Adinolfi (come sempre) provoca. Stupido lui o chi gli va dietro?

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22 Gennaio 2015

Quando scopri un trucco che funziona, non c’è ragione per smettere. Mario Adinolfi, da romano che tifa Juve, sa bene cosa sia la provocazione, e quanto essa possa tornare utile a un comunicatore.

Qualche giorno fa, parlando a Radio24, afferma l’opportunità della “sottomissione femminile”, spiegando che “la moglie sottomessa cristiana è la pietra fondante, la pietra su cui si edifica la famiglia”.

Seguono polemiche su stampa e social network, ma lui non ritratta. Anzi: “Nella tradizione biblica giudaico-cristiana – scrive su Facebook – la figura femminile ha questo ruolo decisivo, fondante appunto come la pietra su cui tutto poggia, notoriamente la donna è perno”.

Niente di nuovo. In passato, nel 2011, l’attuale direttore de La Croce, aveva fatto infuriare i gay dando del “frocetto” al direttore di Chi Alfonso Signorini, riuscendo così ad ottenere le sue belle 24 ore di attenzione mediatica.

E anche lì nessuna ritrattazione. In fondo come ha spiegato lui stesso sul proprio blog, gli omosessuali “sono meno dell’1 per cento della popolazione”. Trascurabili insomma. 

Pochi mesi dopo era uscito dal PD, perché nel partito allora guidato da Bersani “i cattolici più impegnati nella fede sono stati marginalizzati”.

Nel 2013, con il consueto linguaggio forbito, si era scagliato contro la popolazione della cosiddetta “Terra dei fuochi”, twittando testualmente:

“Si sono fatti devastare tacendo dalla camorra che ha interrato per anni rifiuti tossici, ora fanno le manifestazioni. Che popolo di merda”

Insomma, Mario Adinolfi è un provocatore e, evidentemente, non vede il motivo per cambiare stile. Chi scrive di politica questo non può non saperlo; eppure accoglie e riporta ogni volta le sue dichiarazioni con ostentato scandalo.

La domanda, a questo punto, è: Stupido lui, o chi gli va dietro?

@carlomariamiele

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CAT: Partiti e politici

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