La musica bisestile. Giorno 9. Herbert Grönemeyer

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10 Settembre 2018

Per esprimere il dolore non serve piangere. Per sfogare la rabbia non serve urlare. Per essere profondi non servono paroloni ed affettazione. La greande lezione di vita della musica popolare tedesca.

BOCHUM

 

Bochum è una delle città industriali più tristi, abbandonate e desolanti di tutta la Germania Ovest, nel bel mezzo di quella Ruhr che era stata per quasi due secoli il cuore pulsante dell’industria teutonica, ed oggi è una sorta di luna park per fantasmi, quasi metà delle case vuote, tutte le installazioni minerarie che vengono smontate, un po’ alla volta, un un’operazione colossale di bonifica che avrà bisogno ancora di anni prima di essere conclusa.

“Bochum”, 1984

Il cantautore Herbert Grönemeyer viene da laggiù, e nel 1984 ha pubblicato un album, che resta probabilmente quello più bello e di maggior successo del pop tedesco di sempre. Oltre ad una canzone d’amore per la sua città natale, trasformata in rovina, Grönemeyer canta: a) “Männer”, una canzone spietata sulla pochezza dei maschi, che fingono sempre di essere duri e cercano fino alla fine solo una mamma; b) “Alkohol”, una canzone romantica sull’autodistruzione con vino e birra, che sono il “medicamento delle emergenze”, ma anche “la nave con cui affondi”; c) “Mambo”, una canzone sull’impossibilità di parcheggiare nelle grandi città; d) “Flugyeuge im Bauch”, una canzone sull’amore, quando la farfalle nella pancia si trasformano in “aeroplani nel mio stomaco”, pieni di pesantezza, e Grönemeyer reclama: “restituiscimi il mio cuore, tu non hai bisogno del mio affetto, restituiscimi il mio cuore prima che si spezza, perché prima te ne andrai e meglio sarà per me”.

Se volete respirare con l’anima il modo che il mondo tedesco ha di provare passione e sofferenza, questo è il disco giusto, mai patetico, ma sempre autoironico, sornione, sinceramente addolorato. Nato come esponente a cavallo tra il Krautrock degli Amon Düül e dei Neu! da un lato, e della Neue Deutsche Welle (il suono plastificato degli anni 80) dall’altro, Grönemeyer è diventato prestissimo il cantautore di tutta la Germania, l’unico che fosse capace di cantare il dolore senza mai essere patetico. Nella cultura tedesca, essere patetici viene considerato ridicolo. Quando nel 2002, sua moglie morì di cancro, e lui stava sul punto di lasciarsi morire per il dolore, spinto dalla figlia scrisse una canzone che, a mio parere, è un capolavoro mondiale. Parla di orgoglio, di una donna che non si arrende e sta a fronte alta contro il destino, che è sleale, ma che continua a riempire di sole e speranza la vita, i sogni, tutto. Non una lacrima, eppure un dolore insopportabile, che commuove me, come milioni di tedeschi, quando la canta dal vivo. Ve l’ho aggiunta alla fine, perché probabilmente non avrete mai più l’occasione di incontrare questo musicista, che da solo cancella tutti i pregiuizi negativi sulla lingua, la cultura e la musica tedesca.

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CAT: Musica

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