Il voto in Austria? È questione di meme

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3 Ottobre 2017

Ora che la corazzata della Cancelliera Angela Merkel, appena ammaccata dall’esito delle ultime elezioni politiche in Germania e ormai instradata verso un orizzonte che assume sempre più i colori della bandiera giamaicana (il modello di coalizione con liberali e Verdi che sostituirà con buona probabilità la precedente Grosse Koalition con i socialdemocratici), l’Italia appare la prossima sorvegliata speciale di questa tornata elettorale europea. Soprattutto in un contesto in cui le convulsioni del Regno Unito alle prese con una Brexit per ora solo dichiarata si accompagnano alle ispirate proposte riformatrici dell’Unione Europea annunciate in pompa magna da Emmanuel Macron nel recente discorso alla Sorbona. C’è però un altro componente del gruppo di testa dell’Europa, al centro delle cronache internazionali per via delle recenti elezioni presidenziali, che si avvia alle urne: l’Austria.

Il 15 ottobre i nostri vicini al di là del Brennero dovranno infatti scegliere il prossimo Cancelliere, dopo l’ennesima legislatura condizionata dai dissidi della Grosse Koalition tra socialdemocratici e popolari e dall’ombra lunga di una destra xenofoba ed euroscettica, la FPÖ di Heinz-Christian Strache, che è stata in grado di portare il proprio candidato al secondo turno delle presidenziali, poi vinte nel sollievo generale dal Verde Van der Bellen. In testa ai sondaggi con il 33% c’è attualmente l’enfant prodige della politica austriaca, il popolare Ministro degli Esteri Sebastian Kurz (appena trentenne), a cui si contrappone il Cancelliere uscente socialdemocratico Christian Kern, ex manager di Stato a capo delle Ferrovie. La stella di Kurz brilla ormai da molti anni in Austria (divenne per la prima volta Sottosegretario a 24 anni e Ministro a 27 anni), soprattutto a seguito del suo spettacolare colpo di mano nel partito cristiano sociale, la ÖVP, inaspettatamente rivitalizzata dalla leadership del giovane viennese. L’aspetto più interessante dell’attuale campagna elettorale, segnata anche dal tema scivoloso dell’immigrazione, è però l’improvvisa sterzata su un argomento tutto sommato marginale: i meme su Kurz.

La questione è molto più seria di quanto sembri e ha monopolizzato non a caso il dibattito tra i leader di partito di domenica scorsa. Come ricostruito con la consueta maestria da BuzzFeed, il focus della discussione si è improvvisamente spostato su un aspetto tutto sommato marginale, come le dissacratorie pagine Facebook che ridicolizzano Sebastian Kurz. Secondo il settimanale Profil, a tenere le file della campagna diffamatoria ai danni del giovane candidato Cancelliere sarebbero rappresentanti dello stesso Partito socialdemocratico attualmente al governo con i popolari. Parliamo di una pagina che si intitola “La verità su Sebastian Kurz”, che ha raccolto i “mi piace” di oltre 16.000 utenti e che è infarcita di caricature e fotomontaggi del Ministro, accusato di essere una marionetta e una brutta copia dell’estrema destra, nonché un alfiere della “cultura dell’accoglienza” nei confronti dei migranti già rinfacciata alla Cancelliera Merkel. Ad animare la pagina sarebbe stato un consulente elettorale dei socialdemocratici, Tal Silberstein, peraltro arrestato in Israele lo scorso agosto per riciclaggio. La notizia, come prevedibile, ha messo in serio imbarazzo il Cancelliere Kern, al quale viene imputata l’incapacità di vigilare sulle tecniche elettorali di dubbia moralità messe in piedi dal suo stesso partito per ostacolare la corsa di Kurz alla Cancelleria. Già lo scorso 5 settembre, il quotidiano liberale Der Standard aveva denunciato il proliferare di “fake news” sul candidato dei Popolari, che rimbalzavano sui social media amplificate da pagine e account riconducibili all’estrema destra. L’accusa principale? Quella di essere una creatura dell’investitore statunitense George Soros, tra i maggiori finanziatori dello European Council on Foreign Relations a cui appartiene il giovane titolare degli Esteri (così come molti altri politici europei). Il quotidiano conservatore Die Presse ha inoltre confermato questa sera che la campagna denigratoria ai danni di Kurz, prontamente negata da Kern, è continuata anche dopo l’arresto di Silberstein.  È di queste ore la notizia che un altro consulente elettorale di alto livello avrebbe infatti portato avanti una sorta di “campagna elettorale parallela”, non si sa ancora con quali fondi. La difesa d’ufficio e l’immediata presa di distanza del Cancelliere rischiano dunque di apparire insufficienti all’elettorato e di aumentare, paradossalmente, la forbice che lo separa dallo sfidante popolare.

Così come è accaduto con le contestassime mail della candidata democratica alle presidenziali USA Hillary Clinton o con gli attacchi hacker ad Emmanuel Macron, il web si conferma arena politica imprescindibile, in cui il confine tra campagna elettorale e propaganda appare spesso labile o, a tratti, quasi invisibile. Quel che è certo è che il viennese con le orecchie a sventola, che si è fatto strada nel contesto ostile della capitale a maggioranza socialdemocratica, punta alla Ballhausplatz (sede della Cancelleria) con il mix dirompente di intraprendenza e calcolo che gli hanno permesso di bruciare le tappe nell’ingessato panorama politico austriaco. In uno degli spot più rappresentativi della sua campagna elettorale, Kurz viene ripreso dalla telecamera mentre scala di notte in solitaria. La sua voce fuori campo ammonisce lo spettatore affermando che la politica è soprattutto ricerca della direzione giusta, anche se spesso la via non è la più facile da percorrere.

Non sarà certo qualche meme di dubbio gusto ad intralciare il suo cammino verso la vetta della politica austriaca.

 

TAG: elezioni, europa
CAT: Partiti e politici

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