Sub Cult 2016: lo spazio della sottocultura musicale

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11 Maggio 2016

I Sotterranei anticipano i tempi e mettono in piedi la macchina organizzativa del Sub Cult festival. Invece di aspettare le tiepide giornate di fine ottobre il team segue la primavera e dal 18 al 20 maggio a Padova porta la terza edizione dell’evento dedicato alla sottocultura musicale.

Il Parco Europa, rinominato per bella stagione Parco della Musica, ospita ancora una volta la rassegna che quest’anno non si fa mancare davvero niente tra Fuzz Orchestra e Vertical sul palco. Da sottolineare è l’aperitivo acustico a introdurre il tramonto serale per apprezzare appieno uno dei più bei parchi della città.

Abbiamo fatto qualche domande a Francesco Aneloni per fare il punto della situazione.

Sub Cult Atto 3: a che punto siamo con la scena musicale padovana? Cosa è cambiato dal 2014 ad oggi?

La risposta a questa domanda richiederebbe un numero di righe ben maggiore del limite imposto dal buon senso di chi non vuole annoiare eccessivamente il lettore. Diciamo che negli ultimi tre anni sono successe davvero tantissime cose a Padova, che per certi versi ha vissuto un forte cambiamento, mentre per altri è rimasta radicalmente la stessa. Possiamo affermare che Sub Cult Fest 3 non sarà un banale remake, né tanto meno un sequel privo di reali ambizioni: la location sarà la stessa (Parco della Musica, lo spazio più bello che Padova può offrirci) e l’attitudine non è mutata di una virgola. Ma l’incessante ricerca artistica, il desiderio di crescere e l’ambizione di chi ama davvero quello che fa ci portano a proporre sempre qualcosa di innovativo e, se me lo concedete, di bellissimo. Tanto per dirne una, la famiglia Sotterranea si allarga e venerdì 20 maggio (giornata di chiusura del festival) proporremo la presentazione ufficiale di Alpha, prossima uscita discografica per Dischi Sotterranei dell’ultima new entry in roster: i Vertical. Davvero, non vediamo l’ora di farli conoscere al mondo, sono dei musicisti pazzeschi.

-Line up piuttosto psichedelica: come avete scelto artisticamente la direzione delle 3 serate?

Per la creazione della line up si è utilizzato fondamentalmente il nostro unico (o quasi) criterio di selezione: abbiamo deciso di far suonare delle band che fanno musica che ci piace, nella speranza di offrire al pubblico qualcosa di originale e di sconosciuto ai più. E in tutta onestà, a guardarla ora scritta tutta insieme, la line up a mio parere è veramente interessante e accattivante. Abbiamo pescato tre di quelle che per noi sono attualmente le band più originali del panorama italiano indipendente inserendole come headliner e affiancandole a progetti molto interessanti locali e esteri. La prima sera, mercoledì 18 maggio, ci saranno i Sycamore Age, un progetto psichedelico davvero notevole che è stato selezionato insieme a pochissime band italiane per il Primavera Sound 2016; prima di loro i Wrekmeister Harmonies, band americana dalle sonorità devastanti. Giovedì ci sarà la Fuzz Orchestra, progetto italiano unico nel suo genere la cui musica sembra un mix tra Black Sabbath e Morricone, in piena promozione dell’ultimo disco uscito per Woodworm (e che sta riscuotendo un successo incredibile) e gli Ulan Bator dalla Francia. La serata di chiusura, venerdì 20 maggio, vedrà come headliner Le Capre a Sonagli, una delle più grandi rivelazioni dell’ultimo anno. Visti una volta e più dimenticati, portano un’energia sul palco che vi scorderete difficilmente. In apertura i Vertical, la new entry della famiglia Sotterranei. Possiamo dire che ci sono moltissime ragioni per passare a trovarci.

-Avete riscontrato difficoltà nell’organizzazione di questa edizione? Se si, quali e che ambienti coinvolgono?

Come è risaputo in Italia non è facile organizzare festival o eventi culturali in generale. Diciamo che quest’anno inserendoci all’interno di una rassegna stagionale (Parco della Musica) ci siamo tolti non pochi pensieri, non dovendo occuparci dell’agibilità e dei vari permessi. Ma so di per certo che i problemi li hanno avuti loro, quindi non mi sento di dire che è stata una passeggiata mettere in piedi e attivare tutta la baracca – e vedrete che baracca!

-Offrite sia esibizioni all’aperitivo che ovviamente la sera: cosa differenzia secondo voi un contesto rispetto all’altro?

Le esibizioni al tramonto sono pensate per creare un’atmosfera più intima, e per questo saranno svolte su un originale second stage costruito e gestito dal nostro sponsor del cuore, Tarli e Farfalle (il miglior negozio di chitarre di Padova). Ad accompagnare il tramonto al parco ci saranno progetti locali (Danae giovedì, e Nautilus venerdì) e ospiti d’eccezione (C+C=Maxigross dj-set mercoledì).

-Come può favorire un festival indipendente la creazione di una rete collaborativa verso l’esterno?

Siamo da sempre i primi sostenitori del fare rete con altre realtà che condividono attitudine e voglia di mettersi in gioco. Il mondo della musica indipendente è comunicazione, tenersi contatto e aiutarsi. Per questa ragione riteniamo sia veramente importante collaborare con tutti coloro abbiano voglia di far parte del nostro progetto, e che ci aiutano specialmente in fase di promozione.

 

Per capire meglio il lavoro / ruolo di fonico, abbiamo fatto qualche domanda a Piero de Checchi, orecchio fedele dedicato alla parte acustica del festival.

-Quale ruolo gioca il fonico nella preparazione di un concerto?

In contesti in cui le varie figure tecniche sono raggruppate in una o due persone, il compito principale del fonico nella fase preparatoria di un concerto concerne l’organizzazione di tutto quello che viene a contatto con il palco: materiale audio e luci e strutture, personale addetto (che siano tecnici e facchini) e la gestione tecnica dei gruppi. Dopo aver selezionato un impianto audio e luci commisurato al posto e la relativa struttura, ci si premura di soddisfare le esigenze tecniche delle band o di ridimensionare richieste sproporzionate al contesto in cui avverrà il concerto o, in caso di più gruppi, l’eventuale organizzazione della backline. Il giorno del concerto regola le tempistiche di arrivo, montaggio, sound check e durante il live, gli eventuali cambi palco. Poi ovviamente deve anche amplificare.

-Quali sono le caratteristiche che distinguono un buon lavoro da un cattivo lavoro?

Vedo la figura del fonico in senso stretto come di intermediario tra gruppo e pubblico: è il passaggio intermedio che permette al gruppo di comunicare al pubblico e al pubblico di recepire quello che dice il gruppo. Il suo lavoro è un servizio reso ad entrambi. In una situazione ideale abbiamo un gruppo con una propria idea di suono e che ha investito del tempo per selezionare la propria strumentazione e a studiare il modo di relazionarla alle proprie mani in maniera che riesca a riprodurre il suono che hanno in testa; il lavoro del fonico inizia proprio da li (e questo è il motivo per cui molti gruppi lavorano con un fonico di fiducia): individuare e capire l’approccio estetico, lo stile del gruppo e riprodurlo in maniera più coerente e fedele possibile. Per poterlo definire completamente un “buon lavoro” deve tenere conto anche del pubblico: l’amplificazione non deve infastidire gli ascoltatori ed essere slegata dal contesto.

-Nei set acustici che peculiarità dovrebbe avere il suono dell’artista per rendere al meglio?

Ci sono vari modi di intendere l’acustico, anche molto differenti tra loro. Si va dal purismo più estremo come nel caso dell’ambiente Bluegrass in cui, quasi sempre, ogni strumento viene amplificato a microfono. Addirittura a Nashville, capitale del Bluegrass e patria degli integralisti più ferrei del genere, non di rado capita che l’intero gruppo –spesso veramente numeroso- si disponga a semicerchio attorno ad un unico microfono e ogni musicista gestisca le proprie dinamiche in relazione agli altri avvicinandosi o allontanandosi dal microfono centrale, e questo presuppone una preparazione ed una padronanza del palco e dello strumento di livello straordinario. L’acustico in senso più lato di molti cantautori moderni che utilizzano spesso chitarre elettriche e effettistica è inteso con l’accezione di “intimista”. Personalmente per questa macrocategoria mi piace ricercare (e riscontrare nelle amplificazioni altrui) la sensazione che dà il legno, ovvero quella timbrica non invadente e quella dinamica non aggressiva. Cerco di discostarmi dai bassi che scombinano lo stomaco e dalla “pacca” che fa sbattere gli occhi in favore dell’apertura che avvolge.

-Come si rapporta il fonico con un ambiente come quello del Parco della Musica?

In primo luogo bisogna analizzare il posto in cui si farà il concerto: Parco d’Europa non è un garage o un sotterraneo puzzolente in cui aspirare ad una serata dal sapore punk, né un salottino per musica composta e raffinata. È, appunto, un parco con alberi, chioschetti e sedie sdraio: invita a rilassarsi. E dal punto di vista sonico può essere gestito in maniera rilassante ricercando la spazialità; in questo modo, a prescindere dal genere musicale suonato, il pubblico non si sentirà aggredito e messo in angolo e potrà apprezzare e capire il senso della musica tanto della Fuzz Orchestra quanto dei Vertical. E il giorno dopo tornerà.

Anteprima venerdì 13 maggio a Piazzola sul Brenta: Sub Cult Preview #2 – Sadside Project + Blue Shoe Strings

TAG: acustico, Festival, indie, padova, parco della musica, primavera, Rock, sotterranei, sottocultura, sub cult
CAT: Musica, Padova

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