La musica bisestile. Giorno 332. Jackie Wilson
Forse la prima grande voce del soul, un ragazzo portentoso e selvaggio, una forza della natura, un pazzo che è morto d’infarto perché si imobbita vi acqua e sale per sudare meglio
THE ULTIMATE JACKIE WILSON
È cominciato tutto con un 45 giri, che papà aveva ricevuto in regalo da un suo amico, barista, che aveva cambiato il contenuto del suo juke-box e gli aveva regalato alcuni dischi, che naturalmente finirono molto presto sotto il mio controllo, perché già a sei anni ascoltavo musica comunque potessi. Per Natale avevamo ricevuto un giradischi, rosso per noi e blu per i nostri cugini, lo stesso modello, il che mi fa pensare che il regalo sia stato fatto da mio Nonno. Sta di fatto che la manciata di 45 giri che avevo a disposizione, ottenuti per le vie più immaginifiche, insieme alle trasmissioni della radio, hanno costituito l’inizio della mia mania di curiosare, ascoltare, imparare a memoria interi brani.
Questo 45 giri di Jackie Wilson aveva una canzone, “Etcetera”, che era il lato B di un singolo che, nel 1959, non era riuscito ad entrare in classifica. Eppure, quella canzone è stata la mia chiave per conoscere il soul, che mi ha spinto poi a cercare musica simile, magari molto più famosa. La caratteristica principale di Jackie Wilson, che aveva una voce pazzesca sia in potenza che in estensione (quattro ottave) era, venendo dal gospel, di essere capace di essere uno show da solo, semplicemente muovendosi sul palco. È stato lui, per esempio, ad inventare il Moonwalk, che ha più tardi fatto parte della fortuna di Michael Jackson.
È stato lui a lanciare la moda degli urlatori, che ebbe in Italia Tony Dallara, Fausto Leali e Claudio Villa come grandi epigoni dai vocioni roboanti. Jackie ha iniziato subito, perché suo padre, Jack Senior, era a sua volta un grande cantante di gospel e compositore di soul, ed aveva avuto tre figli maschi, dei quali solo Jackie è sopravvissuto, e su cui era stata puntata tutta la speranza di una famiglia povera e ambiziosa. Per il resto, Jackie era un vero selvaggio, ed a 17 anni il padre, a botte, lo costrinse a sposare una coetanea, Freda Hood, perché lui l’aveva messa incinta. Poco prima del matrimonio saltò fuori che lui, già nei mesi precedenti, aveva messo incinta oltre una mezza dozzina di compagne di scuola, alcune anche pù vecchie di lui.
Per sua fortuna, una sera che cantava ad una celebrazione in chiesa, capitò per caso il cantante soul e talent scout Johnny Otis, che negli anni 60 e 70 aveva uno show, famosissimo, in cui lanciava continuamente nuovi cantanti soul e R&B, ed alla fine si mise a battersi per far esplodere il fenomeno della discomusic – con il successo che sappiamo. A partire dal 1954 Johnny Otis organizzò per Jackie Wilson una serie di gruppi vocali, e poi una vera e propria band, con cui Wilson, nel 1957, esplose come cantante solista.
Da lì in poi Jackie venne chiamato a cantare nelle più famose trasmissioni TV, ed in capo a due anni era famoso quanto Elvis Presley. Il problema era la sua testa matta, il fatto che, pur non drogandosi e non eccedendo con l’alcool, Wilson passava intere notti a dare la caccia a ragazze ed a giocare a biliardo, e poi andava per giorni in sala di registrazione senza aver dormito nemmeno un minuto. Aveva una sua ricetta: prendeva del sale disciolto in acqua, che lo faceva sudare copiosamente e gli alzava il tasso di adrenalina. Un sistema che ha funzionato finché aveva 20 anni, ma che lo ha ammazzato a 50, quando, per l’ipertensione, è morto d’infarto mentre saliva sul palco.
Nessun commento
Devi fare per commentare, è semplice e veloce.