Quando sono nati i Cinque Stelle, ormai un po’ di anni fa, ognuno ha fatto i conti con un nuovo compagno di viaggio. Un compagno di viaggio che non aveva una storia e questa era la vera, grande, eccitazione. Quando conosci una ragazza e non sai assolutamente nulla di lei – nulla del suo passato, del suo presente, nulla delle sue amicizie, né tanto meno di una possibile famiglia – quell’elemento misterioso è un moltiplicatore di interesse. Cerchi di capire, scrutare nella profondità dell’animo, cerchi un po’ di verità nella rete con quelle poche briciole di informazione che sei riuscito faticosamente a raccogliere. Se neppure la Rete, ultimo baluardo di conoscenza, ti restituisce una lama di luce, a quel punto te la fai bastare così.
Non avere una storia (passata) diventa l’unico codice di appartenenza, una fascinazione coatta da cui non riuscirai più a staccarti. Avrai rinunciato definitivamente a sapere, abbracciando il suo mistero e considerandolo ormai parte di te. Non ricondurrai più niente all’ordine logico degli eventi, dei sentimenti, dei rapporti sociali. A quel punto le sue azioni diverranno un nuovo ordine logico, il «suo» ordine logico, naturalmente distante, se non opposto, al più convenzionale ordine degli umani che ritroveresti abitualmente in una carrozza delle metropolitana mentre vanno al lavoro. I tuoi comportamenti, che avrai mutuato dai suoi ragionamenti, non avranno più alcuna aderenza con le persone che conoscevi prima di conoscere lei, con le quali si scaverà un fossato di incomunicabilità del tutto incolmabile. Gli amici ti considereranno ormai perso per la società corrente, diranno davanti a un buon bicchiere di rosso: è fuori di testa per colpa di quella lì.
È questa, oggi, la condizione di un sostenitore dei Cinque Stelle agli occhi di un osservatore esterno, al quale non fa difetto un minimo senso della realtà. Ma proprio minimo, eh. Un osservatore-cittadino neppure particolarmente appassionato di politica, ma semplicemente un uomo tranquillo che valuta sulla base del buon senso comune, delle cose che gli sembrano logiche, ispirate alla ragionevolezza, che ha buoni rapporti con il prossimo, che non butta cartacce a terra, che fa persino la differenziata, che saluta i condomini sul suo stesso pianerottolo, che magari azzarda l’acquisto di un quotidiano, che si permette un cinemino ogni due settimane, che la domenica guarda le partite, che non si fa seghe infinite su Facebook, che non ama chi alza sempre la voce, che ha pena per i bulli, e tantissime altre cose assolutamente normali. Ma a un tipo così normale, banale, tranquillo, magari anche noiosissimo, come si possono spiegare le cose da fuori di zucca dei Cinque Stelle nella speranza che un giorno neppure troppo lontano le possa considerare pittoresche divagazioni ad opera di ragazzacci impenitenti? Come la deve prendere quella storia della Casaleggio & Associati (intanto si chiederà: ma cosa cazzo è questa Casaleggio & Associati che dirige ‘sti ragazzi da un ufficio di Milano) che mette nero su bianco con tanto di contratto che se scarti dal seminato politico gli devi cacciare 150mila zucche sull’unghia? E poi quell’altra roba dei sondaggi web che votano i quattro gatti in croce con cui si decide qualunque cosa, ma proprio qualunque, dal presidente della Repubblica all’immortalità dell’anima. Per arrivare poi alle polizze.
Ammetterete che questa storia delle polizze nominali, dove i nominati non sanno una mazza delle medesime, supera ampiamente la barriera del suono. E chissenefrega se non ci sono rilievi penali, come fossero quelli a interessare il pendolare di Ferrovie Nord che tutte le mattine deve smazzarsi quelle carrozze indecorose che miracolosamente lo porteranno a destino. Quel pendolare – leggendo la storia di Romeo&Virginia – tornerà a casa scuotendo il testone già provato dalle pene giornaliere. Farà la trita battuta a cui ha diritto (“Mai che mi intestino una polizza a mia insaputa”), poi chino sulla minestra sibilerà alla moglie: «Elvira, ma hai letto? Questi sono fuori di testa». Qualcuno ne vorrà fare, di questa storiaccia, una moralina politica. Per dire che questi sono meglio di quelli, per esempio che il Partito Democratico in termini di pura democrazia è meglio dei Cinque Stelle, che la sinistra è meglio del qualunquismo un tanto al chilo, che ve lo avevamo detto, che Grillo e Casaleggio sono ducetti pericolosi, che Marra, che Romeo, che la Raggi, eccetera, eccetera. Sarà meglio frenare gli entusiasmi e pensare che se dobbiamo affidarci davvero al buon senso, alla logica, alla politica fatta per i cittadini, i ragazzi del Pd hanno poco, praticamente nulla, da insegnare. Nel tempo non si sono negati – anch’essi – comportamenti da “fuori di testa”, semplicemente più riconducibili al vecchio mondo, quello più tradizionale, dai codici ampiamente riconoscibili, anche penalmente per dire. Ma non solo.
Che traduzione elettorale avrà tutta questa confusione non è neanche lontanamente immaginabile. Sono insondabili i motivi per cui milioni e milioni di elettori Cinque Stelle e milioni e milioni di elettori del Partito Democratico intignino nelle loro peggiori intenzioni. Ed è clamoroso che il partito dell’astensione non abbia ancora raggiunto un ragionevolissimo ottanta per cento di adesioni.
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Che bello vedere che non capite un cazzo… SEMPRE! :-)
Fusco è una certezza.
Forse non insisterei troppo sull’essere democratico del PD e se trova la sinistra mi avvisi che sono interessato.
Certo dei 5S si capisce di più se supponr la direzionr non a Milano ma a Washington.
E con l’80 % delle astensioni cosa si otterrebbe?? Chi governa? Che programmi? Davvero, mi dà la sua opinione? Grazie.
Pronto, Michele Fusco, è connesso?