Da Bonino al partitino. L’epopea di +Europa in versi

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22 Gennaio 2019

Dopo un anno di rivalità, distinguo e discussioni,

Forza Europa e Radicali si decisero finalmente a creare +Europa e candidarsi alle elezioni.

Mancavano pochi mesi allo scioglimento, era già tempo di Natale,

quando il Parlamento regalava al paese una nuova legge elettorale.

 

La nuova legge tuttavia

poco compatibile era con la democrazia.

La vollero fare apposta contro il rivale grillino,

che politicamente non sapevano battere e allora inventarono il congegnino.

A nulla valsero gli appelli mediatici di Bonino,

tutti presi com’erano – i democratici – a compilare il listino.

 

Nemmeno Gentiloni nulla poté fare

per restituire un briciolo di dignità alla democrazia parlamentare.

Se a quel punto la lista non si poteva presentare,

cos’altro a +Europa rimaneva da fare?

Dapprima l’idea fu di sfidare questi arroganti,

con le firme ai tavoli, i gazebo e i militanti.

 

Impossibile raggiungere il risultato e così una volta sconfitti dal freddo polare,

i movimentisti europei avrebbero adita la Corte Costituzionale.

Quale scenario ne sarebbe derivato?

Fuori dal Parlamento, ma dalla parte della Democrazia, del Diritto: insomma, dello Stato.

Fu quindi una sorpresa di quelle che li mortacci, quando improvvisa arrivò l’esenzione partitocratica di Tabacci.

 

Niente più firme, privilegio del potere assicurato,

anche per chi fuori dal potere fino a quel momento era stato.

Partì la campagna e fu per tutti una grande emozione,

vedere Emma calda e rassicurante alla grande stazione.

Tra aperitivi mondani e ospitate in tv,

di Bonino parlavano tutti quelli che piacciono come vorresti piacere tu.

 

Il 4 marzo il risultato fu piuttosto sotto le attese,

ma ci si disse in così poco tempoinsomma, quali pretese!

Dieci mesi sono passati con i gialloverdi in Parlamento,

per i rappresentanti di +Europa questo periodo è però stato un tormento.

Gliel’ha spiegata Emma in poche parole,

a questi, la differenza tra regole e concessione del signore.

 

Stupisce quindi molto e profondamente

che di democrazia in +Europa si parli raramente.

Eppure lo si è toccato con mano

il significato di quando la democrazia così ipocritamente viene meno.

Perché se +Europa non fosse stata la cosa della Bonino,

nessun Tabacci sarebbe mai venuto a darle un aiutino.

 

In Italia e in Europa, anzi nel mondo globale,

è evidente la distanza del decisore dall’utente finale.

Che sia Zuckerberg, il Fondo monetario o il Consiglio europeo,

il destino personale è deciso da chi ragiona quando va bene come un babbeo.

Il fatto è che questa è la spiegazione

per cui al competente si preferisce il coglione.

 

Salvini, Di Maio, Trump e prima di loro Obama

hanno fatto sentire la gente vicina, con un like, a portata di mano.

Quella dei populisti è solo demagogia,

ma il bisogno è vero, reale e non è Facebook la risposta: è la democrazia.

Bisogna se ne prenda atto

– dei caminetti tra Macron, Merkel e Juncker non se ne può più – è un dato di fatto.

 

I demagoghi non seminano cittadinanza, spacciano robaccia

e nonostante tutto pare che al popolo questa scempiaggine piaccia.

Dunque il modo per fermarli non è indignarsi per Salvini

o sottolineare l’ignoranza dei grillini.

E’ rendere protagoniste le persone, far venire loro voglia di mobilitazione:

fare la democrazia in Italia e in Europa non recitarla come fosse una canzone.

 

Ma di questo +Europa non ne vuole sapere:

ha il brand, ha Emma, e il talento democristiano per il potere.

E infatti in un anno non un’iniziativa che suscitasse coinvolgimento

e ora anche il congresso si rivela un nocumento.

Tessere a pacchetto, infiltrazioni sovraniste, truppe cammellate:

le peggiori pratiche della partitocrazia ecco dispiegate.

 

Il congresso degli inattesi numeroni

invece che di progetto politico parlerà quindi delle prossime elezioni.

Con l’arrivo di Calenda tuttavia,

la bandierina europea diventa una cosa scontata come l’ostia benedetta nella sagrestia.

A +Europa non rimane allora null’altro da fare

che costruire un partitino e al 4 per cento puntare.

 

Ci prova Cappato a impedire alla zattera elettorale la deriva ,

che col carburante dei cinquemila iscritti procede invece giuliva.

Ha proposto un metodo, il testimone della nonviolenza radicale,

perché +Europa sia una piattaforma di iniziativa, non una bandiera da brandire come un retorico arsenale.

E l’iniziativa che lui propone,

è radicale nel senso che non si limita a indicare il problema ma trova anche la soluzione.

 

I mezzi prefigurano i fini, vaticinava Pannella.

Non si salva né l’Europa né la democrazia attaccando Salvini e la sua Nutella.

L’Europa è degli europei, la democrazia è dei cittadini – non delle nomenclature,

ed è con le persone, è per degli obiettivi che le si può salvare dalle attuali storture.

 

N.d.A.
Il testo è liberamente tratto da una storia vera. Il titolo del poemetto è +Europa sì ma non così.

 

@kuliscioff

 

TAG: +Europa, Bonino, Calenda, Della Vedova, di maio, europa, pannella, radicali, salvini, Tabacci
CAT: Partiti e politici

2 Commenti

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  1. federico.gnech 5 anni fa

    Kuliscioff di lotta e di governo. Auguri.

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  2. kuliscioff 5 anni fa

    Grazie Federico. Da una prospettiva o dall’altra, siamo comunque dalla stessa parte della barricata. Auguri anche a te!

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