LaScimmia, un Tempokane dai risvolti rock ‘n roll
Capita spesso di farsi due domande su che ascoltare fra le mille uscite dell’indie italiano. Internet è una miniera faticosa da esplorare ed usare con maniera. Da tale premessa parte la motivazione per intervistare LaScimmia, band di Treviso nata nel 2015 e che ha già diviso il palco con Ministri, Selton, L’Orso, Cosmetic e Giorgieness.
Ma concentriamoci sulla loro musica. Il gruppo ha rilasciato per Dischi Soviet/SISMA il primo album Tempokane lo scorso anno, ed è già al lavoro sul secondo con Ricky Damian, dietro il banco di Muse, Liam Gallagher, Royal Blood e Tame Impala.
Tempokane rende giustizia al termine “album” perché non ricorda una collezione di pezzi ma un sunto di un periodo della vita della band, un compendio di esperienze trasformate in testi e note. Al di fuori dell’alternative rock con cui si presentano, le canzoni trasmettono energia a dovere e lasciano una piacevole sensazione di movimento temporale: lo accelerano, spingendo via pensieri pesanti. Mi piace molto la genuinità con la quale affrontano senza difficoltà ed eccessi di sorta la scrittura: sono loro, né più né meno.
L’immagine spesso nella mia testa è quella dei primi pub, delle serate senza una chiara declinazione, una vera scelta, usciti un po’ perché si doveva uscire e un po’ perché effettivamente rimanere in casa avrebbe avuto un gusto amaro. Ho come l’impressione che si possano ascoltare le successive rielaborazioni di questo periodo temporale, con la voglia di trasferirlo ad un livello successivo. Anni non sempre facili ma Pieni.
LaScimmia fa parte del collettivo SISMA, la giovane etichetta indipendente con la missione di spingere la musica emergente trevigiana.
Il nuovo video del singolo Tempokane
Vi lascio con questa serie di domande e risposte per conoscerli meglio:
1) Perché vi siete dati questo nome e che lettura date alla copertina dell’album?
Eravamo sempre in cerca di qualcosa che ricordasse i nostri istinti, le nostre emozioni più basilari e così dopo “i Gorillaz li hanno già presi?” “si!”, qualcuno se ne è saltato fuori con un “perché non LaScimmia?” e tutti “si, dai sembra fico”, mentre qualcun altro: “ma è un po’ troppo scontato dai, i Cani, i Camaleonti..” Conseguentemente dopo vari minuti di silenzio è stato dato l’ok ed è stato deciso che LaScimmia come nome si sarebbe scritto tutto attaccato perché Facebook ce lo ha imposto, e noi non desideriamo deludere il signor Zuckerberg, dai non si fa…non ci sembra educato. La copertina dell’album invece, rappresenta varie scimmie che provano diverse emozioni, un po’ come noi, un po’ come il genere umano, un po’ come il disco.
2) Perché la scelta di campionare l’audio della “poesia di Interstellar” all’inizio della prima traccia?
La “poesia di Interstellar” non è solo di Interstellar me prima di tutto del signor Dylan Thomas e si chiama “Do Not Go Gentle Into That Goodnight“. L’abbiamo inserita perché quando abbiamo iniziato avevamo quell’ingenuità che ci permetteva di credere che grazie all’impegno e una passione massima l’oscurità della musica di merda e della gente di merda si potesse combattere. Conseguentemente abbiamo scoperto due cose. La prima è che la passione e l’impegno sono importanti ma non bastano, la seconda è che servono soldi…tanti!
3) Che temi o eventi hanno ispirato maggiormente la stesura del disco?
Diciamo che fondamentalmente io, Gabriele, scrivo tutti i testi de LaScimmia che vengono revisionati anche dai miei amati colleghi, i quali mi danno sempre preziosi consigli. I temi sono fra i più disparati: l’amore, l’odio, Il lavoro, la droga, la confusione post adolescenziale. È passato molto tempo e posso affermare con totale tranquillità che gli argomenti trattati sono stati scritti con un linguaggio abbastanza generico in modo che potesse essere distinguibile e riconoscibile da più persone. Per alcune persone ha funzionato per altre invece era troppo generico. In fondo ognuno ha sempre una propria opinione in fatto di musica, non c’è molto controllo.
4) Da band molto energica, come vi preparate ai live e cose vi piace di questi momenti?
I live migliori che abbiamo fatto sono stati quando non c’era nessuno ed eravamo ubriachi. Siamo quattro personaggi molto sensibili nonostante questa maschera del rock ‘n roll. Abbiamo avuto performance ottime anche quando c’era molta gente, e non c’è una vera e propria preparazione se non quella di fare molte, moltissime prove.
Quello che personalmente mi piace di più è quando riesco a comunicare con il pubblico, quando ottengo delle risposte sia nella maniera in cui suoniamo sia quando parliamo col pubblico e gli facciamo capire che siamo persone come loro. Vogliamo che la gente si diverta, vogliamo che la gente canti, che agiti la testa, che pianga persino! Non c’è niente di più semplice e niente di più difficile; insomma vogliamo moltissime cose e ci sbattiamo per ottenerle. Solo il futuro potrà parlare per noi.
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