Caro Draghi, questa politica è scarsa. Ma non ci dica che l’ha scoperto oggi

20 Luglio 2022

La Storia, purtroppo e per fortuna, ha sempre una sapienza superiore rispetto alle comparse che la popolano, e che si sentono troppo spesso attori protagonisti. Ci sono momenti nei quali gli eventi prendono una velocità superiore a quella che le mani degli umani, anche le più abili, possono governare. E questo è sicuramente uno di quei momenti. Un incidente parlamentare potenzialmente piccolo, o comunque contenibile, come quello sul termovalorizzatore di Roma che ha fatto saltare i nervi al Movimento 5 Stelle, ha provocato una slavina che ricorda il battito della farfalla che scatena uragani in altri continenti. La dura reazione di Draghi – che in passato era stata meno duro, su altri dossier e con altri alleati di governo – ha diffuso nelle aule del parlamento e nelle segreterie dei partiti l’odore del sangue, soprattutto dalle parti del centrodestra. Salvini e Berlusconi, ormai accerchiati dai sondaggi e dalle faccette di Giorgia Meloni, e rosi al proprio interno dall’ala governista che è fin troppo facile tacciare di attaccamento alla poltrona, hanno iniziato a vedere uno scenario ragionevolmente favorevole. Votare presto, a seguito di una crisi comunque scatenata da Conte e non dalla destra, e conquistare una marea di collegi. Con un Movimento 5 stelle azzopato da solo, con un Pd sotto pressione per un’alleanza sempre più malferma, e con la speranza che perfino per quel che resta di Forza Italia ci sia vita nel prossimo parlamento. Una speranza che nemmeno il più ottimista dei forzisti, cioè per definizione Silvio Berlusconi, avrebbe potuto coltivare solo qualche mese fa. Andrà così? Lo vedremo. Quel che sappiamo già, però, è che poteva anche andare diversamente, perfino vincendo il cinico egoismo di chi invece oggi ha deciso di andare fino in fondo, lasciando di fatto il solo Pd nella parte – solita – del partito responsabile, e che fa ormai della responsabilità l’unico tratto identitario riconoscibile.

Già, perchè il cupio dissolvi che ha trascinato nel crollo la legislatura più strampalata della storia della Repubblica avrebbe comunque potuto essere meglio contenuto. Perchè, se riguardiamo il film seguendo Mario Draghi con un’inquadratura stretta, scopriremo che diversi passagi e diversi movimenti hanno agevolato lo scenario che porta a elezioni a inizio autunno, l’esercizio provvisorio, i fondi del PNRR a rischio, e tutto il resto. Molte mosse del presidente del Consiglio hanno agevolato quello che tutti gli analisti valutano come un incubo, anzichè neutralizzarlo. Della scelta di infilare il voto sull’inceneritore di Roma in un decreto che trattava altro abbiamo detto. Della scelta di dire, come ha fatto Draghi, che non si poteva concepire altra maggioranza che non fosse quelle che sosteneva il governo dall’inizio, qualcosa invece resta da dire. Perchè serviva dire che se non ci sono i 5 Stelle non si poteva più governare, dal momento che – lo dice il parlamento, non i sondaggi – il Movimento 5 Stelle del 2018 semplicemente non esiste più? E ancora: era necessario arrivare in parlamento senza aver evidentemente preparato alcun tavolo di trattativa per prolungare la legislatura, almeno per i pochi mesi che ancora servivano? E perché tornare oggi, al Senato, attaccando duramente la Lega, e poi ancora il Movimento 5 Stelle, dopotutto il primo e il secondo gruppo parlamentare presenti oggi in parlamento? E infine, con un colpo di teatro, chiedere il voto sulla mozione di Casini, una mozione draghianissima e del tutto legittima e coerente dal punto di vista del senatore che l’ha presentata, ma certo meno digeribile per chi doveva votarla dopo essere stato preso – meritatamente, ma tant’è – a schiaffoni in diretta tv?

Sono domande di non facile soluzione. Chi crede alla versione di Draghi pensa che non ci fosse altro spazio per tutelare la propria dignità. Chi dubita di lui pensa che in fondo non reggesse più la compagnia di un parlamento popolato di politici inadeguati al suo standing. Resta il fatto che non potrà aver scoperto oggi, solo oggi, che questo era il legname che aveva a disposizione. E che, dopotutto, la posta in palio potessero – possano? – valere qualche sforzo e qualche sacrificio in più.

 

TAG: mario draghi
CAT: Partiti e politici

3 Commenti

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  1. evoque 2 anni fa

    Sì, certo, sta a vedere che la colpa è di Draghi. Non viene in mente all’estensore dell’articolo che Draghi – con quel curriculum – abbia semplicemente voluto servire il paese? Comunque, oggi a Sky tg economia ho sentito una battuta molto intrisa di verità: Lega e FI hanno sparato a Draghi ma la pistola fumante l’hanno messa in mano a Conte.

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  2. dino-villatico 2 anni fa

    Certo che lo sapeva. Ma c’è u limite di sopportazione. Un limite, soprattutto, di sopportazione del paese. Eppure, poi, ci si chiede se davvero tutto il paese ha capito ciò che sta accadendo. I commenti cidi, rancoroso su una frase infelice di Concita De Gregorio fa pensare che no, che il paese non capisce. Ci si attacca ai particolari e si perde di vista il quadro generale. Rinascono rivalità e scontri. Insomma, temo che, a meno di una svolta imprevedibile, lo stagno diventerà una palude in cui il paese affonderà senza margini di riuscire a salvarsi.

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  3. dino-villatico 2 anni fa

    “cidi, rancoroso” è scritto nel secondo rigo del mio commento. Refuso per “acidi, rancorosi”. Me ne scuso.

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