La musica bisestile. Giorno 311. Al Kooper

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7 Febbraio 2019

Uno dei più grandi turnisti ed arrangiatori della storia della musica americama dal 1960 ad oggi pubblica una raccolta di alcune delle sue canzoni più famose

AL’S BIG DEAL

 

Ci sono degli artisti che hanno lasciato un’impronta indelebile sulla storia della musica moderna, ma non sono mai divenuti veramente famosi, non sono diventati ricchi, non hanno mai registrato un album “decisivo”. Così è Al Kooper, che proprio per questo bisogna far attenzione, perché non venga dimenticato- La sua è una biografia strana. Come Steve Winwood ed altri, già a 14 anni aveva iniziato a suonare in pubblico ed un anno più tardi, ogni pomeriggio, finita la scuola, andava a suonare come turnista per registrare le basi dei complessini famosi, per i quali ha scritto anche diverse canzoni.

“Al’s big deal”, 1975

Al suona soprattutto il piano, ma è bravo con la chitarra e con la tromba, e con gli anni studia con grande voglia composizione, tant’è vero che la sua mano, come produttore o turnista creativo, è in centinaia (sic!) di dischi. Lui è quello che ha riscritto le canzoni classiche di Bob Dylan perché lui potesse suonarle in elettrico. Ma lo potete sentire in singole canzoni di Simon & Garfunkel, di Crosby Stills Nash & Young, persino di Frank zappa – cui lo unisce una vena folle per la gestione della canzone come delirio pubblico orchestrale. Il suo periodo migliore lo raggiunge con il suo capolavoro, il primo disco dei Blood Sweat & Tears, che ho già ampiamente presentato nella mia serie di schede, dopodiché ritorna al suo gusto originario, il pianoforte blues, che diventa sublime nelle cosiddette Super Sessions con Mike Bloomield e Stephen Stills.

A cavallo tra gli anni 60 e 70 Al appare nei dischi dei Rolling Stones, di Jimi Hendrix, dei Cream… Al Koopera è l’uomo che ha scritto la parte di piano per “Sweet Home Alabama” dei Lynyrd Skynyrd e la parte di organo di “Like a rolling stone” di Bob Dylan. Ma poco prima del 1980 compie una scelta inattesa: diventa professore di composizione alla Berklee School of Music di Boston, e cambia completamente vita: farà quello fino alla pensione: “Ho sempre dato il mio meglio lavorando su idee altrui, non ho mai avuto il lampo di genio per una canzone che cambia la storia, ed a volte amo sprofondare nell’ipnotismo delle note e suonare, magari per ore, un solo, unico, lentissimo giro di blues. Non sono nato per suonare dal vivo, non mi piacciono le dinamiche di una band, non ho posizioni ideologiche su niente, mi piace il blues gonfio, grasso e lento, se possibile con i fiati. All’università posso avere tutto questo, avere una calma straordinaria, e farlo con persone che imparano ad amare ciò che amo io, prima di spiccare il volo e diventare ciò che il destino vuole che divengano”. Oggi, a 74anni, ha dovuto chiudere con l’università, e quindi, di tanto in tanto, lo si vede nuovamente sul palco, dove suona a piacere, improvvisando, o come ospite di qualche grande stella del rock: “Spesso salgo sul palco e nessuno sa chi sono. Che sensazione riposante”.

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CAT: Musica

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