La musica bisestile. Giorno 53. The Blues Brothers

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1 Ottobre 2018

THE BLUES BROTHERS

 

Lo conosciamo tutti, non serve nemmeno presentarlo. Jake & Elwood Blues sono riusciti a mettere insieme una band di musicisti famosissimi, da Aretha Franklin a Ray Charles, al bassista degli Electric Light Orchestra Duck Dunn, al grande Cab Calloway, a Carrie Fisher (la Principessa Laila di Star Wars), James Brown, Steve Cropper (quello di “Knock on Wood”), John Lee Hooker, Twiggy, Steven Spielberg, e chissà quanti ne ho dimenticati. Iniziarono come spettacolo del sabato sera (“Saturday Night Live”) con musicisti in sala, e divennero in breve un fenomeno mondiale – perché loro suonavano quel blues con una bravura che quelli delle origini, ma arrangiato con una potebnza sconosciuta, che quelli di prima non avevano mezzi comparabili. Le loro cover, insomma, sono migliori degli originali, specie quando cantano “Jailhouse Rock” di Elvis. Restano nei nostri cuori, come uno dei momenti più belli ed allegri della nostra vita, un’americanata a fin di bene.

“The Blues Brothers”, 1980

Prima di allora i due erano due comici, giovani ed ambiziosi, ma con questo amore per il soul, che con il progredire della trasmissione, che era seguitissima, avevano riportatoi sul palco “vecchie glorie”, artisti dimenticati, e risuscitato nel pubblico americano l’amore per il Chicago blues che definiva la cultura popolare cittadina contro quella dei campagnoli, così presi in giro nel film. All’inizio la band suonava esclusivamente come accompagnamento dureante la trasmissione, finché, il 31 dicembre del 1978, i Grateful Dead, al concerto di Capodanno a San Francisco, li portarono sul palco come apertura. Il successo fu così travolgente che l’Atlantic, che in quei mesi veniva comprata dalla Warner Bros., li convinse a fare un disco ed a girare in tour per l’America. Da quel tour mi sono permesso di inserire un brano che nel film non c’è, “Rubber biscuit”, perché lo trovo esilarante.

Il film è stato un evento culturale di portata mondiale, qualcosa che traccia una linea netta tra chi l’ha visto ed amato (come me) e chi è rimasto fuori della porta, per motivi generazionali, di gusto, per pura ignoranza. La band ha continuato ad andare in tour regolarmente, anche dopo la sventurata morte di John Belushi (1982), finché alla fine l’intera cosa divenne un baraccone di clowns inguardabile. Ma questo disco, che è la colonna sonora del film, è una pietra miliare della musica e della storia occidentale del 20° secolo.

 

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CAT: Musica

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