Quelle voci ineffabili, Madri di tutti noi – Rosa Balistreri

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19 Settembre 2022

Rosa Balistreri, le urla di dolore della Sicilia

Canzoni vere che parlano di sofferenza, di drammi familiari, le può scrivere solo chi vive un’esistenza tormentata. Bambine, costrette a diventare adulte precocemente, quando diventano farfalle gridano, e sono la voce contro la miseria, la fame, i soprusi, lo sfruttamento, l’umiliazione delle donne. Alcune di loro arrivano alla depressione, al suicidio o all’esilio forzato. Una tra tante, invece, Rosa Balistreri, ha imbracciato la chitarra per cantare l’orrore visto e vissuto in prima persona. Sconosciuta al grande pubblico televisivo, che in quegli anni poneva in discrimine tra i cantautori, è rimasta in quella bolla – personaggio troppo scomodo, quasi violento nel rappresentare i problemi della società e le disuguaglianze[1].

Rosa lacera l’anima e scava nelle radici della storia millenaria di una terra amara e splendida come la Sicilia[2]. I suoi canti di protesta danno voce ai contadini, agli zolfatari, agli emigranti, ai carcerati – a tanta gente sfruttata e umiliata, proprio come lei, con una vita tormentata alle spalle[3], fatta di inganni e raggiri. Donna sola, più volte respinta ed abbandonata. Quella di Rosa è un’esistenza senza pace, dove la violenza di uomini padri e padroni è una piaga che si lascia dietro sé una scia di morte e di devastazione: la componente principale del suo canto[4]. Poiché la vita di Rosa è un sentiero costellato di fatiche e privazioni[5], fin dalla sua nascita, a Licata, il 21 marzo del 1927, giorno dell’equinozio di primavera[6]. Vive l’infanzia e la giovinezza nel quartiere della Marina – un orrore di miseria, senza acqua corrente, senza elettricità, senza cibo, senza speranza[7].

Un’infanzia ai confini della civiltà

Sul basso, le case diroccate di Marina di Licata negli anni 30[8]

Licata è un paesotto dell’agrigentino, sulla costa meridionale della Sicilia, passato alle cronache per l’abusivismo scellerato, voluto dalla mafia, e dall’abbattimento di decine di villette ottocentesche, per ordine di un sindaco evidentemente connivente[9]. Rosa nasce in una famiglia poverissima, la madre lavora in casa, le uniche entrate di denaro provengono dai piccoli lavori di falegnameria del padre[10]: un uomo geloso, spesso violento, amante del gioco e del vino, che si contrappone alla madre, donna semplice e buona. Rosa è la primogenita, ed ha due sorelle e un fratello, disabile dalla nascita[11].

La mandano a lavorare subito, non se ne parla di farle frequentare la scuola[12]. Fin da piccola aiuta il padre, che ripara le sedie, percorrendo in lungo e in largo la città a piedi nudi, in tutte le stagioni. A volte i due vanno anche nei paesi vicini, Palma di Montechiaro, Butera, Riesi, e sono tanti chilometri per una bimba. Nella stagione estiva, va con il padre a spigolare per i campi assolati, portando a casa alcune manciate di grano che sfamano la famiglia per pochi giorni.

Rosa scarica la sua rabbia e il suo disagio cantando a squarciagola lungo le stradine della Marina. A quindici anni la chiamano per cantare in chiesa durante battesimi e matrimoni, ed indossa per la prima volta le scarpe[13]. È talentuosa e appassionata, cosa non molto comune per una ragazza della sua età e proveniente da quel contesto sociale. Possiede un’anima molto profonda. Sa come funziona il mondo anche senza aver alcuna istruzione primaria, eppure non sa nemmeno leggere e scrivere[14]. Non può sposare il cugino Angelino, perché la futura suocera reclama il corredo che la famiglia di Rosa non può permettersi.

A sedici anni è data in sposa a Gioacchino Torregrossa detto “Iachinuzzu”[15], un altro abitante di Marina. Privazioni e maltrattamenti causano la morte del primo figlio della coppia, ma poco tempo dopo, Rosa è di nuovo incinta[16]. Nasce Angela Torregrossa, la sua unica figlia ancora vivente[17]. Gioacchino è il marito alcolizzato[18] che, anni dopo, in un concerto, Rosa definisce “latru, jucaturi e ‘mbriacuni”. Rosa lavora allo stremo per preparare la dote alla figlia, ma il marito le ruba il corredo messo da parte e lo perde al gioco. Infuriata, lo assale e lo ferisce con una lima[19]. Credendo di averlo ucciso, si costituisce dai carabinieri, e finisce in prigione per sei mesi[20].

Uscita, fugge di casa. Per mantenere la figlia e aiutare la sua famiglia di origine fa molti lavori. Pochi mesi in una vetreria[21], dove viene costantemente molestata dal padrone[22]. Poi come raccoglitrice e venditrice di lumache, capperi, fichi d’india, sarde nei magazzini del Salato. È proprio nei mercati del pesce, nelle taverne dei quartieri poveri, nei vicoli maleodoranti, dove i bambini e i vecchi si contendono la strada, dove l’essere umano è più vero e più nudo nel suo splendore e nel suo orrore, che Rosa si forma come cantante, poeta, artista[23]. Va a servizio in una famiglia nobile di Palermo, e mette la figlia in collegio. Impara a leggere e scrivere. S’innamora del figlio del padrone e rimane incinta[24]. Mossa dalle illusioni che nutre verso il giovane, è spinta da costui a rubare denari nella casa dei genitori. Scoperta, fugge a Sondrio presso il sanatorio dove è ricoverata la madre.

Chi te l’ha detto che ti devo lasciare, meglio la morte e non questo dolore. Ahi, ahi, ahi, muoio, muoio, muoio, muoio, fiato del mio cuore, l’amore mio sei tu. Chi te l’ha detto a te piccolina, il cuore mio si lacera a poco a poco a poco. Ahi, ahi, ahi, muoio, muoio, muoio, muoio, fiato del mio cuore, l’amore mio sei tu. Il primo amore l’ho fatto con te, e tu ingrata ti sei scordata di me. Pace facciamo, oh piccolina mia, fiato dell’anima mia, l’amore mio sei tu[25]

 

La trovano e la condannano a sei mesi di carcere che sconta a Palermo. Uscita dalla prigione, disperata, è costretta, anche se incinta, a vivere da nomade, dormendo sui sedili della stazione o alle porte dell’ospedale, fino a quando non è accolta da un’amica ostetrica che l’aiuta a partorire. Il suo bambino però nasce morto. Una volta ripresa dalle fatiche del parto, aiutata dall’amica, va al servizio del conte Testa, acquistando una certa serenità. Dopo un breve periodo però deve abbandonare la casa del conte, che tuttavia continua a proteggerla, procurandole il lavoro di sagrestana e custode della chiesa degli Agonizzanti[26].

Qui vive in un sottoscala insieme a suo fratello Vincenzo, invalido, che fa il calzolaio. La chiesa viene affidata a un nuovo prete, e le cose peggiorano. Il prete, infatti, mostra di avere un interesse “particolare” nei suoi riguardi. Rosa non cede e viene mandata via, ma prima svuota le cassette dell’elemosina e così può comprare un biglietto ferroviario per sé e per suo fratello Vincenzo. Arrivano a Firenze[27]. Ritornerà a Palermo solo vent’anni dopo, quando ormai la sua vita ha cambiato definitivamente direzione[28].

A Firenze l’aspettano nuovi sacrifici[29]: il fratello lavora in una bottega di calzolaio e lei a servizio in case signorili[30]. Una volta sistemata, invita la famiglia a trasferirsi. I suoi genitori la raggiungono quasi subito; la sorella Maria invece[31] abbandona Licata insieme ai figli per sfuggire alle prepotenze del marito che la insegue e la uccide. In seguito a questa tragedia il padre di Rosa si toglie la vita impiccandosi[32]. Un dramma dietro l’altro.

La carriera che non ti aspetti

Troppo scomoda per gli organizzatori del Festival di Sanremo. Le sue denunce fanno paura: “sono pericolosa per il sistema”[33]

A Firenze Rosa incontra il pittore Manfredi Lombardi[34], e con lui vive per dodici anni. Durante questo periodo allarga la cerchia delle sue amicizie e viene a contatto con il mondo degli intellettuali del suo tempo[35]. Il marito oltre all’amore le dà la possibilità di incontrare personaggi della cultura e dell’arte, come Mario De Micheli[36] che, estasiato della sua voce, le dà la possibilità di incidere il suo primo disco con la Ricordi, evento che segna l’inizio della sua vita artistica. A Bologna conosce il poeta dialettale Ignazio Buttitta[37] (che per lei poi scrive numerose liriche) e il cantastorie Ciccio Busacca[38], con i quali instaura una sincera amicizia[39].

Rosa e Buttitta, non sono solo amici fraterni. Lui la induce a prendere lezioni di chitarra[40]. Trascorrono spesso le serate davanti ad una tavola imbandita con olive, sarde salate, pane siciliano e vino locale, condividendo l’amore per la Sicilia, lo sdegno per lo sfruttamento del lavoratore, il richiamo ad una giustizia sociale vera, la conservazione della cultura siciliana, il canto per le bellezze della terra di Sicilia[41]. Grazie a queste frequentazioni Rosa entra a pieno titolo nel mondo dello spettacolo[42]. Nel 1966 inizia la sua attività nell’ambito del Nuovo canzoniere italiano, prendendo parte allo spettacolo di canzoni popolari portato sulle scene da Dario Fo[43], dal titolo “Ci ragiono e canto”[44].

Nelle sue canzoni, Rosa esprime la miseria, ma anche l’orgoglio e l’indignazione del popolo siciliano[45]. Canta nonostante alle donne non sia permesso, perché giudicate donne di “malo affare”, perché “è vergogna”[46]. Ha un’intensa attività concertistica sia nei teatri (Manzoni a Milano, Carignano a Torino, Metastasio a Prato) sia nei festival dell’Unità. Partecipa ad una edizione di Canzonissima nonché a “Ci ragiono e canto n.2”[47]. La sua presenza scenica, così drammaticamente autentica, rimane ben impressa negli spettatori, come le canzoni che interpreta[48]. Si mostra con il volto segnato da una vita tanto intensa e faticosa, con le cicatrici di tanti dolori[49]. Ma funziona, viene ascoltata ed apprezzata, anche se l’industria discografica la snobba, nel circuto della musica popolare il suo è divenuto un nome conosciuto.

Ma Manfredi la lascia per una modella, Rosa cade in depressione, e tenta il suicidio[50]. Prende una scatola di pillole e le ingoia tutte[51]. Fortunatamente viene salvata, ma deve trovare le forze e il coraggio perché l’aspetta un’altra prova della sua vita travagliata. La sua unica figlia fugge dal collegio e un bel giorno le si presenta incinta. Rosa, per mantenere entrambe, si rimbocca le maniche e chiede aiuto agli amici del Partito Comunista, che le permettono di esibirsi nelle Feste dell’Unità di varie città[52]. Ma oramai, per lei, Firenze è l’ennesima scommessa perduta, l’ennesima ferita inguaribile.

Ritorno a Palermo

Ritratto di Rosa Balistreri eseguito dal marito Manfredi[53]

Nel 1971 si trasferisce a Palermo. Qui ritrova il pittore Guttuso, ma soprattutto Ignazio Buttitta e Leonardo Sciascia[54], personaggi vicino al Partito Comunista, simpatizzanti ed esponenti di rilievo. Rosa, frequentatrice abituale ed assidua delle case del popolo, è molto influenzata da loro. Mostra pubblicamente la sua vicinanza al partito nelle canzoni in cui denuncia il rapporto tra mafia e preti, della religione che è uno dei mali che affliggono la povera gente, come nella canzone scritta insieme a Buttitta “Mafia e parrini”[55]. “Si può fare politica e protestare in mille modi, io canto. Ma non sono una cantante… sono diversa, diciamo che sono un’attivista che fa comizi con la chitarra” dice Rosa[56].

Nel 1973 partecipa al Festival di Sanremo con la canzone in italiano “Terra che non senti”. Brano ed interpretazione di rara, desolante efficacia. I pochi versi, scritti da Alberto Piazza, sono il resoconto della gioventù di Rosa, del suo attaccamento alla Sicilia, cui rimprovera lasciar emigrare i propri figli senza far nulla[57]. Distrugge gli stereotipi che vogliono il posto natìo come il più amorevole e arcadico che ci sia[58]. Ma viene esclusa alla prima serata, ufficialmente poiché la canzone non è inedita, in realtà perché il suo genere musicale viene considerato fuori moda[59]. La critica si infuria, al punto che Rosa viene considerata da molti la vera vincitrice del Festival di quell’anno[60].

Rosa raggiunge il suo scopo. Porta a conoscenza dell’opinione pubblica la fame, la disoccupazione, le donne madri, il razzismo dei ceti borghesi. Il suo pubblico si amplia e lei grida loro il dolore della terra, dei poveri che la abitano, di chi l’abbandona, dei compagni operai, dei braccianti, dei disoccupati, delle donne siciliane che vivono come bestie. Le sue parole pesano come macigni, hanno l’eco di dolore di una vita vissuta a testa alta, ma con un fazzoletto nascosto nella manica per asciugare le lacrime furtive, represse per orgoglio, inghiottite come chicchi di sale amaro[61].

Negli anni ottanta, è in giro per l’Italia. Partecipa con Anna Proclemer[62] allo spettacolo “La Lupa” tratto dall’omonima novella di Giovanni Verga[63]. Il 1987 è per Rosa l’ultima estate come attrice teatrale. Come cantautrice continua a girovagare per il mondo: in Svezia, in Germania, in America… alla fine degli anni 80 Rosa torna a Firenze, incide alcuni dischi e partecipa a diversi spettacoli folk. Nel 1989 torna nella sua Licata, un anno prima di morire[64] per un ictus cerebrale[65] all’ospedale Villa Sofia a Palermo. Aveva sessantatré anni e tanto ancora da raccontare[66].

La mafia e i preti Si diedero la mano Povero cittadino Povero paesano E mafia e preti Si diedero la mano E mafia e preti Si diedero la mano La mafia e i preti Eterno sanguisuga Povero cittadino Povero paesano E mafia e preti Si diedero la mano E mafia e preti Si diedero la mano Uno issa la croce L’altro, punta e spara Uno minaccia l’inferno L’altro la lupara E mafia e preti Si diedero la mano E mafia e preti Si diedero la mano Che siamo sordi o muti? Rompiamo queste catene La Sicilia vuole gloria Né mafia e né preti E mafia e preti Si diedero la mano E mafia e preti Si diedero la mano[67]

 

Nel tempo, il suo ricordo si è appannato, ma negli ultimi anni i suoi eredi (in particolare il nipote Luca Torregrossa[68]) lavorano per recuperarne il valore. L’editore Francesco Giunta sta raccogliendo in CD la sua vastissima produzione, sparsa in molte registrazioni di concerti e in dischi delle più svariate case discografiche. Grazie al suo interessamento, nel 2008 Palermo e Firenze hanno dedicato a Rosa Balistreri un concerto con quattro importanti cantanti della canzone popolare italiana (Lucilla Galeazzi[69], Clara Murtas[70], Fausta Vetere[71] e Anita Vitale[72]), accompagnate dall’ensemble I pirati a Palermo[73]. Il popolo licatese ogni anno le tributa un omaggio attraverso un “Memorial” a lei intitolato[74].

Di Rosa Balistreri è stato detto che è la Amalia Rodriguez[75] della Sicilia[76]. Tutte le sue canzoni costituiscono un patrimonio artistico e culturale inestimabile, la cui diffusione, soprattutto per le nuove generazioni è di fondamentale importanza[77]. Il tesoro di Rosa non è tanto la voce, originalissima dal timbro forte e penetrante, quanto la memoria di tutte le canzoni che ascolta in Sicilia, in assolate campagne o in riva al mare d’Africa[78]. I testi da lei interpretati con intensa drammaticità e passione, provengono in parte dalle raccolte di Alberto Favara[79], altri ripescati nell’entroterra siciliano, dove persistono “li vecchi canzuni”[80].

Chiudete gli occhi e sarete trasportati nella terra arida di Sicilia, nei campi assolati, nell’oscurità delle miniere di zolfo, nella solitudine e nel dolore dei carcerati, nella nostalgia degli emigranti. Oltre al dolore, l’amore per la propria terra, per i piccoli, per le tradizioni religiose, e la speranza in una giustizia sociale futura, nel rispetto per i lavoratori[81]. Rosa è una donna del popolo, non bella, non sofisticata, ma con una voce rara, inimitabile, inconfondibile, a volte selvaggia e struggente, appassionata e piena di tenerezza e dolcezza. Sempre in bilico fra la sua ingenuità ed un’apparente spregiudicatezza[82]: nelle canzoni, nelle nenie, cantilene, filastrocche – canti popolari della sua Licata, proiettati in tutto il mondo[83]. Se ne è andata sola, non ha voluto una cerimonia funebre, la sua gente non ha avuto modo e luogo per piangerla[84]. Nulla di nuovo, per la Sicilia, dove continua a regnare la rassegnazione[85].

Lo aveva detto lei stessa: “Io non sono neanche una cantante: io sono una cuntastorie e una cantastorie. Ho imparato dal popolo, Voi capirete Rosa Balistreri quando sarò morta. Ma fin quando sarò viva, mai. Perché protesto, e ho ragione di protestare”[86].

Maledetto quel momento che ho aperto gli occhi sulla terra, in questo inferno. Questi vent’anni di tormento col cuore sempre in guerra, notte e giorno. Terra che non senti, che non vuoi capire, che non dici niente vedendomi morire. Terra che non trattieni chi vuole partire e niente dai per farli tornare. E piangi, piangi, ninna oh! Maledetti tutti questi anni col cuore sempre in guerra, notte e giorno. Maledetto chi ti inganna promettendoti la luce e la fratellanza. Terra che non senti, che non vuoi capire, che non dici niente vedendomi morire. Terra che non trattieni chi vuole partire e niente dai per farli tornare e piangi, piangi, ninna oh![87]

[1] https://sicilianfoodculture.com/rosa-balistreri-the-voice-of-sicily/
[2] https://www.lasepolturadellaletteratura.it/rosa-balistreri-una-donna-tosta/
[3] https://www.balarm.it/news/la-vita-amara-in-sicilia-di-rosa-balistreri-i-canti-di-protesta-tra-morte-fame-e-miseria-130495
[4] https://www.fisacunicredit.eu/wp-content/uploads/1900/11/rosa-balistreri-1.pdf
[5] https://www.ventaglio90.it/rosa-balistreri-donna-da-palcoscenico/
[6] https://www.lasepolturadellaletteratura.it/rosa-balistreri-una-donna-tosta/
[7] https://web.archive.org/web/20140201124959/http://www.villachincana.it/villachincana/musica-popolare-siciliana/rosa-balistreri.html
[8] https://www.tripadvisor.it/LocationPhotoDirectLink-g657501-i260620879-Licata_Province_of_Agrigento_Sicily.html
[9] https://www.girodivite.it/Rosa-Balistreri-moriva-30-anni-fa.html
[10] http://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/rosa-balistreri/#carousel-biografia
[11] https://web.archive.org/web/20140201124959/http://www.villachincana.it/villachincana/musica-popolare-siciliana/rosa-balistreri.html
[12] https://sicilianfoodculture.com/rosa-balistreri-the-voice-of-sicily/
[13] https://web.archive.org/web/20140201124959/http://www.villachincana.it/villachincana/musica-popolare-siciliana/rosa-balistreri.html
[14] https://sicilianfoodculture.com/rosa-balistreri-the-voice-of-sicily/
[15] https://web.archive.org/web/20140201124959/http://www.villachincana.it/villachincana/musica-popolare-siciliana/rosa-balistreri.html
[16] https://www.ventaglio90.it/rosa-balistreri-donna-da-palcoscenico/
[17] http://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/rosa-balistreri/#carousel-biografia
[18] https://sicilianfoodculture.com/rosa-balistreri-the-voice-of-sicily/
[19] http://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/rosa-balistreri/#carousel-biografia
[20] https://www.ventaglio90.it/rosa-balistreri-donna-da-palcoscenico/
[21] https://www.lasepolturadellaletteratura.it/rosa-balistreri-una-donna-tosta/
[22] http://www.villachincana.it/villachincana/musica-popolare-siciliana/rosa-balistreri.html
[23] https://www.lasepolturadellaletteratura.it/rosa-balistreri-una-donna-tosta/
[24] http://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/rosa-balistreri/#carousel-biografia
[25] Cu ti lu dissi ca t’haju a lassari megliu la morti e no chistu duluri ahj ahj ahj ahj moru moru moru moru ciatu di lu me cori l’amuri miu si tu ahj ahj ahj ahj moru moru moru moru ciatu di lu me cori l’amuri miu si tu Cu ti lu dissi a tia nicuzza lu cori mi scricchia a picca a picca a picca a picca ahj ahj ahj ahj moru moru moru moru ciatu di lu me cori l’amuri miu si tu ahj ahj ahj ahj moru moru moru moru ciatu di lu me cori l’amuri miu si tu. Lu primu amuri lu fici cu tia e tu schifusa ti stai scurdannu a mia paci facemo oh nicaredda mia ciatu di l’arma mia (l’amuri miu si tu) paci facemo oh nicaredda mia ciatu di l’arma mia (l’amuri miu si tu)
[26] https://web.archive.org/web/20140201124959/http://www.villachincana.it/villachincana/musica-popolare-siciliana/rosa-balistreri.html
[27] http://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/rosa-balistreri/#carousel-biografia
[28] https://web.archive.org/web/20140201124959/http://www.villachincana.it/villachincana/musica-popolare-siciliana/rosa-balistreri.html
[29] https://web.archive.org/web/20140301204319/http://www.csssstrinakria.org/balistreri.htm
[30] http://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/rosa-balistreri/#carousel-biografia
[31] https://www.lasepolturadellaletteratura.it/rosa-balistreri-una-donna-tosta/
[32] http://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/rosa-balistreri/#carousel-biografia
[33] https://palermo.meridionews.it/articolo/24148/quella-volta-che-rosa-balistreri-fu-esclusa-dal-festival-di-sanremo/
[34] http://www.manfredipittorefiorentino1927.it/
[35] http://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/rosa-balistreri/#carousel-biografia
[36] https://www.capitoliumart.it/it/artista/de-micheli-mario/xar-3871
[37] https://www.zam.it/biografia_Ignazio_Buttitta
[38] https://cantastoriebusacca.it/cantastorie/ciccio-busacca.html
[39] https://web.archive.org/web/20140201124959/http://www.villachincana.it/villachincana/musica-popolare-siciliana/rosa-balistreri.html
[40] https://www.palermoviva.it/rosa-balistreri-canta-cunta/
[41] http://www.culturasiciliana.it/19-rosa-balistreri/le-canzoni-vinile-e-cd/311-ipiratiapalermusantavenerina
[42] https://web.archive.org/web/20140201124959/http://www.villachincana.it/villachincana/musica-popolare-siciliana/rosa-balistreri.html
[43] https://biografieonline.it/biografia-dario-fo
[44] https://web.archive.org/web/20140301204319/http://www.csssstrinakria.org/balistreri.htm
[45] https://sicilianfoodculture.com/rosa-balistreri-the-voice-of-sicily/
[46] https://www.fisacunicredit.eu/wp-content/uploads/1900/11/rosa-balistreri-1.pdf
[47] https://web.archive.org/web/20140301204319/http://www.csssstrinakria.org/balistreri.htm
[48] https://www.balarm.it/news/la-vita-amara-in-sicilia-di-rosa-balistreri-i-canti-di-protesta-tra-morte-fame-e-miseria-130495
[49] http://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/rosa-balistreri/#carousel-biografia
[50] https://web.archive.org/web/20140201124959/http://www.villachincana.it/villachincana/musica-popolare-siciliana/rosa-balistreri.html
[51] https://www.fisacunicredit.eu/wp-content/uploads/1900/11/rosa-balistreri-1.pdf
[52] https://web.archive.org/web/20140201124959/http://www.villachincana.it/villachincana/musica-popolare-siciliana/rosa-balistreri.html
[53] https://www.balistrerirosa.it/home
[54] https://www.ilsicilia.it/al-ditirammu-viaggio-nella-vita-e-nella-musica-di-rosa-balistreri-video/
[55] https://villachincana.it/2011/03/22/rosa-balistreri-e-il-fenomeno-religioso/
[56] http://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/rosa-balistreri/#carousel-biografia
[57] https://www.palermoviva.it/rosa-balistreri-canta-cunta/
[58] https://oggilacantocosi.blog/2021/07/24/rosa-balistreri/
[59] https://web.archive.org/web/20140201124959/http://www.villachincana.it/villachincana/musica-popolare-siciliana/rosa-balistreri.html
[60] http://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/rosa-balistreri/#carousel-biografia
[61] https://www.lasepolturadellaletteratura.it/rosa-balistreri-una-donna-tosta/
[62] https://www.comingsoon.it/personaggi/anna-proclemer/85271/biografia/
[63] https://www.comune.catania.it/la-citta/culture/progetto-culturale-per-catania/letteratura/giovanni-verga.aspx
[64]https://web.archive.org/web/20140201124959/http://www.villachincana.it/villachincana/musica-popolare-siciliana/rosa-balistreri.html
[65] https://villachincana.it/rosa-balistreri/
[66] https://www.esperonews.it/2020092212572/rubriche/medaglioni/rosa-balistreri-la-cantautrice-siciliana-che-ha-vinto-contro-ogni-mala-fortuna.html
[67] La mafia e li parrini Si déttiru la manu Poviru cittadinu Poviru paisanu E mafia e parrini Si déttiru la manu E mafia e parrini Si déttiru la manu La mafia e li parrini Eternu sancisuca Poviru cittadinu Poviru paisanu

E mafia e parrini Si déttiru la manu E mafia e parrini Si déttiru la manu Unu isa la cruci L’autru punta e spara Unu minaccia ‘nfernu L’autru la lupara E mafia e parrini Si déttiru la manu E mafia e parrini Si déttiru la manu

Chi semu surdi o muti Rumpemu sti catini Sicilia voli gloria Né mafia e né parrini E mafia e parrini Si déttiru la manu E mafia e parrini Si déttiru la manu
[68] https://www.csssstrinakria.eu/rosa_balistreri.htm
[69] https://www.iconcertinelparco.it/it/cartellone/artisti/645-lucilla-galeazzi.html
[70] http://www.cdsdonnecagliari.it/donne-in-rete/arte-cinema-comunicazione/clara-murtas/
[71] https://www.ilfoglio.it/cultura/2021/11/13/news/fausta-vetere-la-voce-della-tradizione-popolare-3361138/
[72] https://www.pentamusa.com/2020/02/28/957/
[73] http://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/rosa-balistreri/#carousel-biografia
[74] https://web.archive.org/web/20140201124959/http://www.villachincana.it/villachincana/musica-popolare-siciliana/rosa-balistreri.html
[75] https://amedit.me/2021/07/10/la-voce-della-notte-amalia-rodrigues-lanima-oscura-del-portogallo/
[76] https://www.csssstrinakria.eu/rosa_balistreri.htm
[77] http://www.irsap-agrigentum.it/rosa_balistreri.html
[78] https://web.archive.org/web/20140301204319/http://www.csssstrinakria.org/balistreri.htm
[79] http://www.culturasiciliana.it/62-cultura-siciliana/663-favara-alberto
[80] http://www.irsap-agrigentum.it/rosa_balistreri.html
[81] https://www.palermoviva.it/rosa-balistreri-canta-cunta/
[82] https://www.palermoweb.com/lamusicadelsole/rosabalistreri.asp
[83] https://web.archive.org/web/20140301204319/http://www.csssstrinakria.org/balistreri.htm
[84] https://villachincana.it/2011/03/22/rosa-balistreri-e-il-fenomeno-religioso/
[85] http://www.rosabalistreri.it/pagine/perchequestosito.htm
[86] https://www.balarm.it/news/la-vita-amara-in-sicilia-di-rosa-balistreri-i-canti-di-protesta-tra-morte-fame-e-miseria-130495
[87] Malidittu ddu mumentu ca grapivu l’occhi ‘nterra ‘nta stu ‘nfernu. Sti vint’anni di turmentu cu lu cori sempri ‘n guerra notti e gghiornu. Terra ca nun senti ca nun voi capiri ca nun dici nenti vidennumi muriri. Terra ca nun teni cu voli partiri e nenti cci duni pi falli turnari. E chianci, chianci, ninna oh Maliditti tutti st’anni cu lu cori sempri ‘n guerra notti e gghiornu. Malidittu, cu t’inganna prumittennuti la luci e a fratillanza Terra ca nun senti ca nun voi capiri ca nun dici nenti vidennumi muriri terra ca nun teni cu voli partiri e nenti cci duni pi falli turnari e chianci, chianci, ninna oh.

TAG: #donnelibere, Rosa Balistreri, Sicilia, voce
CAT: Musica

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