Wake Up!, Papa Francesco e le infinite vie del pop

27 Dicembre 2015

Tal Leo Benedictus (uno pseudonimo?), in un recente articolo apparso sul britannico “Guardian”, si diverte a ipotizzare che il tour americano del Pontefice di pochi mesi fa vada messo in relazione, più che con la necessità di esplicitare una decisa presa di posizione morale nei confronti di ingiustizie razziali e sociali e problemi climatici, o – come sostengono i maligni – con il bisogno di restaurare l’immagine pubblica della Chiesa Cattolica a fronte dello scandalo pedofilia che ha investito il clero statunitense negli ultimi anni, con l’uscita del suo suo debutto discografico, Wake Up!, pubblicato lo scorso 27 novembre.

Si scherza, il tono dell’articolo è palesemente leggero e velatamente sarcastico, eppure, in fondo alla nostra mente, l’idea non ci sembra così assurda. Se è vero che anche Giovanni Paolo II è stato titolare di un paio di album di musica sacra, il più famoso dei quali, Abbà Pater del 1999, pubblicato da Sony Classical, è la prima volta che l’uscita discografica di un pontefice viene annunciata alla stregua del nuovo disco di Adele. Su Metacritic, sito americano che aggrega recensioni di dischi, film e videogiochi, nella pagina dedicata ai dischi di imminente pubblicazione Wake Up! si collocava tra il rapper emergente e i paladini dell’indie rock.

Approfondendo i giudizi selezionati dalla pagina, nessuno dei quali entusiasta, molti tra l’incuriosito e il perplesso, scopriamo che “Rolling Stone”, edizione americana, parla di una musica “a tratti assai gradevole” ed elogia “la parlata elegante” di Bergoglio, mentre “Pitchfork”, bibbia on line del rock indipendente, appioppa a Wake Up! un poco entusiasmante 5, colorando però il giudizio con un divertito esercizio di retorica meta-pop: “Wake Up! si situa in una stranissima terra di nessuno che sta tra una messa di due ore e un video di reclutamento aziendale. È come se uno si stordisse di sciroppo per la tosse e si recasse a Live Aid: The Vatican”. Un utente della pagina, che si firma TheHonestJack, si diverte a mettere in guardia la star dell’hip hop Kanye West: il pontefice gli dà filo da torcere come rimatore, incredibile che sia rimasto un fenomeno sotterraneo così a lungo. Se ne parla, tra il serio e il faceto, senza risparmiare sarcasmo e battute, ma se ne parla. Inevitabile, certo, visto l’appeal mediatico senza precedenti del nuovo pontefice: pure il media-friendly Wojtyla sembra un dilettante al confronto.

Nell’immaginario della musica pop il Papa è una presenza ricorrente. Nel 1972 il cantautore newyorkese David Peel, sponsorizzato da John Lennon, all’epoca nella sua fase più radicale e militante, pubblicava un album dal titolo The Pope Smokes Dope, titolo traducibile all’incirca con “il papa si fa le canne”. Nel 1979 Magic Shop, brano di Franco Battiato contenuto ne L’era del cinghiale bianco, album che ne sanciva la trasformazione da sperimentatore avant-garde a interprete pop, l’artista catanese si scagliava contro fantomatiche “rubriche aperte sui peli del Papa” nel contesto di una garbata polemica sulla progressiva mercificazione della spiritualità.

Nel 1987 Holger Czukay, bassista dei tedeschi Can e autore in proprio di una serie di album a cavallo tra avanguardia, ambient music e colonna sonora immaginaria, incideva il brano Blessed Easter, elegante e sinuoso commento sonoro alla voce del pontefice estrapolata da una messa pasquale. Nel videoclip che accompagnava il brano, Czukay entrava in prima persona nello spazio visivo dell’evento, ripreso dalla televisione, e, approfittando di un momento di raccoglimento del Pontefice, gli sottraeva il portafoglio. Il Papa diventava un elemento dell’immaginario da ricontestualizzare a proprio piacimento all’interno del paesaggio postmoderno.

Wake Up! va al di là di tutto questo, e non per meriti strettamente musicali. La produzione artistica del disco è di Don Giulio Neroni, il quale ha già lavorato con Giovanni Paolo II e Benedetto XVI (Alma Mater del 2009, un disco che non ha evidentemente messo radici nella memoria collettiva), l’etichetta discografica è Believe Digital, che distribuisce l’album su licenza di Multimedia San Paolo. L’unica novità, se così si può dire, è il contributo di Tony Pagliuca, veterano del progressive rock tricolore ne Le Orme. Ma si tratta di un ingrediente che poco fa per spingere oltre i suoi limiti strutturali il prodotto, colorandolo con qualche riminiscenza del rock sinfonico anni Settanta. Prodotto che, in totale onestà, si limita al ruolo di veicolo funzionale: in primo piano, il messaggio – spirituale, ma anche umano – di uno dei pontefici più amati di sempre, esplicitato attraverso i suoi discorsi. Come in certo cantautorato politico ultraortodosso del passato, non si sta troppo a ricamare sul “come”, è sufficiente esprimersi in un linguaggio comprensibile.

In uno scenario in cui la musica pop non è più in grado di generare una cultura condivisa, un senso di appartenenza legato a determinati codici culturali, trattare il fenomeno con divertito distacco e ironico snobismo, come fanno il “Guardian” e “Pitchfork”, è, per quanto divertente, una specie di dichiarazione di sconfitta. È un fattore esterno a dettare l’agenda, proprio come avviene con i talent show: sotto l’apparenza di prodotto discografico è un format televisivo ad essere venduto. Nel caso di Wake Up!, ad essere venduto è il format più antico della storia dell’Occidente, che in Papa Francesco ha trovato un nuovo, formidabile testimonial.

TAG:
CAT: Musica

Nessun commento

Devi fare per commentare, è semplice e veloce.

CARICAMENTO...