Per amore di Otis Redding

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19 Giugno 2021

Vi ricordate il film “The Blues Brothers”? Spero di sì, perché è un capolavoro irripetibile ed un inno d’amore alla musica soul americana degli anni ’60, nel quale suonano artisti che sono giganti della storia della musica popolare americana. Uno dei più grandi tra questi, tra Ray Charles, Aretha Franklin e Cab Calloway, è il chitarrista Steve Cropper, che quasi certamente non conoscete: è l’omone che sembra un boscaiolo, con un barbone che è un presagio del rock sudista dei ZZ Top. Ebbene, Steve è uno dei cinque autori di brani di maggior successo degli ultimi cento anni, a partire da “Knock on wood”, che è stato suonato e portato in hit parade da una mezza dozzina di artisti diversi, nell’ultimo mezzo secolo.

Nel 1961, a 20 anni, Steve aveva la sua band di rock’n’roll e lavorava come chitarrista da studio ed arrangiatore per tutti i grandi del rock e del soul di allora, da Little Richard a Sam & Dave. Poi, da Chicago, era arrivato un ragazzetto dolce e sofferto, Otis Redding, che scriveva testi bellissimi ed aveva davvero un blues. La casa discografica mise Steve a lavorare solo su Otis e Redding, in soli tre anni, è diventato l’assoluta stella del soul americano. Steve leggeva centinaia di spartiti di autori di tutto il mondo e sceglieva canzoni giuste per la voce di Otis Redding, mentre Otis lavorava ad un disco di brani propri. A quei tempi l’industria esigeva di pubblicare molto…

Otis Redding (destra) ed il giovane Steve Cropper (sinistra)

Nel 1967 Otis era pronto, lui e Steve avevano scritto una ballata, “On the dock of the bay”, che sarà poi il capolavoro immortale di Redding. Mentre lavoravano, una sera Steve e Otis erano andati ad un concerto di un complessino beat australiano, i Bee Gees. Quattro adorabili ragazzini che, in patria, avevano sbancato le classifiche con le cover di chiunque fosse famoso, quando il più vecchio di loro, Barry Gibb, non aveva ancora 14 anni. Quando Brian era diventato maggiorenne, lui ed i fratelli hanno deciso di tentare la fortuna in Inghilterra e di scrivere canzoni proprie. Come certamente sapete, i Bee Gees vendevano quasi quanto i Beatles, negli anni ’60, molto prima di cambiare stile con “Saturday Night Fever”.

Quella sera Barry e Robin Gibb avevano saputo che la sera sarebbero venuti Otis e Steve, e scrissero una canzone appositamente per loro. O, meglio, presero una che avevano scartato, perché considerata troppo complessa, e l’avevano riarrangiata per la serata. Otis si innamorò della canzone, i Bee Gees quella notte la suonarono tre volte. Si erano dati appuntamento per la settimana dopo per farla registrare ad Otis, sarebbe uscita come secondo singolo dell’album, due settimane dopo “Dock of the bay”.

Steve Cropper (destra) e Dan Aykroyd (sinistra) nel film “The Blues Brothers”

Due giorni dopo, il 10 dicembre 1967, Otis Redding è morto. L’aereo che lo conduceva da Cleveland al Wisconsin è caduto in un lago, lui non si è salvato. La canzone non l’ha mai registrata. Ma Robert Stigwood, il produttore dei Bee Gees, decise che il nuovo arrangiamento era buono, e così i Bee Gees hanno registrato loro stesi la canzone. Barry, ancora oggi, dice che sia la cosa più bella che lui e Robin abbiano mai fatto insieme. Come loro la pensano oltre 50 milioni di persone che hanno comprato il 45 giri. Me compreso: io lo ottenni in regalo da mio papà, e sul mangiadischi l’ho suonato fino a cancellarne le tracce. Magari conoscete questa canzone in qualche cover. Secondo me l’originale è ancora la versione migliore. Quella cantata per l’anima del grande Otis, lassù nel cielo.

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CAT: Musica

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