Essere Nencini

20 Settembre 2019

Non si era ancora ripreso dalla delusione di non essere rientrato al governo, magari con uno strapuntino da sottosegretario o da viceministro ai lavori pubblici (come nella scorsa legislatura), che l’ineffabile Riccardo Nencini, sistematosi per bene il classico riportino, si è messo a disposizione per contribuire una nuova entusiasmante avventura. Sarà il suo Psi, infatti, a consentire al neonato movimento di Matteo Renzi la strutturazione di un gruppo autonomo al Senato (con tutto quello che ciò comporta a livello di contributi e di posizioni istituzionali all’interno dell’organigramma di palazzo Madama).

Ma chi è Riccardo Nencini e com’è che ce lo ritroviamo sempre, simpaticamente detto, tra i piedi? Una breve biografia è necessaria questo punto, per i nostri lettori più distratti. In questo caso la Rete viene in soccorso alla nostra memoria per disegnare una piccola ma esaustiva mappa dei percorsi del nostro eroe. Leggendo la sua pagina wikipedia scopriamo infatti che Riccardo Nencini pascola tra parlamento nazionale, europeo e (in periodi di magra) consigli regionali e comunali dal 1990, che è stato segretario del PSI dal 2008 al 2018 e, che in questo decennio, è stato capace di portare il suo drappello di aficionados dall’accordo con Sel alle europee del 2009 (che non elegge nessun europarlamentare) a soluzioni sempre diverse, ma coerenti con l’obiettivo primario della linea politica nenciniana: essere eletti per sopravvivere.

Così si spiega che nel 2010 che il Psi si candidi a macchia di leopardo, un po’ con Sel, un po’ da solo, un po’ con candidati interni alle liste del Pd. In questo modo raggranella 14 consiglieri regionali in giro per l’Italia (di cui la metà eletti grazie all’entrismo nelle liste di Sel). Alle elezioni regionali in Molise del 2011 il partito elegge un consigliere regionale, all’interno della coalizione di centrosinistra. Nel 2013 si cambia ancora e ci si candida dentro le liste del PD. Obiettivo elezione raggiunto, partecipazione al gruppo misto pure, addirittura ci scappa, col primo governo Renzi, un bel viceministero alle infrastrutture e trasporti (confermato anche da Gentiloni).

Ma Nencini non è solo uomo di governo. E’ anche (e soprattutto) leader di partito. E il suo obiettivo è quello di massimizare i profitti (politici, si intende). Per questo, nel corso della legislatura, intesse dialoghi con più realtà politiche di quella che una volta veniva definita l’area laica. Si fa tutti i congressi dei partiti minori (esistenti e non in parlamento), offrendo a ognuno di loro una sponda per possibili accordi futuri. Viene avvistato persino nell’assemblea fondativa di un soggetto politico da tempo sparito dai radar della politica italiana come la Marianna (promossa dall’ex segretario radicale Giovanni Negri). Dopo un dialogo con +Europa che dura il tempo di una photo opportunity con la Bonino, rifirma un accordo politico col PD e nel 2018 è tra i pochi che salva la cadrega nella debacle firmata da Renzi. Viene candidato dalla coalizione di centro-sinistra nel collegio uninominale di Arezzo e viene eletto senatore con 100.000 voti contro i 97.000 della candidata leghista. La sua lista (non PSI, ma Insieme, lista che federa il PSI, i Verdi e i prodiani di Area Civica a sostegno del PD) raccoglie circa lo 0,5%. Grazie a questo successo viene eletto vicepresidente del gruppo misto al Senato.

Infine le europee di quest’anno. Dopo un abboccamento con gli eredi di Marco Pannella del Partito Radicale Transnazionale (con tanto di documento unitario per formare una lista) ed un iniziale tentativo di formare una lista unica con il Partito Democratico ed Articolo Uno (in nome della comune affiliazione al Partito del Socialismo Europeo), il PSI (dopo un cambio in corsa di segreteria con Nencini non ricandidato ma kingmaker) decide di formare una lista comune con +Europa ed Italia in Comune. Alle elezioni europee, la lista ottiene il 3,11%, non riuscendo a superare la soglia di sbarramento fissata al 4% e non ottenendo alcun europarlamentare.

Una carriera costellata di successi politici, insomma. Ed è grazie a questo vero e proprio eroe dei nostri tempi che Matteo Renzi riuscirà a formare un gruppo al Senato. Il gruppo si chiamerà infatti Italia Viva – Partito Socialista Italiano. E Riccardo Nencini, sistemandosi il riporto, sorride soddisfatto. Anche questa volta ce l’ha fatta. In futuro scopriremo con quale guadagno. Politico, s’intende.

 

TAG: Bonino. +Europa, Matteo Renzi, Pd, politica, Psi
CAT: Partiti e politici

3 Commenti

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  1. vincesko 5 anni fa

    Bravo! Anche io seguo con un po’ più di attenzione il percorso politico del sedicente socialista Riccardo Nencini da quando votò l’abolizione dell’IMU sulla casa principale, anche ai ricchi e ai benestanti, che, pochi sanno, pagano i 2/3 di tale imposta (2,7 mld su 4). Le c.d. case di lusso, sempre sbandierate dagli abolizionisti come esempio di equità, in una prima versione della legge anch’esse esenti nel caso di Renzi!, erano appena 74.430 su un totale di 34.435.196, che causò un buco di bilancio coperto dalla fiscalità generale e quindi anche dagli affittuari a basso reddito. Esempio preclaro di come dare ai ricchi togliendo ai poveri, in barba al principio contenuto nell’art. 53 della Costituzione. Una vergogna per un sedicente socialista.

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  2. vincesko 5 anni fa

    ERRATA CORRIGE: Bravo! Anche io seguo con un po’ più di attenzione il percorso politico del sedicente socialista Riccardo Nencini da quando votò l’abolizione dell’IMU sulla casa principale, anche ai ricchi e ai benestanti, che, pochi sanno, pur essendo una netta minoranza (il gravame medio annuo fu di 225€ e l’85% pagò meno di 400€) pagano i 2/3 di tale imposta (2,7 mld su 4). Le c.d. case di lusso, sempre sbandierate dagli abolizionisti come esempio di equità, in una prima versione della legge anch’esse esenti nel caso di Renzi!, erano appena 74.430 su un totale di 34.435.196. L’abolizione causò un buco di bilancio coperto dalla fiscalità generale e quindi anche dagli affittuari a basso reddito. Esempio preclaro di come dare ai ricchi togliendo ai poveri, in barba al principio contenuto nell’art. 53 della Costituzione. Una vergogna per un sedicente socialista.

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  3. vincesko 5 anni fa

    I socialisti Formica e Martelli giustamente criticano Nencini.
    «Il sì di Nencini a Italia Viva fa litigare gli ex Psi. Formica e Martelli: “Non c’entra niente con la nostra storia”» I due esponenti attaccano il senatore che, con il simbolo Insieme, ha permesso a Renzi di costituire un gruppo autonomo in Senato. Critiche anche da Stefania Craxi che dice all’ex segretario dem: “Si scusi per le cose dette su mio padre” https://www.repubblica.it/politica/2019/09/21/news/il_si_di_nencini_a_italia_viva_fa_litigare_gli_ex_psi_formica_e_martelli_non_c_entra_niente_con_la_nostra_storia_-236604666/

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