.

“Attica blues”, 1972

Archie Shepp è cresciuto in un contesto simile, in un posto tracimante benessere come Fort Lauderdale, in cui aveva potuto studiare approfonditamente il piano, il clarinetto ed il contrabbasso prima di innamorarsi del sax tenore e della musica latina, ed iniziare ad essere considerato uno degli improvvisatori più richiesti della Florida e della Pennsylvania, e delle balere del Texas. Il jazz “colto” lo ha scoperto più tardi, quando aveva quasi 30 anni e si guadagnava da vivere come musicista da oltre un decennio, perché finì quasi casualmente tra i molti musicisti che parteciparono ad alcune incisioni dal vivo di John Coltrane e di altri musicisti conosciuti.

L’essere entrato nel giro permise ad Archie di iniziare a registrare materiale proprio, che all’inizio era un misto di jazz d’avanguardia, di musica latina e dell’ovvia influenza di mostri sacri come Coltrane. Ma, al contempo, in quel periodo Archie entrò a far parte dell’organizzazione politica di Malcolm X ed a suonare in occasioni pubbliche a favore della resistenza nera contro le discriminazioni razziali. Nella seconda parte degli anni 60, a partire da “The magic of Juju”, la carriera di Shepp si è saldata sempre più nettamente con il movimento per la consapevolezza razziale, e la sua immagine pubblica ne uscì talmente rafforzata da permettergli, nel 1971, di ricevere l’offerta di una cattedra universitaria ad Amherst, l’università della Massachusetts, dove insegnerà, fino alla pensione, storia etnica del jazz americano.

Il mio album preferito di Shepp è dell’anno dopo, e riflette il cammino fatto nel suo primo corso universitario, “Revolutionary Concepts in African-American Music”, ed è intriso delle influenze della lotta politica. Gli Americani, generalmente, non si occupano di nulla, oppure fanno della politica il centro della loro vita. Archie è uno dei pochissimi campioni veri di questo secondo gruppo, ed a prescindere dalla sua indiscutibile bravura, merita di essere conosciuto per il lungo percorso fatto e che continua tuttora, nonostante abbia 81 anni.

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CAT: Musica

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