La musica bisestile. Giorno 65. Dionysos

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7 Ottobre 2018

HAIKU

 

Conny era matta. Anche lei. La conobbi una domenica mattina, noi suonavamo per una manifestazione del sindacato degli inseganti tedeschi nella Marktplatz, di fronte al Municipio di Erfurt, capitale della Turingia, tra noi ed il pubblico correvano le rotaie del tram che, ad intervalli di sei minuti, interrompevano il nostro “concerto”. Alle nostre spalle nessuno, il Sindaco se ne fregava altamente di tutto. Lui venne poi incastrato, anni dopo, per i suoi legami con la Ndrangheta, ma questo fu dopo – quella domenica era ancora il tronfio Primo Cittadino, trafficone democristiano ed ex batterista di jazz. E quindi, Sue Eccellenza, delle mamme dei ragazzi che fanno le scuole professionali, i perdenti di questa nuova Germania unificata a minacce e ceffoni, se ne catafotte, come direbbe Montalbano.

“Haiku”, 1999

Dopo i discorsi dei sindacalisti e 90 minuti di canzoncine, stiamo sbaraccando cavi e strumenti, quando vedo questa ragazza, le braccia tese verso il basso, gli occhi spalancati sull’orrore dell’al di là della vita, tremare, sola ed apparentemente in stato confusionale, troppo, troppo vicino alle rotaie. Le vado incontro e la riconosco (ad Erfurt siamo duecentomila anime, tra coetanei ci si conosce tutti), la tengo per le spalle e le consiglio di arretrare un paio di metri, poi le chiedo se si sente bene. Carsten, il nostro cantante, da dietro le spalle, mi dice di lasciarla stare, che è pirotecnicamente pazza e probabilmente pericolosa. Conny guarda con disgusto le mie mani sulle spalline del suo giaccone di pelle ed inizia a gridare, come se la stessi scannando.

Faccio un salto indietro. Lei grida e grida ancora, non vuole smetterla. Dal bar di fronte escono avventori incuriositi ed allarmati, decido di non fuggire per non far credere che io sia davvero un assassino. Conny grida ancora, mi si avventa contro e mi abbraccia piangendo, mordendo la mia maglietta. Carsten e Steffen non sanno se ridere o essere preoccupati. Vedendo che non reagisco, decidono di andarsene schifati. Da lì, e per circa 6 mesi, Conny divenne per me il pilota di un viaggio ad occhi chiusi in un settore sconosciuto di una galassia popolata da meteoriti, in cui si procede a botte e scossoni, e tanto, tantissimo sesso e lacrime – con buona pace di suo marito che (credo) abbia inutilmente sperato che me la portassi via.

Da sinistra: Paolo Fusi, Steffen Müller e Carsten Rose, &scap& dal vivo nel 1999

Con lui c’era un accordo: Conny stava con me durante la settimana e con lui il weekend. Così io, il fine settimana, se non suonavo con Carsten e Steffen, giravo la Germania centrale a sentire concerti di band che, oramai, ognuno ha dimenticato. A Kassel, Sans Secours apriva la serata di una band francese, chiamata Dionysos, che aveva appena pubblicato un album con L’Age d’Or, la famosa casa discografica della Scuola Amburghese, guidata da un romanziere, tale Matthias Malzieu, di cui Hannes Jaeckl, della band di Graz che suonava prima di loro, diceva essere pazzo come un pipistrello chiuso in una cripta abbandonata. Aveva ragione. Non fu un concerto, ma una rappresentazione che mischiava il teatro di Brecht, Clash e Curved Air, Eugene Ionesco, la parodia di Dutronc (https://www.youtube.com/watch?v=fS9qhprs1AI), una presa per il culo stupenda di Mick Jagger, che Malzieu fa parlare francese con accento italiano, ed alcuni brani davvero belli. Nella loro musica di tutto: grunge, fisarmonica, Roxy Music, cantautorato francese, Chumbawamba, un caleidoscopio di meraviglie.

Ci portai Kerstin, che l’anno dopo arbbe divenuta mia moglie, loro suonavano a Lipsia, lei li trovò incomprensibili e noiosi, a lei piacevano band di fracassoni oppure band “emo” come The Cure e Joy Divsion. A Lipsia, con un palco più grande, anche se c’era pochissimo pubblico, li trovai ancora più meravigliosi. Dopo il concerto andai nel backstage e cercai di attaccare bottone con Malzieu, che non ne aveva voglia. Kerstin se ne accorse e mi impose di andare via. La riportai a casa, ascoltando durante tutto il viaggio questo disco, che amo, perché mi ricorda la mia liberazione da Conny, ed un lato della Francia e della sua cultura che non avevo mai considerato possibile.

 

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CAT: Musica

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