Renzi, sei padrone di Roma e del Palazzo: ricordati che l’Italia non finisce lì

31 Gennaio 2015

Una vittoria schiacciante, rapida, che ha “annichilito” gli avversari dichiarati e quelli che hanno preferito stare sempre nascosti e lavorare sott’acqua. Per gli appassionati di strategie politiche e di tattiche di corridoio, l’operazione condotta e guidata da Matteo Renzi in questi giorni è di quelle da antologia, di quelle che restano impresse nella memoria e si tramandano, lungo i corridoi dei palazzi e tra le righe delle pagine dei giornali. I cori osannanti, del resto, si sono già visti all’opera, sui giornali, su Twitter e le celebrazioni dell’abilità di Renzi continueranno probabilmente per giorni e giorni.

Nel nostro piccolo, ci accodiamo al riconoscimento di un leader che è animale politico vero, di talento che non ha bisogno di altra riprova. È riuscito, in un colpo solo, a compattare il proprio partito, a riaffermare i rapporti di forza a proprio vantaggio all’interno della coalizione (e di ogni altra coalizione possibile), a far passare l’immagine (davanti al popolo di centrosinistra) di un Berlusconi ormai completamente alla sua ruota, schiacciato da lui, eppure già pronto a confermare il suo impegno sulle riforme istituzionali in cantiere. Insomma, per Renzi, per il Renzi politico che gioca sul tavolo del potere romano, è un trionfo.

Ma i rituali del Palazzo romano non bastano, non possono bastare, a soddisfare le aspirazioni di un leader politico nato, di fatto, lontano da Roma e lontano da quel Palazzo. Perché la missione iniziale di Renzi, quella di profonda innovazione del personale politico e dell’azione politica, resta fondativa per il suo successo, e perdere di vista che tantissimo c’è ancora da fare sarebbe letale. Cullarsi insomma sui successi raccolti in un Palazzo della politica tenuto in pugno con tanta facilità, dimenticando che l’obiettivo della politica è migliorare la vita del paese e dei cittadini e non controllare i comprimari e le comparse del teatrino, sarebbe drammatico anche per Renzi, oltre che per tutti noi.

Ora dunque che Renzi esce ulteriormente rafforzato e apparentemente senza ostacoli da questa elezione di Sergio Mattarella a presidente della Repubblica, urge più che mai indicare i punti dolenti dell’azione politica del presidente del consiglio. O meglio: ora come non mai, per lui e per il paese, l’opportunità di un cambio di passo è solida e concreta, e sarebbe uno scempio non coglierla. Per farlo, serve che Matteo Renzi inizi davvero a circondarsi di persone capaci e competenti, alle quali delegare potere e autorità lungo processi trasparenti e lineari. Una cosa che Renzi fa fatica a fare, cercando invece, più spesso, di affiancarsi figure che gli devono tutto e quindi che mai sono disposte a rischiare contraddizione e conflitto. Questo non è sano, per la sua leadership, per la democrazia e per i bisogni del paese.

I bisogni del paese, già, restano tanti e, ancora una volta, vanno ben al di là delle riforme istituzionali e costituzionali che occupano i discorsi di chi popola il Palazzo. Parliamo di un paese stremato, impoverito, sempre più governato da una piramide social-generazionale profondamente ingiusta, soffocato dalla burocrazia e da tasse pagate in gran parte da chi non fruisce di nessun servizio. Parliamo di un paese che continua ad essere nemico dell’impresa, di chi ci prova. Di un paese che continua ad avere gravi problemi di funzionalità nel sistema giudiziario, e di una giustizia civile che spaventa investitori stranieri e nazionali in particolare. Di un paese che, rispetto ai giovani lavoratori atipici e alle partite iva, continua a sembrare distratto, assente, insomma nemico. Di un paese che ha bisogno di liberare il merito, di valorizzare chi sa di più e meglio, anche se più giovane, di ricominciare a investire su scuola e formazione. Su tanti di questi fronti, abbiamo sentito Renzi dire che farà e correggerà: ma tutto ancora è da fare e da correggere, e il momento sembra il migliore per fare davvero, anche in virtù di uno scenario europeo guidato da Mario Draghi e dal suo Quantitative Easing che risulta ampiamente favorevole.

Ecco, noi non ci facciamo distrarre dal fatto che Renzi è diventato più bravo di tutti i vecchi arnesi della politica a fare politica nel Palazzo. Noi ci ricordiamo che la missione della politica è fare il bene del paese, che inizia fuori dal Palazzo, e che su queste premesse e promesse è nata la stella di Matteo Renzi. Che oggi brilla nelle cronache politiche. Vorremmo tanto che segnasse, in positivo, la storia dell’Italia e, per il momento, possiamo solo sperare che – si diceva – il bello deve ancora venire.

 

 

TAG: Matteo Renzi, sergio mattarella
CAT: Parlamento, Partiti e politici

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