La via di Renzi alla cultura: mezzo kg di mancetta elettorale ai 18enni

25 Novembre 2015

Sono spesso Matteo Renzi. Nel senso che mi viene un’idea, di getto. Che prende e comprende tutto: passione, sogno, entusiasmi, carità, benessere, equità sociale, condivisione. Che genera, attraverso un ampio ventaglio di buoni sentimenti, quel vertiginoso senso di piacere irresistibilmente agli altri, i quali non potranno resistere alla tentazione di restituirmi altrettanta moneta, ricoprendomi d’affetto. Enorme affetto. Sotto le forme più varie. Dall’essere abbracciato per strada, invocato sui social, persino votato nell’urna (nel remoto caso in cui dovessi presentarmi alle elezioni). È una condizione di onnipotenza intellettuale che dura il tempo di una scarica elettrica e che dunque esaurisce la sua potenza nel tempo breve di una riflessione finalmente consapevole: quell’idea ha come unico obiettivo la mia personalissima autocertificazione estetica. Nessuna vera profondità, nessun tormento interiore, nessuna reale condivisione. Solo l’effetto cinematografico di «piacere». Non negherò d’esserci caduto, in questa tentazione. Nè d’aver ottenuto, alle volte, l’effetto-ritorno di cui sopra. Ma col tempo sono riuscito a cristallizzare l’istinto killer dell’egodemagogia, l’ho immerso in formaldeide come lo squalo di Damien Hirst. Cristallizzato, lui mi sorride dalla sua teca. E io sorrido a lui.

Non so se anche voi siete Matteo Renzi. O se almeno siete tentati dall’esperienza. Fatto sta che il vero Matteo Renzi esercita pienamente le funzioni di dispensatore di buonissimi sentimenti educativi attraverso lo strumento più controverso presente sul mercato: il denaro. Dal momento in cui si mette “in testa un’idea meravigliosa”, (cit. Cesare Ragazzi), la rimodella a uso e consumo istituzionale, forse consulta Padoan per il poco che serve a trovare una sponda economica, interpella qualche luminare della comunicazione moderna che non eccepirà, e alla fine la ammanta di una parolina magica – «cultura» – sapendola dominatrice d’ogni istinto al ribasso, dunque persino quello di immaginare una mancetta di Euro 500 per ogni ragazzo che andrà a compiere i suoi primi 18 anni. Ammantandola di cultura, la social card assumerà dunque non i generici tratti di una ruffianeria maliziosamente elettorale, ma quelli ben più virtuosi di una fiera educazione al bello, all’arte in quanto tale contrapposta all’orrore di questi tempi cupi, che servirà ai nostri virgulti, frequentando cineforum, arene, musei e mostre, a crescere più consapevolmente e giudiziosamente di quanto non avessero fatto sino all’attimo prima di ricevere il mezzo Kg.

Insomma, nella strategia educativa dei nostri ragazzi il premier parte dal momento finale, dall’elargizione del “conquibus”, come si diceva una volta, per poi, a ritroso, immaginarne la crescita biglietto strappato dopo biglietto strappato, mostra dopo mostra, sino all’inevitabile consunzione del bello. Perchè anche la sete di cultura si placa e non è affatto vero che si è sempre assetati di conoscenza, spesso ci si ferma anche solo per il sacro gusto di fermarsi. E fermandosi, potrebbe anche capitare di riflettere. Riflettendoci su, si possono scegliere strade molto diverse, anche dalla radice comune. Per cui, tra malignità e malizia, questa seconda, più lieve e carezzevole, ci pare la migliore per dubitare che i sentieri educativi del presidente del Consiglio applicati ai neo-diciottenni siano esclusivamente frutto di una profondità istituzionale che porta il governo a sostenerne lo sviluppo intellettuale.

Che poi, di sviluppi intellettuali anche un po’ tossici e così poco culturali ci siamo cibati in modo esagerato in quegli anni spensierati, quando in luogo di un tomo ponderoso o di una retrospettiva ammazzacaffè, ci si infilava in un fumosissimo cinema porno circondati da una marea di vecchiardi affaticati dalla vita piena di zanzare. E poi certo, negli anni che sono venuti dopo siamo andati al recupero affannoso di quelle nostre “deviazioni” culturali, ognuno le sue, sapendone i limiti e godendone al passato. Nessuno, che fosse poi al governo, ci ha mai indicato una strada alla bellezza, al tempo lo avremmo spernacchiato e forse è un peccato se nessuno, oggi, lo farà.
Ps. Resta il fatto che con 500 euro ci si potrebbe anche sparare in un’unica soluzione una poderosa mountain bike (medio desiderio erotico di uno splendido sessantenne…)

TAG: 500 euro, bonus, diciottenni
CAT: Partiti e politici

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