La musica bisestile. Giorno 335. Suzanne Vega

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19 Febbraio 2019

Dalla scuola di “Fame” esce la figlia ideale del folk di Joni Mitchell e conquista il mondo degli anni 80, raccontando l’alienazione delle grandi città dopo la fine del sogno di libertà

SOLITUDE STANDING

 

Molti di voi avranno visto il film o la serie di telefilm intitolata “Fame” (Saranno famosi) e dedicate ad una famosa scuola newyorkese, la High School of Performing Arts. Si tratta di una scuola eccezionale, nella quale i ragazzi entrano perché posseggono un talento (gli esami d’entrata sono severissimi): cantano, suonano, danzano benissimo. Una tra queste cose. Ma una volta entrati, vengono bombardati con un’istruzione che va dalla retorica all’uso dell’elettronica, dalla danza classica all’etnomusicologia, e costringe ciascuno di questi ragazzi, a prescindere dalla sua specializzazione, a saperne tanto di tutte le altre cose, comprese la coreografia e la scrittura.

“Solitude standing”, 1987

Suzanne Vega viene proprio da quella scuola, dove era entrata come aspirante ballerine, e ne è uscita come poetessa, cantautrice ed insegante di lettere. Come molti ragazzi americani con un minimo di talento artistico, ha iniziato a raccogliere soldini suonando per strada, poi è stata presa da qualche bar per intrattenere gli ospiti la sera. A partire da questo punto in poi, le storie si assomigliano. Lenny Kaye, un produttore molto affermato, l’ascolta, per caso, una sera, in un caffè, e le offre di registrare le sue migliori canzoni. Lei accetta, lui produce un demo, lo porta alla A&M, che decide di stamparlo. Lei torna in sala di registrazione e stavolta, oltre a Lenny Kaye, c’è Steve Miller (scheda 95), che chiama diversi musicisti per sostenere la voce e la chitarra di Suzanne.

Il disco esce e diventa un successo mondiale, lei ha abbastanza canzoni per fare un secondo disco, che è quello che vi propongo, e che vende oltre 1 milione di copie su tutto il pianeta. Suzanne Vega perde la testa, il successo la travolge, molla il fidanzato di sempre e sposa un produttore famoso, che la convince a trasformare le sue ballate folk in brani elettronici, il successo scompare con la stessa velocità con cui era venuto, l’intero castello di carte crolla, lei divorzia e smette, scegliendo l’insegnamento, e poi, una decina di anni dopo, incontra nuovamente il fidanzato di quando era giovane, lo sposa, e ricomincia a cantare le sue ballate folk, senza elettronica.

Tutto è bene ciò che finisce bene. Nel 2008 vince perfino il Grammy Award come miglior disco dell’anno con “Beauty and Crime”, che la riporta, per la prima volta dopo 15 anni, a fare un tour mondiale. Rispetto a Joni Mitchell, Suzanne Vega suona la chitarra in modo più rudimentale, più che altro per sostenere la melodia e la ritmica, ma i suoi testi sono ugualmente poetici. “Luka”, uno dei singoli di successo, racconta di un bambino vittima di bullismo, un tipo di storia che, negli anni 80, era del tutto nuova. Ma lei si è sempre rifiutata di essere coinvolta in campagne politiche o dibattiti TV su argomenti sociali, vive estremamente ritirata.

 

 

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CAT: Musica

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