Conti impossibili e niente dati al ministero: il mistero della garanzia giovani

12 Ottobre 2015

Nel 2012, la Commissione Europea, a seguito di un rapporto dell’Eurofound in cui si denunciava non soltanto un drammatico aumento del tasso di disoccupazione giovanile e del numero di NEET, ma anche il costo socio-economici dei NEET, propose il progetto della Garanzia Giovani  (GG) agli Stati Membri. Così, il 22 aprile 2013, la Garanzia Giovani viene introdotta con una Raccomandazione del Consiglio d’Europa “Il termine Garanzia Giovani si riferisce a una situazione in cui i giovani ricevono un’offerta di lavoro di buona qualità, formazione continua, apprendistato o tirocini entro quattro mesi dall’inizio della disoccupazione o della fine del ciclo di istruzione formale. Un’offerta di formazione continua dovrebbe comprendere programmi di formazione di qualità, che conducano a riconosciute qualifiche professionali”.
Tasso di NEET su popolazione di riferimento 2014

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Fonte: Eurofund
Venne allora istituita con destinazione dei fondi comunitari per la sua implementazione. L’Italia è il Paese che beneficia del maggior contributo in termini monetari, 1,1 miliardi di euro, seguita dalla Francia con 620 milioni di euro. Secondo l’ultimo rapporto Eurofound, redatto da Massimiliano Mascherini, Anna Ludwinek e Stefanie Ledermaier , fermo ai dati del 2014, nel primo periodo  di implementazione tra maggio e settembre 2014, 212,279 giovani tra i 15 e i 29 anni si sono registrati al programma. Specularmente dalla parte delle imprese nello stesso periodo sono stati offerti 20,879 posti di lavoro/formazione. I posti offerti rappresentavano dunque solo il 10% delle domande, un’evidenza preoccupante sottolineata dallo stesso Eurofound.  Cos’è successo poi?

Per l’Italia, il Ministero del Lavoro pubblica settimanalmente i dati e un rapporto allegato sull’avanzamento della GG, attraverso il sito dedicato al programma. Purtroppo, le informazioni pubblicate  sono, ancora una volta, non soltanto incomplete per capire e valutare l’evoluzione del programma, ma vengono presentate in modo confuso, omettendo nei dati grezzi (su cui si fa la verifica) le informazioni quali-quantitative necessarie per comprendere i dati netti espressi nel rapporto allegato.

Innanzitutto, guardando ai dati l’andamento delle registrazioni al programma da parte dei giovani (15-29 anni) tra maggio 2014 e settembre 2015 è mostrato nella figura sottostante.

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Fonte: Rielaborazione dati e grafica Marta Fana su dati MPLS
In termini assoluti, le registrazioni sono a inizio ottobre pari a 792,681, tuttavia, precisa il Ministero, al netto delle cancellazioni le registrazioni nette sono pari a 690.232. “ Le cancellazioni avvengono per mancanza dei requisiti, annullamento dell’adesione da parte del giovane, mancata presentazione all’appuntamento con il Servizio per l’Impiego oppure rifiuto del giovane della misura proposta”. Si sa dunque che il 13% delle registrazioni vengono cancellate, ma dal Ministero non viene fornito alcun dettaglio sulle cause anche molto diverse tra loro. Se una cancellazione è avvenuta per mancanza di requisiti potrebbe esser perché i giovani non hanno ben chiaro cosa sia il programma GG, se invece avviene per rifiuto del giovane alla proposta, dovremmo poter distinguere tra  coloro che hanno ricevuto proposte non idonee al profilo oppure se il giovane ha nel frattempo trovato un’altra opportunità di lavoro, più conveniente.

Inoltre, tutto il dettaglio sulle registrazioni, per età, genere regione di residenza è espresso nei dati del Ministero al lordo delle cancellazioni, quindi solo a partire da queste informazioni, non corrette, che si può dare evidenza dell’evoluzione della Garanzia Giovani. Nelle registrazioni non vi sono significative differenze di genere, mentre la composizione anagrafica varia notevolmente: il 53,6% degli iscritti ha tra i 19 e i 24 anni, mentre il 37% riguarda giovani tra i 25 e 29 anni, a cui la GG è stata estesa in Italia ma non è prevista negli altri paesi europei. Meno del 10% degli iscritti infine riguarda la classe 15-19 anni.

Un’ulteriore lacuna nei dati riguarda la suddivisione per tipo di giovane interessato: la GG è rivolta ai NEET, tra i quali esiste elevata eterogeneità. E’ possibile che un giovane sia oggi NEET ma abbia lavorato in passato seppure per brevi periodi, come è possibile che un giovane non abbiamo mai lavorato e non abbia neppure terminato il ciclo di studi secondari. In questo secondo caso, i soggetti sono più a rischio di esclusione sociale rispetto ai primi; esser in grado di stabilire proporzioni tra gli iscritti al programma aiuterebbe a capire in che modo la GG è stata finora adatta a raggiungere e riattivare questa categoria di giovani. Non soltanto, informazioni riguardanti gli inattivi sono fondamentali anche per poter collegare le statistiche Istat sulle forze di lavoro e la Garanzia Giovani. Dall’Istituto Nazionale di Statistica  sappiamo infatti che il tasso di inattività diminuisce negli ultimi mesi, tuttavia, non siamo in grado di stabilire utilizzando i dati del Ministero quanta parte di questa riduzione dell’inattività è spiegata dalla Garanzia Giovani.

Nella prassi, ogni giovane iscrivendosi indica in quali regioni (non necessariamente o esclusivamente quella di residenza) vorrebbe aderire al programma, cioè dove è disposto a lavorare. Da questo momento, i centri promotori prendono in carico i giovani attribuendo loro un profilo (generato automaticamente dal software dedicato), che è tanto più alto quanto più basso è il livello di competenze e qualifiche del ragazzo. Tuttavia l’indice del profilo dipende da una molteplicità di fattori, i quali non vengono dettagliati nelle informazioni pubblicate dal Ministro. Sarebbe a tal proposito interessante conoscere la quota di laureati iscritti a Garanzia Giovani nonché la disciplina in cui è stato conseguito il titolo.

Come mostra la figura 1, la percentuale di profili MoltoAlto si concentra al Sud Italia, dove la quota a maggior rischio riguarda tra il 54% (Campania) e l’80% (Sicilia) delle adesioni.

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Fig.1 Quota profilo Molto Alto su totale presi in carico

Fonte: Rielaborazione dati e grafica Marta Fana su dati MPLS

Ai centri per l’impiego spetta la presa in carico dei giovani registrati che si conclude con la stipula del Patto di servizio.

A livello nazionale, il tasso di presa in carico è pari al 69%, ma esso varia notevolmente tra le regioni, come mostra la Fig2 le regioni con i tassi più elevati sono la Valle d’Aosta, seguita da Emilia Romagna, Toscana, Sardegna e Sicilia.
Fig.2 Tasso adesioni prese in carico

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Fonte: Rielaborazione dati e grafica Marta Fana su dati MPLS

Un dato a dir poco controintuitivo considerando le classifiche dell’efficienza della PA, in cui la Sicilia non ha mai primeggiato, mentre si trova qui fianco a fianco all’Emilia Romagna. Le regioni che sembrano fare peggio sono la Campania e il Piemonte, con un tasso rispettivamente del 41 e 44 percento. Se finora abbiamo visto in che modo i NEET provano ad inserirsi, con l’aiuto dei centri promotori, dall’altro è necessario guardare in che modo le imprese siano disponibili ad offrire lavoro e/o programmi di formazione a questa fascia di popolazione a forte rischio di esclusione sociale.

Ad oggi, il numero di offerte da parte dei datori di lavoro (siano essi imprese o aziende non profit) è 88,777 (il Ministero in questo caso non pubblica nel rapporto quanti posti sono stati cancellati dalle imprese, evento possibile ma evidentemente non controllato). Quindi l’offerta di formazione e/o lavoro rappresenta il 19% degli utenti presi in carico, cioè pronti per una delle tante misure potenziali e solo l’11% rispetto al numero totale di adesioni. Le preoccupazioni di Eurofound  circa la scarsa capacità delle imprese di offrire lavoro, pare essere confermata un anno dopo. Le tipologie contrattuali attraverso cui queste offerte vengono proposte vedono, ancora una volta primeggiare il contratto a tempo determinato, che ne costituisce il 69% (fig3).

Figura 3

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Fonte: Rielaborazione dati e grafica Marta Fana su dati MPLS
Non c’è nessuna evidenza sul numero di offerte successivamente attivate, che come si è visto, nel migliore dei casi esse potrebbero coprire al massimo il 18% delle adesioni. Questa informazione è sostanziale considerando che i lavoratori attivati sono a tutti gli effetti nuovi occupati, di conseguenza, sapere quanti di questi sono stati attivati per ciascuna tipologia contrattuale e per ciascuna regione aiuta a comprendere quanta quota parte della nuova occupazione che osserviamo in questi mesi è dovuta alla Garanzia Giovani (e connessi incentivi alle imprese).
Va detto inoltre che nel caso in cui un’impresa attivi un rapporto di lavoro a tempo determinato o indeterminato, essa riceverà un bonus monetario maggiore tanto più alto è il profilo del giovane (tab2). Il bonus occupazionale è concedibile una sola volta per il singolo giovane aderente a Garanzia Giovane e nel caso di un contratto a tempo indeterminato se avviato nel 2015, esso andrà a sommarsi agli sgravi previsti dalla legge di stabilità del 2014.
Tab 2.

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Fonte: Vademecum Garanzia Giovani Ministero del Lavoro
Infine, nella fig. 4 viene ripotata la distribuzione delle offerte di lavoro in base alla qualifica professionale, nonostante non vi sia evidenza dei settori di riferimento.

Fig 4

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Fonte: Rielaborazione dati e grafica Marta Fana su dati MPLS
Non soltanto non si conosce il tasso regionale di attivazione di misure legate alla Garanzia Giovani, ma non si conosce neppure la diffusione regionale delle offerte di lavoro. Mancano inoltre tutti i dati relativi alle cessazioni dei rapporti attivati e le loro motivazioni, tanto quanto i risultati dell’attività ispettiva relativa a questi lavori, se esiste. Infine, è lecito chiedersi quanti di questi giovani occupati finora nei programmi siano stati assunti dall’azienda successivamente al periodo della GG e in che forma, o se essi abbiano poi trovato altrove lavoro e quale tipo di lavoro, con quale qualifica e tipologia contrattuale.

Ancora una volta pare che i dati pubblicati dal Ministero del lavoro servano unicamente come bandierina per dimostrare qualcosa di cui però non è possibile accertare l’esistenza. Il monito che en deriva è sempre lo stesso: è necessario pubblicare i dati completi, in modo da permettere la valutazione seppure descrittiva della politica, unico strumento realmente indipendente dalla politica per poter informare i cittadini, per renderli consapevoli di come, al di là delle proprie esperienze personali, vanno le cose. Infine, in termini di politiche pubbliche, dati più esaustivi aiuterebbero a capire l’efficacia di tale programma considerando anche la mole di risorse, anche monetarie investita, attraverso un’analisi costi benefici. Allo stesso tempo, capire quanti dei nuovi lavoratori sono dovuti alla Garanzia Giovani permetterebbe anche di separare la quota di nuovi lavoratori (+325 mila in un anno) che per certo non è attribuibile alle riforme del Governo, come il JobsAct e gli sgravi sulle assunzioni a tempo indeterminato.

TAG: garanzia giovani
CAT: Occupazione, Politiche comunitarie

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